martedì 4 novembre 2014

Integrazione con la lingua dei segni.

«Tutti, sicuramente i senesi da 60 anni in su, ricordano quegli anni in cui tanti bambini sordi vivevano e studiavano a Siena. Grazie al Pendola. Una tradizione e ricchezza che la città non poteva disperdere». Sulle orme dello storico istituto si muove oggi, con passi naturalmente diversi ma sempre sulla strada culturale ed educativa, la Fondazione Mason Perkins Deafness Fund.

La onlus, nata a Roma nel 1985 per favorire il benessere, la formazione, lo sviluppo del potenziale dei bambini sordi, dal 2010 ha sede a Siena e presidente è Miriam Grottanelli de Santi, nostra guida sulla difficile e sensibile via dell'integrazione culturale. Perché qui a Siena e da qui verso il mondo, il percorso prosegue sempre sulla direttrice educativa: da una parte la formazione di interpreti di lingua dei segni italiana (Lis) e dall'altra la produzione di materiale educativo, testi e strumenti, per lo studio ad uso di bambini sordi.

Con un obiettivo legale, a distanza, ambizioso quanto importante: il riconoscimento della Lis come lingua vera e propria, insieme alla sua diffusione, essenziale per la conoscenza della cultura sorda. E come la Fondazione Mason Perkins ha aperto la difficile e lunga strada dei primi corsi per interpreti della lingua dei segni, oggi è una sua costola, la Siena School - ente privato di formazione a 360° per stranieri - a promuovere in estate (nel mese di luglio) un corso di cultura sorda italiana per studenti americani e contemporaneamente un altro di cultura sorda americana per studenti italiani.

 «INEVITABILE che i due gruppi si incontrino e stabiliscano una comunicazione, come inevitabile è la sinergia fra Fondazione e Siena School», precisa Miriam Grottanelli, presidente dell'una e direttrice dell'altra. Sulla medesima strada educativa si viene dunque a sapere che la lingua dei segni non è universale, né internazionale. «La lingua nasce ovunque ci sia una comunità di sordi dice Miriam Grottanelli , ma ogni paese ne sviluppa una sua, per cui Lis italiana e Asl americana sono tanto distanti in quanto a grammatica come a gestualità.

Il segno e il segnante - termine con cui si indica colui che parla la lingua del segno - sono strettamente legati al paese e alla sua lingua ufficiale. Curioso poi è che due persone sorde di nazionalità diversa riescono a comunicare più facilmente che due udenti di paesi diversi». Un vero e proprio viaggio, senese ma non solo, questo nella cultura sorda e nello sviluppo di un'identità personale che è direttamente legata alla capacità di comunicare. E un viaggio nazionale che parte ancora una volta da Siena, perché la Fondazione Mason Perkins Deafness Fund è realtà unica in Italia, con corsi per interpreti - «colui che crea un ponte di comunicazione con persone sorde, traducendo da Lis a italiano e viceversa» precisa la presidente - cui partecipano professionisti da tutta italia; e allo stesso modo la Siena school si muove nel suo ambito diffondendo la conoscenza della lingua dei segni. E così sono nate le più recenti iniziative.

A partire dalla realizzazione di strumenti educativi specializzati: nel 2013 il progetto «InSegnare le favole», workshop in tre tappe, fra Siena, Napoli e Messina, volto a raccogliere e tradurre in formato video le favole classiche per bambini sordi, che ha dato come risultato poi la produzione di video-favole in Lis, fra cui quello della Sirenetta. E sulla scia di questo progetto nel gennaio prossimo verrà pubblicato un libro-raccolta dal titolo Stella'.

In precedenza un'altra esperienza di coinvolgimento e sensibilizzazione, denominata Mangiafavole', ha visto la Fondazione supportata da 10 ristoratori locali. Infine ecco i venerdì del Pendola', un cartellone di 8 incontri, uno al mese da ottobre a maggio, con esperti e interpreti, occasioni per affrontare qualsiasi tema da un diverso punto di vista: il prossimo appuntamento il 28 novembre con Maya de Wit, ricercatrice che parlerà dello stato dell'interpretariato in lingua dei segni in Europa. E prima ancora, il 25 novembre, convegno sul tema della violenza contro le donne sorde.
Paola Tomassoni Fonte: La Nazione (4 novembre)



PER SAPERE DI PIU'

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