venerdì 19 dicembre 2014

Ai miei Fratelli Sordomuti.

Nota Introduttiva  di Renato Pigliacampo. Ho trovato, fra vecchie carte, nella mansarda della casa di mia madre, il Documento che segue. Forse lo avevo scorso decenni fa, senza avvedermi dell’importanza socioculturale che ha per noi sordi del terzo Millennio.



La tenacia di far rivivere il passato la dobbiamo a Franco Zatini, già vicepresidente nazionale dell’ENS al tempo della presidenza di Ida  Collu. Franco curava, diligentemente, i «Materiali Informativi» del  servizio documentazione non udenti della sede centrale dell’ENS. Zatini, nel Quaderno n.99 del 1998, riprende la testimonianza sconvolgente di quattro sordomuti: Gaetano Altobelli da Teano (Caserta), Francesco Micheloni (foto) da Roma, Biagio Majone da Napoli e Francesco Guerra da Napoli. I 4 sordomuti inviano anche due lettere: l’una al Ministro della Pubblica Istruzione Michele Coppino (1822-1901) a Roma, l’altra a Dionisio Cozzolino,  Prefetto di   Napoli.


Il titolo del libriccino è: MEMORIA AI MIEI FRATELLI SORDOMUTI VITTIME DEL DOTT. EDUARDO GIAMPIETRO
Gaetano Altobelli, che sembra il più sveglio dei quattro sordomuti, nel raccogliere le lettere di denuncia e preparare la stampa presso la Tipografia di Raffaele Carrozza, a S. Gregorio Armeno, n. 21, a  Napoli, edita nel 1887 che, il nostro Zatini, è riuscito a portare alla luce dalla biblioteca dell’Associazione Romana “T. Silvestri”, fra l’altro Altobelli si premura di comunicare al ministro Coppino e al Prefetto Sanseverino che  i sordomuti sono «ricoverati in Napoli nel Real Albergo dei  poveri, vittime del dottore Eduardo Giampietro». Ammette, sempre Altobelli che, insieme ad «altri compagni di sventura» ha scritto al Direttore del giornale Le Due Sicilie che «ha preso a difendere la nostra causa».

Qualcuno si chiederà ma chi sia Eduardo Giampietro. È uno dei tanti megalomani vissuti alla fine del secolo XIX e d’inizio del successivo che volevano far sentire i sordi(muti) agendo direttamente sulla carne viva del ragazzo e/o del protagonista. Altobelli scrive: «Mi ricorso che la prima volta ripugnando io con tutte le mie forze di sostenere le strazianti operazioni chirurgiche, che il Giampietro voleva sperimentare su di me poveretto, mi fece afferrare per i polsi, per le gambe e per la testa da ben tre persone, e stando io così inchiodato su  di un letto, mi introdusse una sonda per le nari facendola uscire dalle orecchie,  e poi con siringhe anche per le nari introduceva dell’acqua  medicinale che era pizzicante. Io meschinello, che stando lungi dati miei, ero proprio in balia di lui  (…)

Altobelli continua a denunciare il sadico (perché non è tale?) Giampietro: «… per mesi a subire quei martirii…. »; «… inoltre nella regione posteriore degli orecchi il Giampietro mi ungeva con i farmaci, i quali mi producevano indicibile bruciore, anzi delle decortica ture sotto gli orecchi.» Confessa Altobelli che una volta con «inutili manovre aveva martoriato il suo orecchio»,  e alla domanda  se  aveva udito l’orologio rispose di sì ma che, invero, «accortosi di essere stato burlato monta in furia e mi dà un solenne schiaffo facendomi uscire il sangue dal naso.»

Leggendo queste lettere testimonianti un periodo storico ci induce a riflettere anche la vita d’oggi dei sordi o degli ipoacusici nelle strutture scolastiche residenziali della pubblica scuola, della  cultura, dell’attività sportiva e del tempo libero.

Altobelli continua, con accanimento, a denunciare Eduardo Giampietro, il suo aguzzino: «Mi auguro che tutti i vari e prudenti genitori, che abbiano avuta la grave sventura di avere un figlio sordomuto non vorranno affidarlo alle empie cure dei ciarlatani ed impostori, che promettono mari e monti ma sempre con grave detrimento degli infelici (…).»

Ma come finiscono nel 1887 de denunce dei sordomuti? Sono riportati diligentemente i commenti. Il dottor Giampietro pare che sia apprezzato da taluni «infelici clienti», come con ironia è citato nella raccolta delle lettere di protesta. Il commentatore, dato che c’è, vota il sacco e  scrive: «È innegabile che egli, il Giampietro NdR, non ha conseguito mai un diploma universitario Né di medico né di chirurgo per esercitare legalmente l’arte medica.» I suoi  titoli sono respinti tanto che l’estensore scrive ecco la «reclame immorale di questo pseudo-medico annualmente va facendo sui giornali  della libertà, a detrimento della serietà della scienza medica, della borsa, dei malati e della moralità (…) ». L’autore del testo scrive: «Il Giampietro si fa fare la reclame ed ottiene un posto creato appositamente per la ciarlataneria e le spinte.» Conclusione. I sordi (i nostri fratelli che indico del Silenzio) ci insegnano che si può vincere SE riusciremo a manifestare l’oppressione dei ciarlatani.
Renato Pigliacampo

PER SAPERE DI PIU'

Pia Casa Arcivescovile delle Sordomute di Casoria (Napoli)


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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini