giovedì 25 febbraio 2021

Il Coronavirus e i sordi italiani

Covid-19: i disabili neurosensoriali denunciano solitudine e abbandono. Indagine di Inapp attraverso un sondaggio tra appartenenti a cinque associazioni di pazienti. Si teme che i disagi possano riproporsi nel caso di un ulteriore lockdown.
Isolamento, solitudine e abbandono; paura del futuro: la pandemia Covid-19 ha imposto cambiamenti radicali alla routine quotidiana di tutti , ma ha determinato un impatto particolarmente significativo sulla vita dei disabili neurosensoriali. La conferma arriva da uno studio condotto da Luciano Bubbico, otorinolaringoiatra responsabile del gruppo Prevenzione disabilità uditive e visive dell’Istituto Nazionale di Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp). L’indagine è stata condotta attraverso un sondaggio specifico online, inviato dal 1 aprile 2020 al 31 giugno 2020 tramite social media a comunità di soggetti con disabilità neurosensoriale grave accertata, appartenenti a cinque associazioni di pazienti: Lega del filo d’oro; Unione italiana ciechi; Fiadda Umbria onlus; Affrontiamo la sordità insieme e Associazione Portatori di impianto cocleare onlus. Proprio oggi, in occasione della Giornata Internazionale dei Portatori di impianto cocleare (International Cochlear Implant Day), data che coincide con il 64° anniversario dell’impianto cocleare, le associazioni stesse lanciano l’allarme sugli effetti devastanti che un nuovo lockdown potrebbe avere sulla vita dei disabili neurosensoriali.

L’obiettivo dello studio
«L’obiettivo dello studio era di comprendere meglio l’impatto della pandemia da Sars-CoV-2 sulla popolazione di disabili neurosensoriali non ricoverati in istituto, esplorando gli effetti delle misure di restrizione e distanziamento sociale sul comportamento dei partecipanti rispetto ai vari aspetti della vita quotidiana», premette Bubbico. Gli argomenti proposti affrontavano gli effetti derivanti dal lockdown sul comportamento dei partecipanti allo studio rispetto a vari ambiti tra cui : istruzione; didattica a distanza; telelavoro; riabilitazione a distanza; uso di dispositivi di protezione individuale (maschere facciali); distanziamento sociale; aspetti pratici della vita quotidiana. Sono state arruolate 166 persone con disabilità uditiva (65,6%) e visiva (34,4%). L’età media del gruppo di studio è di 37,9 anni; il 57% femmine e il 43% maschi. «Un aumento del disagio psicologico si riscontra in tutto il campione aggravato dall’isolamento, con un effetto significativo sull’incremento di disturbi del sonno (49,2%) — spiega Bubbico — . Per coloro che si affidano alla lettura delle labbra e alle espressioni facciali, l’uso della mascherina ha causato grosse difficoltà di comunicazione».

Ridotto accesso a molti servizi di supporto
«Dai nostri dati emerge inoltre un ridotto accesso a molti servizi di supporto per i disabili neurosensoriali più vulnerabili (87,5%). La richiesta di una maggiore assistenza sociale è presente nel 46,5% del campione, mentre per i disabili uditivi le mascherine trasparenti rappresentano la più frequente soluzione richiesta». Nel lungo periodo di emergenza che stiamo vivendo, le persone con disabilità neurosensoriale rappresentano una popolazione altamente fragile perché a causa del loro deficit comunicativo hanno una maggiore difficoltà ad accedere ai servizi sociosanitari.


La «scoperta» della riabilitazione a distanza
Chi deve sottoporsi a un programma di riabilitazione inoltre può trovarsi, come in effetto è accaduto, nell’impossibilità di svolgerlo. A causa dell’emergenza la riabilitazione si è interrotta per il 56,8% del campione e solo il 43,2 % dei soggetti ha potuto proseguire la terapia a distanza. L’emergenza ha messo alla prova i servizi socio sanitari rivelando anche capacità di resilienza, accelerando lo sviluppo di nuove tecnologie come la telemedicina, la teleriabilitazione, il teleconsulto e i sistemi elettronici di comunicazione. E proprio la teleriabilitazione è stata giudicata discreta da 43,4% degli intervistati. In conclusione, lo studio è l’ulteriore prova che il disagio psicologico nei disabili sensoriali è aumentato durante la pandemia e che la crisi del Covid-19 ha avuto un’influenza ampiamente negativa sui loro comportamenti.

La proposta: un centro nazionale di ricerca per un approccio nuovo
«In questi individui la pandemia, oltre ad aumentare il rischio di morbilità e mortalità, probabilmente influenzerà la qualità della vita e le relative attività quotidiane in maniera significativa, comportando difficoltà nei rapporti interpersonali, isolamento, manifestazione di stati ansiosi depressivi, e maggiore richiesta di assistenza e sostegno socio sanitario», dice l’esperto. Secondo il report, «l’istituzione di un centro nazionale di ricerca sulle disabilità neurosensoriali potrà offrire un approccio multidisciplinare al problema, implementando nuovi percorsi di inclusione socio-assistenziale, socio-educativa e socio-sanitaria, riducendo le liste di attesa ed i costi sociali e sanitari».

Ruggiero Corcella. Fonte: Corriere della Sera del 25/02/2021

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