Il silenzio stimola ed esalta le emozioni, attiva il contatto visivo e apre all’udito che sente le sfumature soffocate spesso dal rumore della voce. Recitazione non è solo parola parlata, ma il movimento delle corde visuali e la manualità di una lingua sconosciuta. Il risultato è esplosivo, una sorpresa, talenti venuti da un mondo sconosciuto, da un altro lato della vita. La Marlee Matlin italiana è Rita Mazza, sorda dalla nascita. Attrice “silenziosa”, ma quanto mai espressiva e comunicativa
"Sono una segnante nativa, non una sorda”. La protagonista di Figli di un Dio minore ci tiene a dire che lei non è un’attrice “diversamente abile”, ma è una persona come tutte le altre con l’unica differenza che invece di parlare inglese, arabo o qualsiasi altra lingua parla la lingua dei segni. Gli attori sordi ricordano i divi del cinema muto, che ebbe un successo strepitoso grazie alla mimica e ai sottotitoli. Anche in teatro l’assenza di suoni non è silenzio, anzi. Parla la sua lingua e arriva al pubblico come un film in ceco o in swahili senza traduzione. Qui subentra la partecipazione di attori udenti che, con un escamotage tecnico recitativo, parlano per due ripetendo le battute dei colleghi sordi.
"Sono una segnante nativa, non una sorda”. La protagonista di Figli di un Dio minore ci tiene a dire che lei non è un’attrice “diversamente abile”, ma è una persona come tutte le altre con l’unica differenza che invece di parlare inglese, arabo o qualsiasi altra lingua parla la lingua dei segni. Gli attori sordi ricordano i divi del cinema muto, che ebbe un successo strepitoso grazie alla mimica e ai sottotitoli. Anche in teatro l’assenza di suoni non è silenzio, anzi. Parla la sua lingua e arriva al pubblico come un film in ceco o in swahili senza traduzione. Qui subentra la partecipazione di attori udenti che, con un escamotage tecnico recitativo, parlano per due ripetendo le battute dei colleghi sordi.
“Sono figlia di sordi, nata sorda, non ho fratelli né sorelle, e quando ero piccola mi chiudevo nella mia camera a guardare i film che davano in televisione. A quei tempi non c’erano i sottotitoli, nessun tipo di traduzione, e quindi io immaginavo i dialoghi. Era divertente, giocavo di fantasia, cercavo di interpretare. Ora che rivedo quei film mi accorgo che alcune scene erano giuste, mentre altre erano completamente diverse da come le avevo immaginate io, avevo equivocato”, racconta Rita Mazza nei panni di Sarah in Figli di un Dio minore. Avvolta nel silenzio, non legge il labiale, e non vuole usare la voce.
Un po’ come l'interprete che, prima del provino, non usava più la voce da 10 anni. E ha dovuto tirarla fuori, suo malgrado. Rita Mazza per scelta vuole essere ‘muta’, ma non stare zitta. Una presa di posizione per costringere gli udenti a imparare la sua lingua, quella dei segni, come si impara una lingua straniera.
Cosa l’ha spinta a fare l’attrice?
"Nel 1993/1994 vidi Il Grido del Gabbiano con Emmanuelle Laborit (attrice a scrittrice francese sorda dalla nascita ndr) e per quel ruolo era stata premiata , quindi mi sono detta "Allora è fattibile", si può recitare e avere successo anche se sordi, lo posso fare anche io. Ed è destino che ora io interpreti proprio una sorda in Figli di un Dio minore”.
"Nel 1993/1994 vidi Il Grido del Gabbiano con Emmanuelle Laborit (attrice a scrittrice francese sorda dalla nascita ndr) e per quel ruolo era stata premiata , quindi mi sono detta "Allora è fattibile", si può recitare e avere successo anche se sordi, lo posso fare anche io. Ed è destino che ora io interpreti proprio una sorda in Figli di un Dio minore”.
Questa è una storia di un amore tra un uomo e una donna e della comunicazione del loro amore. Non trova che vi siano tanti ‘sordi dell’amore’ anche tra gli udenti?
“La mia sordità è solo un difetto dal punto di vista medico, non ho l’udito, ma ci sento con il cuore. Essere sordi è un aspetto culturale, linguistico. L’amore implica un’apertura mentale, non ha nulla a che fare con la lingua che si parla”.
“La mia sordità è solo un difetto dal punto di vista medico, non ho l’udito, ma ci sento con il cuore. Essere sordi è un aspetto culturale, linguistico. L’amore implica un’apertura mentale, non ha nulla a che fare con la lingua che si parla”.
Quindi è vero che la lingua dell’amore è universale?
“Sì, non c’entra nulla la sordità”.
Lei vive a Berlino e lavora in Francia, non è mai in Italia. Per la prima volta debutta a Roma in ‘Figli di un Dio minore’. Cosa si aspetta dal pubblico a teatro?
Il volto si plasma di mimica e Rita fa gesti intraducibili, agita le mani, le porta al capo, le passa tra i capelli, le muove nell’aria, poi risponde: “Sono un essere umano che prova emozioni, sono preoccupata, agitata, non lo so”. Rita sorride, è caric, vivace, ricca di energia coinvolgente.
Il mondo dei sordi è un mondo sconosciuto a molti. E per alcuni è un tabù parlare di sordità. Non trova?
“Tutto è collegato alla concezione della disabilità. Le persone nutrono diffidenza nei nostri confronti. Ma la colpa è che manca l’informazione, le persone non riescono a vederci come entità, con una nostra linguistica, e considerarci come fanno con uno straniero, un inglese, un francese, un cinese. Dipende sempre da punti di vista”.
Il mondo dei sordi lotta da anni perché il Parlamento approvi la Lingua (e non ‘linguaggio’) dei segni. Lei è attiva in questa lotta?
“Non nella protesta diretta. Ho assistito a tutte le manifestazioni, sin da piccola, ma io voglio essere riconosciuta come persona. Ho molti amici udenti, curiosi di scoprire la mia lingua e grazie a loro posso diffondere l’importanza di ‘essere’ e quindi ‘viversi’ tra persone udenti o non udenti”.
Il cinema minuto è stato per anni l’unico cinema che si conosceva. Non era una recitazione ‘handicappata’, anzi, ha avuto un successo enorme, ha acceso i riflettori su divi indimenticabili. Ha degli idoli?
“Per me conta molto la vita personale. Attraverso la recitazione comunico il rispetto reciproco e la serenità che ci deve essere tra persone. Non ho miti, non penso a Hollywood.”
"Figli di un Dio minore" di Mark Medoff (tradotto in italiano da Lorenzo Gioielli) per la prima volta in Italia fino al 22 novembre alla Sala Umberto di Roma, e poi in tournée. Rita Mazza recita in coppia con Giorgio Lupano, che si accosta alla bravura di William Hurt. Doppia fatica per l’attore udente che segna mentre parla con la voce e traduce le battute della compagna, sudando verbalmente e affannandosi con le mani che muove concitatamente. Un impegno notevole che dà ritmo alla pièce, quasi un monologo per chi ascolta solo con le orecchie e non ‘sente’ la ‘voce’ sei sordi. Due ore lunghissime con ‘silenzi’ che danno spazio alle emozioni. Ritmo e colore sono deboli, ma la regia di Marco Mattolini è forte ed efficace, come la scenografia, minimalista ma multifunzionale. Strepitosa l’attrice non protagonista sorda Deborah Donadio, che ha raccolto il maggior numero di appalusi sia rumorosi sia con le mani alzate nella aria a mo’ di farfalla. Potente la recitazione di Gianluca Teneggi, sordo, che nei panni del suo personaggio indossa una maglietta con la scritta ‘Deaf Power’. Altri nel cast: di Mark medoff (tradotto in italiano da Lorenzo Gioielli) per la prima volta in Italia ha debuttato alla Sala Umberto di Roma. Altri nel cast: Cristina Fondi e Francesco Magali.
Mariaceleste de Martino. Fonte: rainews.itPER SAPERE DI PIU'
Figli di un Dio Minore
Matlin Marlee
Teatro: “Figli di un Dio minore”, il primo spettacolo per sordi
«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini