giovedì 18 dicembre 2014

Lo sforzo (inutile?) dei pionieri della cultura

Conseguita nel 1970 la  maturità magistrale, dopo aver lasciato  gli studi tecnici, il Rettore dell’Istituto Superiore per sordi  “A. Magarotto”  di Padova, Dr  Vittorio Ieralla e Presidente dell’Ente Nazionale Sordi (ENS), mi volle a Roma perché – letto il curriculum scolastico sia del preside dove sostenevo gli esami di idoneità per il passaggio  alla  classe superiore (allora il famoso Magarotto non era legalmente riconosciuto né statizzato; da poco tempo  aperto alla frequenza per le classi  di scuola superiore, vale a dire per i corsi per geometri, per ragionieri e per le magistrali) e del preside prof. Lino Stimamiglio - frequentassi l’Università e dimostrassi  al Ministero della  Pubblica  Istruzione che i sordi potevano accedere ai massimi studi.

Ero titubante. Il grande presidente  dell’ENS mi stimolò offrendomi l’incarico di «assistente  di disciplina» che, in quel tempo,  aveva l’equivalenza  di educatore di oggi. Il mio stipendio era  di 80mila lire  al mese, più vitto e  alloggio, lì nell’Istituto avevo la mia  cameretta. Avevo il compito di svegliare, la  mattina,  i collegiali, seguirli sino all’inizio delle lezioni e, la  sera, ad una certa ora, controllare si andavano a  letto.     Nell’Istituto erano “assistenti di disciplina” - nel mio primo anno d’incarico -  perlopiù giovani udenti   frequentanti l’Università  « La Sapienza» di Roma.

Per la verità non era facile tenere  a bada quasi 60 studenti  per camerone. I “miei”  facevano un gran baccano, approfittando della TV col volume al massimo, insomma imperava l’anarchia! Sinceramente  li seguivo poco, impegnato come ero a riassumere,  per iscritto, brani e capitoli dei libri del programma universitario. Ciò condusse i miei colleghi a lamentarsi col direttore dell’Istituto, Gino Zorzo, che riferiva - puntuale - al Presidente dell’ENS, che soggiornava in una cameretta del mastodontico edifico, che non ero affidabile (…).

Una sera, ricordo come fosse ieri,  il direttore Zorzo si lamentò con Ieralla  più del solito dicendo che ero sempre “uccel di bosco” abbandonando i ragazzi per passare ore e ore sui libri.  Ieralla rispose serio: «Lo lasci studiare, per ora. Vedremo!»  Il vedremo era  collegato alle mie  capacità di superare  gli esami all’ateneo.  Nel primo appello della sessione estiva, in una settimana sostenni tre esami. Ieralla mi chiamò una  sera al tavolo dove cenava insieme al direttore, il capo degli assistenti e a qualche ospite che  capitava all’Istituto. «Allora, Pigliacampo, come vanno gli esami?» Senza pronunciar parola gli allungai il libretto universitario. Ieralla lo sfogliò e notò i miei Trenta,  tre Trenta di fila in una settimana.  «Bravo!» esclamò contento.  «Domani sera mi porti la fotocopia del libretto».  Così feci. Non venni mai  a sapere sotto a quali occhi autorevoli finirono i miei primi voti universitari! Ricordo solo le frasi del Presidente  dell’ENS al direttore Gino Zorzo, quella sera: «Lasci studiare questo giovane. Egli conosci l’obiettivo per cui è qui!»

Quanti sacrifici mi costavano dimostrare le potenzialità psicointellettive dei sordi!  E quando compivo questi sacrifici pensavo: “ Nei prossimi anni i sordi non dovranno dimostrare nulla, la loro inclusione all’Università sarà una routine.”

Oggi siamo nel 2014. E’ vero che molti sordi e ipoacusici frequentano le scuole superiori residenziali, avendo accanto assistenti alla comunicazione e/o docenti di sostegno o taluni l’Università.

Qui si apre una parentesi che esporremo nei prossimi interventi.
Per quanto riguarda la frequenza universitaria: oggi le Università li accolgono senza problemi ed hanno a disposizione, secondo la richiesta degli studenti frequentanti, il prendi-appunti delle lezioni, gli interpreti in LIS o labiali, in qualche Facoltà è consueta le lezioni  fondamentali sottotitolate e tante  altre opportunità didattiche.  La Riforma Falcucci con la Legge Falcucci  517/1977 è stata un’apertura molto utile per chi  amava apprendere, vincere la  sordità per mezzo del processo culturale.

La Rivoluzione c’è stata! Anche qualche sordo si è adeguato nel processo d’integrazione sociale  e culturale. Ma a comprendere questa opportunità non siamo stati in molti. Qualcuno del mio tempo è ormai in declino o in quiescenza!  I nuovi professionisti sordi della  scuola, penso agli psicologi, docenti con laurea specifica, architetti, ingegneri sono  troppi pochi.  Qualcuno auspica una legge ad hoc per le assunzioni. Non credo possa andar bene per le professioni  che implicano superare l’esame di Stato e l’iscrizione agli ordini professionali.  A mio giudizio è bene operare attraverso una corretta  scelta di sordi o ipoacusici che sono in grado di “saper fare”!  Ne conosco un buon numero in gamba. Vivono della loro professione. Ma ce ne sono altri anche che hanno ‘strappato’, come  si suole dire, il titolo di studio. La loro cultura professionale e accademica non fa loro onore rivangando vecchi pregiudizi sulla  «categoria», così per dire, sebbene io non creda alle categorie ma nelle capacità culturali e intellettive dei sordi! Declassarli in settori significa  (quasi) imporre alla comunità di maggioranza un titolo professionale  e/o culturale che può venire solo dal tenace impegno  dei protagonisti e dall’apporto di docenti ad hoc. Ormai è accertato che i sordi possono apprendere tutto (cfr  Scuola di Silenzio, Lettera ad una Ministro (e dintorni), Armando editore, Roma 2005) aprendosi in un dialogo autonomo del fare, cioè indipendenti nelle iniziative e  professioni.

Eppure qualcosa intoppa ancora il loro progresso, la loro presa di coscienza del proprio status. Qualcuno afferma che manca un processo di selezione, di confronto  fra i diversi  scibili per maturare l’indipendenza di giudizi che, oggi, sono delegati agli udenti/amici o, peggio, ad “assistenti personali”.  E’ ipotizzabile che, talune associazioni di sordi, si siano adagiate pensando che, aperte le porte delle Università,  il titolo di «dottore» ottenuto apra tutte le porte e faccia vivere  di rendita (sic!). Non credo   pensando così si migliori la  condizione del sordo o dell’ipoacusico. Non basta cioè imparare a segnare bene, far sì che la LIS sia riconosciuta dallo Stato lingua, è molto opportuno soprattutto giovarsi della conoscenza della nostra  lingua italiana affinché le parole siano letteralmente spogliare nei loro intrinseci significati, arricchirci nella lettura di giornali, riviste e soprattutto libri!

Ecco che il percorso  culturale ex-novo va proposto subito. Una generazione nuova si appresti per l’utilizzo e l’adattamento di tecnologie mediali:  è una nuova chiamata a compiere la rivoluzione culturale, lontana dalle lusinghe dei  pressappochisti e samaritani: e che il Silenzio diventi una bandiera di distinzione per  essere migliori.
Renato Pigliacampo

PER SAPERE DI PIU'



«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla) 
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini