lunedì 7 gennaio 2013

L'istruzione dei sordi sempre peggio

La mia generazione (sono della classe 48) ha studiato nelle «scuole specializzate». Ho ricevuto in mano, dapprima a Firenze e poi a Padova, la bandierina del “via” per la frequenza della scuola media, allora chiamata «scuola media unica»; poi all’Istituto di  Scuola Media e Superiore per Sordi di Padova la frequenza  sperimentale del corso per geometri. I docenti adeguavano programma e testi dall’Istituto per geometri G. Belzoni. Su quei libri studiavamo e, a giugno, sostenevamo l’esame d’idoneità alla classe superiore presso quell’istituto.

Oggi i sordi di ogni ordine e grado di scuola frequentano le scuole residenziali. Questo è dovuto alla legge 517/1977 che, appunto, stabilisce l’accoglienza dei disabili nella classe comune. Sono trascorsi trentasei anni! I sordi di oggi sono «prodotti» della scolarizzazione della Riforma Falcucci, dopo essere passati – più che dal miglioramento della didattica – in mutamenti di termini: dall’inserimento selvaggio all’integrazione dell’handicappato, dalla scolarizzazione comune all’inclusione. Il mutamento delle parole ha distinto ogni ministro dell’istruzione passato in viale Trastevere, a sedersi sulla poltrona difficile e complessa della Scuola italiana!
La scuola italiana ha sempre accolto, secondo la disposizione di legge, lo scolaro o studente sordo (o ipoacusico come si dice oggi) nella classe comune. I docenti sono stati chiamati «insegnanti di sostegno» per tutte le tipicità di disabilità. Cosicché ci vorrebbe la genialità leonardesca perché chi insegna al «disabile» possa avere tutte le competenze secondo la disabilità che gli capiterà in ogni nuovo incarico scolastico. È evidente l’assurdità, diciamo meglio: il menefreghismo dello Stato verso il reale bisogno dell’istruzione dei sordi.

La scuola per il sordo è fondamentale, è «il latte della vita» affermava il Sac.  Luigi Vischi di Modena, precettore di Giacomo Carbonieri, antesignano della psicolinguistica dei sordi  in Italia (cfr R. Pigliacampo, Il genio negato, Cantagalli, Siena 2000). Mentre le scuole specializzate erano smantellate, la metodologia e la programmazione ad hoc emarginata per puntare esclusivamente sulla logopedia e la lingua verbale come identificazione della normalità, nessuno – avrebbe dovuto essere le Università – si preoccupava di predisporre programma idonei (i famosi PEI) appositamente per i sordi.  Così costoro avevano davanti “docenti di sostegno” persino incapaci di comunicare con loro, lasciamo da parte di saper insegnare tout court la lingua italiana e tutte le altre discipline opportune per rilasciare il titolo di studio.

Si è fatto molto per sradicare la sordità con le protesi computerizzate, gli II.CC., interventi  logopedici, ma nulla o quasi per preparare docenti specializzati e, con questa affermazione, mi riferisco ad  un insegnante che sia in grado di comunicare col discente a seconda della modalità scelta dal soggetto, che potrà essere verbale, labiale o segnica.

La situazione è drammatica! L’associazione nazionale dei sordi, con più soci, incontra difficoltà per la inadeguata preparazione dei propri nuovi dirigenti. Senza adeguata istruzione di chi ricopre una carica sociale e scarsa conoscenza del welfare e dei bisogni di base, la maggior parte delega i propri compiti ai”buoni cirenei” del momento.

Bisogna rinvestire sulla Scuola specializzata, ristrutturata nel territorio, con docente che sappiano comunicare con i protagonisti, senza riprendere le decennali diatribe di accoglienza o no della «lingua dei segni»; al contrario il docente sia valutato soprattutto sulla conoscenza delle capacità di comunicazione col sordo e sui processi psicocognitivi.
  
Renato Pigliacampo
PER SAPERE DI PIU'
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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini