giovedì 28 febbraio 2013

Chi è l’assistente alla comunicazione?

L’interrogativo nasce spontaneo poiché non esiste un riferimento legislativo chiaro nel nostro Paese. La mancanza di leggi adeguate, di scuole di formazione e di informazioni specifiche comporta una matassa di pregiudizi secondo cui la figura dell’assistente alla comunicazione prevarica su quella dell’insegnante di sostegno. Ruolo e finalità che approfondiamo con un’intervista rivolta ad Antonella Masci, un’assistente alla comunicazione.

Che cosa fa l’assistente alla comunicazione?L’assistente alla comunicazione è un operatore qualificato che avvia e sostiene un rapporto comunicativo e funzionale tra studente e scuola utilizzando modalità comunicative specifiche e al contempo individuali, in attuazione del diritto all’istruzione e all’integrazione sociale delle persone con disabilità sensoriali e, nello specifico, con problemi legati alla sordità. Oltre a sostenere un rapporto comunicativo, supporta l’apprendimento scolastico e, qualora lo ritenga necessario, migliora qualitativamente la relazione tra alunno, famiglia, gruppo classe, docenti ed i servizi specialistici. Per realizzare il suo operato utilizza strategie che non sono replicabili ma che saranno stabilite contestualmente, modelli di comunicazione, strumenti e materiali ad hoc per ciascuno studente affinché gli siano accessibili tutti i contenuti didattici. Tengo a precisare inoltre, che l’assistente alla comunicazione studia e comprende a fondo la sordità, sapendo cosa vuol dire non sentire e comprendendo le varie situazioni ed i bisogni degli studenti sordi. L’intervento dell’assistente alla comunicazione avviene sostanzialmente in due ambiti: a scuola e a domicilio.

Sostituisce l’insegnante di sostegno?L’assistente alla comunicazione non sostituisce l’insegnante di sostegno, lo affianca lavorando in èquipe, collaborando attivamente e offrendo un supporto specialistico.

Fa l’assistente alla comunicazione a scuola? Se sì, quanti alunni sordi segue?Seguo attualmente tre studenti: opero sia nella scuola primaria che nella scuola superiore, oltre ad effettuare il servizio didattico extrascolastico domiciliare.
La possibilità di poter lavorare attivamente nelle aule scolastiche l’ho avuta quest’anno grazie all’ Associazione “Il sorriso di Angelo” che si è posta l’obiettivo di fornire un’assistente alla comunicazione all’interno delle scuole, ritenendola una figura importante. Ho sempre ritenuto importante l’intervento diretto a scuola, ma per una serie di ragioni burocratiche che non sto qui a raccontare, non è stata mai data la possibilità, almeno qui a L’Aquila, di poter entrare nelle aule scolastiche di ogni ordine e grado.

Utilizza la lingua dei segni italiana per comunicare con loro? Se sì/no, perché?Non con tutti i miei alunni posso comunicare con la lingua dei segni per scelta delle famiglie. Ovviamente, la lingua dei segni è un modello di comunicazione, uno strumento per poter arrivare prima alla comprensione di un concetto, di una parola. A volte, comunico utilizzando l’I.S.E. (Italiano Segnato Esatto), altre volte il metodo oralista. Il mio obiettivo, ovviamente in base allo studente che ho di fronte, è quello di mantenere il più possibile una “fedeltà linguistica”. Tutti gli studenti devono avere l’opportunità di essere stimolati e devono avere uno sviluppo culturale e lessicale che è un sussidio all’apprendimento dell’italiano.

Qual è il suo intervento in classe? Come è il suo rapporto con gli insegnanti e l’insegnante di sostegno?I miei interventi didattici in classe sono molto differenti, anche perché opero in scuole di grado differente. I miei alunni sono molto differenti tra loro nonostante abbiano lo stesso problema neurosensoriale. Mi immedesimo in loro, rispettando i tempi, costruendo un rapporto di fiducia. I miei rapporti con i team sono ottimi, soprattutto con le insegnanti di sostegno che si sono mostrate aperte nei miei confronti chiedendomi consigli e strategie da adottare.

Come viene considerata dai compagni dei ragazzini che segue?I compagni sono completamente tranquilli e sereni, mi considerano come un’insegnante di classe.

La scuola paga la sua figura?No. Come ho già anticipato, lavoro all’interno della scuola grazie all’Associazione “Il sorriso di Angelo”. La scuola ha accettato di buon grado la mia presenza, ha riconosciuto l’utilità della mia figura e di questo, sono molto contenta.

Un messaggio per coloro che leggono questa intervista.Mi auguro che nell’immediato futuro, la figura dell’assistente alla comunicazione prenda sempre più piede all’interno delle scuole: è necessario che ci sia qualcuno che tenga conto del fatto che con strategie speciali si possono ottenere soltanto risultati speciali.


PER SAPERE DI PIU'



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