KIM KI CHANG (nato a Seul nel 1913) il pittore cristiano sordo che ha tradotto visivamente le scene evangeliche per renderle più comprensibili al suo popolo.
La grande crescita della Chiesa cattolica in Corea ha portato all’attenzione dell’intera nazione la pittura di Kim Ki-chang, che nel 2013 ha avuto per la prima volta accesso al museo nazionale di Seoul con le sue opere per lo più di carattere religioso.
Kim, è un artista cristiano, morto nel 2001, assai conosciuto e stimato nel suo Paese, ma ignorato dalle autorità statali; soltanto in occasione del centenario della sua morte il ministero della Cultura gli ha dedicato una interessante retrospettiva intitolata Cristo e l’agnello sordo.
Un agnello sordo è infatti ritratto ai piedi dei Magi e vuol rappresentare l’autore di uno straordinario quadro della natività ambientata in Corea.
Kim Ki-chang ha sofferto di febbre tifoidea nel 1921, quando aveva 8 anni. A causa della malattia ha perso la sua capacità uditiva ed era mezzo muto. All'età l6 anni sua madre lo ha introdotto al mondo dell'arte.
L’arte e la fede cristiana, eredità di una famiglia devotissima, lo hanno aiutato a superare l’isolamento, ad esprimersi e ad affermarsi in una delle società meno aperte nei confronti dei disabili.
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, in piena guerra di Corea (1950-1953) con tre milioni di morti e terribile persecuzioni contro i cristiani, Kim, esentato dalla leva militare a causa della sua sordità, inizia a dipingere le scene principali della vita di Cristo.
“Aggiungendo elementi della tradizione coreana per farne capire l’universalità”, Kim, l’artista di Cristo, vuole “spiegare con le immagini” ai coreani il ruolo sociale, storico e religioso di Cristo.
Kim, che prima di morire aveva conosciuto il prodigioso sviluppo economico della Corea, mette in guardia dai pericoli dell’abbondanza e della ricchezza. “Dobbiamo reagire con una formazione cristiana più profonda e personale”, scriveva. “Siamo travolti dall’ondata delle conversioni, chiediamo al mondo cristiano l’aiuto della preghiera”.
P . Vincenzo Di Blasio Fonte: Apriti! n.1 del 2014
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