sabato 6 luglio 2019

L'inclusione è un coro a più voci: l'esperienza di Nicolas e della sua classe

Esther de Gennaro è Assistente all’Autonomia e alla Comunicazione nonché attivista per i diritti degli studenti con disabilità.

1) Com’è nata l’idea del laboratorio esperienziale in LIS “Mani InCantano”? 
L’idea è nata diversi anni fa, quando ho preso servizio come ASACOM presso l’IC "Mastromatteo-Davanzati" di Palo del Colle (Bari). Gli obiettivi principali del laboratorio sono stati quelli di sensibilizzare e abbattere le barriere comunicative tra Nicolas, i suoi compagni di classe, le insegnanti curriculari e di sostegno, le quali sin da subito si sono rese disponibili a collaborare affinché queste barriere non potessero più ostacolare l’interazione con i pari e l’inclusione. Nicolas è impiantato e non conosceva la LIS. Aveva non poche difficoltà comunicative, linguistiche e di apprendimento che gli impedivano di esprimere le proprie emozioni. La dirigente scolastica, la prof.ssa Angela Buono, che ringrazio, e i genitori hanno accolto con entusiasmo l’idea del laboratorio che ha coinvolto gli alunni della scuola primaria e successivamente i compagni di classe della scuola media inferiore. Sono stati i genitori stessi a chiedere il prosieguo del laboratorio negli anni successivi.

2) Quest’anno hai coinvolto un pianista d’eccezione, di chi si tratta? 
Sì, uno straordinario pianista che ha vinto concorsi di musica internazionale, Carlo De Liso, accompagnato da sua madre Liliana, una persona splendida, e dalle docenti di pianoforte Isabella Pugliese e Isabella Fortunato che stimo molto per la loro particolare sensibilità. Carlo è un ragazzo autistico, non mi piace usare etichette, ma in questo caso credo sia necessario affinché tutti comprendano che anche un ragazzo con diverse difficoltà possa esprimere le sue emozioni o possa avere capacità equiparabili a quelle di ragazzi “normodotati”. Credo sia importante costruire ponti e valorizzare l’impegno e le abilità di questi ragazzi. L’alunno che seguo, ad esempio, ha la passione per il violoncello. Carlo è stato accolto dalla classe con ammirazione. Si è esibito con un alunno batterista, Giuseppe, eccezionale anche lui per il modo in cui è entrato subito in sintonia con Carlo, e con il coro segnante. È stato un momento di grande emozione, di crescita e di condivisione, che ha lasciato un’orma emotiva in tutti i cuori.

3) In che cosa consiste esattamente il laboratorio? 
La musica è riconosciuta da tutti come linguaggio universale, capace di unire le differenze e di abbattere le barriere. Con gli alunni ho tradotto i testi di alcune canzoni in Lingua dei Segni Italiana (LIS) e non solo. Durante il laboratorio sono stati tradotti anche racconti, favole, filastrocche, dei passi della Divina Commedia e dei sonetti di Shakespeare. I video dei canti e delle rappresentazioni teatrali sono stati sottotitolati. Con i ragazzi mi sono soffermata su alcuni aspetti che riguardano il mondo della sordità, sulle problematiche che devono affrontare le persone sorde nel nostro paese, sull’importanza dell’impianto cocleare, dell’intervento riabilitativo logopedico precoce, sulla LIS che viene usata soprattutto quando il bambino non può essere impiantato e ha un grave deficit linguistico/comunicativo. È il caso anche dei bambini con disturbo dello spettro autistico non vocali o con altre disabilità che compromettono l’uso della parola. In questi casi la LIS si è rivelata un valido supporto all’apprendimento. Ritornando al laboratorio esperienziale, ogni anno sono stati scelti dei temi specifici con la collega curriculare, la prof.ssa Liantonio, e di sostegno, la prof.ssa Pazienza. L’anno scorso abbiamo affrontato il tema della “diversità”, quest’anno il tema è stato quello del “femminicidio”. Erano presenti anche il Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Puglia, il dott. Tulipani, una persona sensibile, sempre disponibile e dal cuore grande. Inoltre era presente anche la prof.ssa Scorese che ha vissuto in famiglia il dramma del femminicidio. I ragazzi sono stati bravissimi. Credo che in tutte le scuole ci debbano essere momenti di inclusione. I ragazzi con disabilità non vanno tenuti in un angolo, anzi, devono essere sempre protagonisti e mai spettatori. Spero che il mio messaggio arrivi forte e chiaro a quanti non credono nelle capacità di questi ragazzi.

4) Molto spesso si è soliti confondere la figura dell’Assistente alla Comunicazione con quella dell’educatore. Potresti spiegare le differenze? 
Purtroppo confermo il perdurare di una certa confusione in merito alle due figure professionali. La figura dell’Assistente alla Comunicazione ha una formazione diversa. Affianca alunni con disabilità sensoriali e/o alunni con difficoltà linguistiche e di comunicazione e tra l’altro non è stata ancora riconosciuta. La figura dell’educatore affianca invece alunni con altre disabilità o ad esempio alunni con DDAI, minori a rischio, ecc. La figura è già stata riconosciuta qualche anno fa con la legge 205/17 (Iori). L’approvazione del Decreto legislativo n.66 del 2017 prevedeva la definizione di un unico profilo professionale dell’Assistente all’Autonomia e Comunicazione su tutto il territorio nazionale. Siamo ancora in attesa che ciò avvenga. Anche la nostra figura merita il giusto riconoscimento. Siamo davvero stanchi di percepire pochi euro all’ora. Se solo si rendessero conto dell’importanza della nostra figura all’interno della scuola, saremmo già stati riconosciuti dal punto di vista legislativo ed economico. Inoltre, ogni anno, il servizio di assistenza scolastica viene avviato sempre in ritardo e di conseguenza i nostri alunni non possono seguire le lezioni. Ciò si rivela altamente discriminante e deleterio. Il diritto allo studio degli alunni con disabilità deve essere garantito dal primo all’ultimo giorno di scuola.
Michele Peretti. Fonte: viverefermo.it

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