sabato 22 novembre 2014

Manifestazione dei sordi e dei sordociechi italiani a favore della Lingua dei Segni Italiana con riconoscimento legislativo dello Stato

Cinquemila mani in piazza per la Lis: "L'Italia e' la pecora nera". Manifestazione nazionale promossa dell'Ente nazionale sordi a Roma per chiedere il riconoscimento della Lingua italiana dei segni: delegazioni da tutte le regioni. La legge è ferma in Parlamento. Petrucci: "Come noi solo Malta e Lussemburgo"


Sono almeno cinquemila, secondo gli organizzatori, i partecipanti alla manifestazione nazionale di oggi a Roma per il riconoscimento della Lingua italiana dei segni, promossa dall'Ente nazionale sordi. L'assembramento in piazza della Repubblica stupisce i passanti per il silenzio, mentre i venditori ambulanti capiscono ben presto che i fischietti non riscuotono grande successo fra i manifestanti.

"Ci sono rappresentanze da tutte le regioni e da quasi tutte le province - spiega Costanzo Del Vecchio, segretario nazionale dell'Ens - a chiedere il riconoscimento dei diritti di tutte le persone sorde, sordo-cieche e con disabilità uditiva più o meno grave e l'approvazione della nostra proposta di legge presentata nel 2013, che mira all'abbattimento di ogni barriera di comunicazione affermando innanzitutto la libertà di scelta nella modalità di comunicazione e accesso alle informazioni". Ciò significa, spiega, sia la tutela e la cura sanitaria per chi preferisce l'impianto cocleare, il metodo oralista, sia il riconoscimento della Lis e della Lis tattile.

La manifestazione di oggi è il proseguimento di un percorso di mobilitazione che va avanti da tempo, con presidi davanti al Parlamento e lo sciopero della fame intrapreso da presidente Giuseppe Petrucci lo scorso 11 novembre. "La convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è stata ratificata dall'Italia nel 2009 - dichiara il presidente - ma il testo della legge non è ancora stato esaminato neanche dalle Commissioni".

"Solo Italia, Malta e Lussemburgo non hanno ancora riconosciuto la propria lingua dei segni, mentre negli altri paesi europei si sono dotati di strumenti di legge e di inclusione che vanno dal diritto a un interprete ai cartoni animati sottotitolati - commenta l'europarlamentare belga Helga Stevens, venuta a sostenere la manifestazione insieme ai rappresentanti di diverse associazioni -. In Belgio abbiamo una lingua dei segni fiamminga e una francese, in perfetto bilinguismo". Il corteo si snoda lungo la città, per raggiungere piazza Santi Apostoli. Cori di mani in guanti bianchi scandiscono gli slogan, mentre gli interpreti di fronte a ogni testa dei gruppi traducono ciò che viene detto con il megafono. Elena Filicori da Redattore Sociale



"Basta chiacchiere, è tempo di riconoscere la Lis". Gli echi della piazza romana

“Basta chiacchiere, lo Stato deve riconoscere la Lingua dei segni italiana”. Giuseppe Petrucci, presidente dell'Ente nazionale sordi, accende piazza Santi Apostoli dove si conclude il corteo organizzato oggi. I partecipanti da ogni regione d'Italia sono più del previsto, 6 mila diranno alla fine, e la piazza non sembra sufficiente a contenerli tutti. Interpreti in Lis ripetono alle file più indietro ciò che non si può vedere sul palco.

“La Lis è la nostra lingua madre, e non possono negarci il diritto di utilizzarla. La Convenzione Onu del 2006, ratificata dall'Italia nel 2009, riconosce che sia una vera lingua – continua Petrucci -. Perché tutto il resto sì e la Lis no? Le leggi esistenti non sono sufficienti. Il disegno di legge che abbiamo proposto può essere modificato, ma aspettano solo le nostre divisioni interne per non riconoscerci, e invece qui siamo tanti, uniti”.

Ogni battuta è accolta dal pubblico con il movimento delle mani in guanti bianchi. Il presidente racconta del presidio davanti a Montecitorio, da dieci giorni è in sciopero della fame. Riferisce di aver ricevuto la visita della vicepresidente della Camera, Silvia Costa, e che tutti i parlamentari incontrati si sono detti d'accordo sulla proposta di legge, che però resta ferma ancora nelle Commissioni. “Non ci possono dire 'lo faremo', staremo in presidio e manifesteremo in tutto il Paese finché questa mamma Italia non avrà partorito la legge. È nostra la sofferenza di ogni giorno, non poter andare a vedere un film al cinema, avere difficoltà a comunicare con qualunque sportello istituzionale. E siamo noi a dover scegliere in che modo comunicare”.


Roberto Romeo, della Fand (Federazione delle associazioni nazionali delle persone con disabilità) gli fa eco, chiedendo di passare dalle parole ai fatti, e testimoniando la vicinanza di tutte le associazioni che rappresenta in questa battaglia: “Non è una questione di dibattito fra diverse modalità di espressione – spiega -, siamo tutti uniti per il riconoscimento di questa lingua, come detta l'Onu. La proposta di legge afferma innanzitutto la libertà di scelta delle persone sorde e delle loro famiglie nelle modalità di comunicazione, di cui la Lis è una delle possibilità”.

Humberto Insolera, dell'Eud (Unione europea dei sordi), mette a confronto le diverse esperienze del continente: solo Italia, Lussemburgo e Malta non hanno riconosciuto la propria lingua dei segni, mentre in Finlandia l'interpretariato è usato sia nelle scuole che in tutti gli sportelli pubblici. Racconta che in Norvegia una persona sorda accusata di un grave reato, che non poteva difendersi perché aveva un braccio rotto, fu risarcita dallo Stato. “Abbiamo il sogno di un lavoro a pari opportunità, e di un sistema educativo pienamente accessibile”. L'ex ministro Guidi sottolinea che il diritto più importante è quello al riconoscimento della propria stessa lingua, e come avviene per chi arriva da molto lontano, così deve essere per chi usa il sistema dei segni.
Qualche speranza, infine, dagli enti locali: il comune di Viterbo ha approvato sul proprio territorio la Lis, e ha stanziato fondi per il suo utilizzo, mente Sveva Belviso, consigliera di Roma, promette di portare in consiglio comunale una delibera per l'abbattimento delle barriere di comunicazione nella capitale.
Fonte: Redattore sociale il 20 novembre 2014





Persone sorde e diritto alla parola.  

L’Associazione FIADDA da oltre quaranta anni sostiene e promuove l’inclusione sociale di bambini ed adulti sordi, favorendo di conseguenza la diffusione delle pratiche abilitative con ricadute spesso eccellenti nella scuola.

L’Italia infatti detiene il primato nell’abolizione dell’obbligo delle scuole speciali per alunni sordi, cosa che accade ancora oggi perfino in alcuni paesi europei. Le persone sorde hanno diritto alla parola e lo Stato deve garantire a tutti i bambini con sordità preverbale l’iter diagnostico precoce ed abilitativo per consentire agevolmente l’acquisizione di adeguata competenza verbale.

L'Associazione assiste con sconcerto al clima di confusione che si è instaurato ed ai tanti pregiudizi che vanno diffondendosi ormai da tempo ed invoca con umiltà ma determinazione che si faccia chiarezza e che si diffondano informazioni idonee sulla questione.

Molti cantanti, attori, personaggi dello spettacolo e della televisione e perfino qualche scrittore famoso, oggi partecipano ad una apparente gara di buonismo che ritengono erroneamente a favore delle persone sorde. Se ne apprezza la sensibilità, tuttavia non conoscendo a fondo la materia, o volutamente ignorandola, tale comportamento si ferma alla superficie e risulta dannoso. Si partecipa al coro di quanti richiedono il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato della cosiddetta lingua italiana dei segni Lis quale lingua di una minoranza linguistica e culturale costituita dai “Sordi”, senza considerare se tutte le persone sorde condividano questa richiesta o se si stia attuando nei loro confronti un atto discriminatorio.

Anche molti politici e parlamentari, comprese alcune massime cariche istituzionali del Senato e della Camera dei Deputati, si aggiungono al coro incuranti della realtà. Ignorano che in Italia gli alunni sordi certificati in tutte le scuole superano appena la cifra di 6500 unità (mediamente meno di uno per ogni Comune), che ben oltre il 90% di essi ha entrambi i genitori udenti, che gli interventi precoci abilitativi permettono a tutti di recuperare ampiamente se non quasi totalmente la capacità percettiva uditiva. Immaginano grossolanamente che il linguaggio Lis possa assumere potenza ed espressività come qualunque altra lingua verbale. Vorrebbero ad ogni costo creare le condizioni affinché i “Sordi“ facciano comunità fra loro, magari riaprendo di nuovo, massima espressione, di anacronismo gli Istituti Speciali.

Lo strumento comunicativo Lis, va comunque garantito nei casi di effettivo bisogno e questo accade ampiamente ovunque e nulla osta a perfezionarne l’uso, ma non si dica che è la lingua delle persone sorde di lingua italiana e si preservi la Scuola e le Università da ogni tentativo retrogrado di istituzionalizzazione, pericolo già in atto in diverse realtà territoriali.

La FIADDA è orgogliosa dell’Italia, della sua scuola e non ritiene nessuna delle Proposte di Legge depositate in Parlamento sul riconoscimento Lis praticabile, in quanto strutturate a danno delle persone sorde e forse a vantaggio di altre categorie di professioni.
Antonio Cotura. Fonte: fiadda.it




Rivedere la modifica del ddl sul riconoscimento della LIS (n.1151)

L’ANSB (Associazione Nazionale Sordità Senza Barriere) scrive al Senato per chiedere la modifica del ddl sul riconoscimento della LIS (n.1151). “Non bisogna escludere chi quotidianamente lotta per essere incluso.” E’ questo l’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Nazionale Sordità Senza Barriere, Vincenzo De Stefano, che ha inviato una lettera alla Commissioni Affari del Senato per chiedere la modifica del testo del ddl n.1151 sul riconoscimento della LIS (Lingua Italiana dei Segni). La motivazione? Secondo De Stefano, da un’attenta lettura della proposta di legge in discussione a Palazzo Madama, “al punto 4 dell’articolo 5 si evidenzia come ancora oggi l’ENS (Ente Nazionale Sordi) venga considerata l’unica associazione rappresentativa dei sordi dallo Stato italiano per effetto della legge 21 agosto 1950 n. 698.”

“Questa condizione pone tutte le altre associazioni che si propongono di rappresentare, tutelare e difendere i diritti delle persone sorde, in secondo piano privandole della possibilità di potersi esprimere e/o collaborare per il bene di tutte le persone con disabilità uditiva – denuncia il presidente dell’Associazione – In tale contesto l’ANSB giudica positivo il riconoscimento della LIS come non solo uno strumento per abbattere le barriere di comunicazione ma anche una lingua a tutti gli effetti e può essere utilizzata da tutti senza eccezione alcuna.”

“Lo Stato – prosegue De Stefano – dovrebbe quindi favorirne la diffusione come avviene per tutte le altre lingue facoltative e formare professionisti qualificati consigliandosi con le associazioni che per statuto promuovono e diffondono la LIS. Di contro, l’ENS non può essere considerata l’unica associazione oggi per interloquire con le istituzioni perché il disabile uditivo oggi affronta il suo handicap diversamente rispetto a 50 anni fa, ha mutate esigenze e soprattutto non dev’essere considerato ancora SORDOMUTO, termine che troppo spesso viene utilizzato sia dall’ENS che dalle Istituzioni.”
Fonte: appuntinews.it


A Roma in difesa della Lis, anche la Stevens, seconda europarlamentare sorda nella storia dell’unione
Helga Stevens (foto), 46 anni, avvocato e politico belga, dopo l’ungherese Adam Kosa, eletto nel 2009 e riconfermato nel 2014, è la seconda europarlamentare espressa dalla comunità sorda nella storia dell’Unione Europea. Fa parte del Partito Popolare Europeo. Rappresenta il segno della consapevolezza culturale di una parte del nostro continente, capace di esprimere all’interno della propria rappresentanza il valore aggiunto di questa minoranza, testimoniato nel nostro Paese da quel meraviglioso strumento di comunicazione che è la Lis, la lingua dei segni italiana.

Proprio a difesa di quest’ultima, Helga Stevens era ieri (20 novembre n.d.r.) a Roma, a manifestare insieme ad altri 6 mila sordi italiani per il riconoscimento di una lingua che solo Italia, Malta e Lussemburgo ancora non hanno adottato, segnale di un’arretratezza sul piano della civiltà, che colloca la nostra penisola tra i fanalini di coda in quanto a tutela della propria comunità sorda. Per tutta la durata del corteo, la Stevens ha camminato a fianco del presidente nazionale dell’Ens, Giuseppe Petrucci. Per il Governo italiano, nel 2014, la lingua dei segni italiana ancora non esiste, con disagi enormi nella vita di tutti i giorni per i sordi costretti ad usufruire di servizi pubblici non adeguati a comunicare con loro.

Anziché fare passi avanti, si consumano quotidianamente passi indietro, stando alle denunce che le associazioni di tutela dei cittadini hanno recentemente depositato in relazione alla mancanza di sottotitolazione per molte dirette sui canali storici della Rai e alla mancanza di sottotitoli nei nuovi canali digitali, una condizione che non risparmia i più piccoli, perché riguarda anche i canali Rai Yoyo e Rai Gulp.

Continuiamo a seguire questa protesta attraverso la presenza a Roma di una forte comunità sorda siracusana, partita per l’occasione, ivi compresa Nella Scirpo, che nello scorso 2013 si candidò coraggiosamente alle amministrative siracusane, raccogliendo oltre un centinaio di preferenze per il Consiglio comunale. 

Michele Mangiafico. Fonte: zeronove.tv





PER SAPERE DI PIU'
Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità
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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini