Ma ci si era già provati… Venerdì 17 febbraio 2017, dalle ore 17 alle 19,30, si è tenuto un incontro particolare, presso la Sala Convegni della Curia Arcivescovile di Milano, in Piazza Fontana, 2, dove è stato presentato e illustrato il libro «Le mie preghiere in LIS», curato dalla psicologa Marisa Bonomi, con la collaborazione dell’illustratrice Cristina Pietta, in sintonia con docenti di Lingua dei Segni ed esperti multimediali, poiché il volume è dotato anche di un video.
L’incontro è stato organizzato dalla Fondazione Pio Istituto dei Sordi e a coordinare quell’evento + stato il Diacono Umberto Castelli, Consigliere Direttivo della stessa Fondazione, il quale all’inizio della seduta precisa che quel volume «E’ un omaggio a Monsignor Emilio Puricelli - scomparso a giugno 2016 -, che avrebbe certo gradito vederlo realizzato». Poi cede la parola alla psicologa Marisa Bonomi, curatrice del volume, la quale precisa che il libro è rivolto agli adulti “per educare anche i bambini”, e bisogna quindi che gli educatori,, per esprimersi coi bambini sordi, conoscano un minimo di segni. poiché la Lingua dei Segni Italiana, LIS, è un valido aiuto.
Monsignor Pierantonio Tremolada, vicario del Vescovo di Milano, esprime il massimo apprezzamento per quel volume, «…ed è un piacere avere collaborato con il Pio Istituto dei Sordi per presentarlo al pubblico!». E sostiene convinto che «… è bello riconoscere la LIS, e conferire alla Lingua dei Segni la nobiltà che merita!».
Suor Veronica Donatello, figlia di genitori sordi, interprete di LIS e responsabile della catechesi per le persone disabili, dice anche in segni che «… con voi sordi mi sento come a casa mia!», e presenta un video da lei stessa ripreso, dove Papa Francesco si rivolge espressamente ai sordi, e secondo lei quelle sue parole, riprodotte in sottotitoli nel filmato, e qualche esplicito segno del Santo Padre, rendono palese che «… non bisogna avere paura della diversità!» e di quel libro Suor Veronica afferma che «…è bello perché complesso, e ha bisogno di essere diffuso per farlo conoscere!». Il DVD accluso al libro contiene la traduzione in LIS del «Gloria», dell’ «Ave Maria», del «Padre nostro», dell’ «Eterno riposo», dell’«Angelo di Dio», dell’Atto penitenziale» e del «Ringraziamento per il cibo». E’ evidente, nel DVD e nel libro, l’utilità e praticità della Lingua dei Segni, e nella prefazione si precisa che «Tra le iniziative promosse dal Consiglio di Amministrazione, non poteva mancare un segno chiaro e preciso del profondo spirito religioso che nel 1854 aveva ispirato i Fondatori a istituire il “Pio Istituto dei Sordomuti poveri di campagna”.».
Il presidente della Fondazione, Daniele Donzelli, richiesto di dare un suo parere, ricorda semplicemente che «… quando, nel 1990, la scuola speciale del Pio Istituto dovette cessare la sua attività didattica, si sono intraprese da subito delle attività alternative, che continuiamo a portare all’attenzione del pubblico e delle Istituzioni».
Bella iniziativa, ma c’era già un precedente.
Sono convinto pure io, anziano sordo e studioso della storia dei sordi, che “Le mie preghiere in LIS” siano essenziali, molto carino il DVD, per fare conoscere al pubblico, e nello specifico ai fedeli cattolici, e ancora meglio ai sacerdoti, come approcciarsi con chi non ode. Ma sono rimasto sorpreso che nessuno abbia almeno ricordato che fu proprio Monsignor Emilio Puricelli, al tempo ancora Rettore del Pio Istituto dei Sordi, con il supporto della sorda Mara Domini, nel 1995 e nel 1996, a fare stampare i primi due “manuali dei principi religiosi per comunicare con i sordi, «Anch’io voglio comunicare» e «Anch’io ho bisogno di perdono» (vedi sotto). Sarebbe utile fare questa comunicazione, poiché nella sala convegni della Curia si è ricordato più volte e con molto rispetto il compianto Monsignor Emilio Puricelli, ma si è colpevolmente omesso di prendere atto di un suo lavoro editoriale molto simile nel complesso, anche se allora mancavano i DVD, a quello presentato pubblicamente il 17 febbraio 2017 nella Sala Convegni della Curia Arcivescovile di Milano.
Marco Luè
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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
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