domenica 8 giugno 2014

Reggio Emilia: la sordità e l'impianto cocleare

"L'orecchio interno si stava ossificando". «Ci siamo trovati di fronte a un caso eccezionale.  Perché siamo abituati ad intervenire chirurgicamente su bambini sordi dalla nascita. Ma in questo caso non è stato così». A  parlare è il dottor Giovanni Bianchin, l’otorino che in questi  anni ha eseguito la maggior parte degli impianti cocleari che ha  visto impegnata al Santa Maria Niova l’équipe diretta dal dottor  Verter Barbieri. Dottor Bianchin, ci parli dei motivi che hanno  reso questo caso anomalo rispetto agli altri interventi. «Di solito abbiamo a che fare con bambini nati sordi.


Ma il bambino  di cui parliamo, al momento della nascita, aveva un udito  perfetto. A quattro giorni dal parto è stato colpito da una forma di meningite batterica rarissima, che sfugge agli screening che  facciamo abitualmente. Il tampone vaginale che si fa regolarmente  prima di ogni parto serve proprio a questo. Ma il ceppo di questa meningite era tale da sfuggire allo screening». Quando vi siete  accorti che il piccolo aveva perso l’udito? «Dopo avere diagnosticato la meningite siamo subito passati al controllo  dell’udito, sapendo che dalla meningite dipende la maggior parte  dei casi di sordità post-natale, e abbiamo constatato che l’udito  era completamente perso». Come mai in questo caso siete
intervenuti prima che il bambino raggiungesse i 12 mesi di vita?  «Perché ci siamo trovati di fronte ad una particolare conseguenza di questa rara forma di meningite. Il germe di cui stiamo parlando aveva già iniziato a produrre l’ossificazione della coclea e, aspettando ancora, la protesi non sarebbe più stata applicabile. Per questo siamo stati obbligati a intervenire anche se il piccolo aveva solo 8 mesi e, a differenza di ciò che accade abitualmente, l’impianto è stato effettuato contemporaneamente ad entrambe le orecchie. Non potevamo perdere tempo». Quanti impianti cocleari sono stati posizionati in questi anni al Santa Maria? «Abbiamo iniziato nel 1992 e la media è di una ventina di impianti ogni anno. Complessivamente abbiamo superato i 500 casi e tutti gli interventi ci hanno dato ottimi risultati». Quanto costa un impianto di questo tipo e chi è il “paziente” ideale?
 
«Un impianto cocleare costa 20mila euro. Noi operiamo tutti i bambini nati sordi, che a Reggio sono 7-8 all’anno, ma anche alcuni adulti sui 60-70 anni diventati sordi e non in grado di sopportare gli apparecchi acustici. Il bilancio è assolutamente positivo: si sono verificati in questi anni solo tre casi di infezioni in soggetti adulti». Si tratta quindi di un intervento “rodato” ... «Assolutamente sì. Il guaio è che molti genitori hanno paura dell’intervento e ci chiedono di rimandarlo di qualche anno quando i bambini saranno più grandi. Noi spieghiamo loro che non è possibile aspettare perché il nervo ottico se non viene stimolato si atrofizza A quel punto l’impianto cocleare può risultare inutile». Ma com’è la qualità di vita dei bambini sottoposti a questo tipo di intervento? «Le faccio un esempio.
 
Recentemente una mamma mi ha portato in ambulatorio per una visita il figlio più piccolo. Mentre lo visitavo, il fratello maggiore si comportava come qualsiasi bambino vivace: cantava, girava per lo studio, faceva domande. La mamma mi chiese se mi ricordavo di lui... Lo avevamo sottoposto tre anni prima a un impianto cocleare. Neppure io l’avrei mai sospettato». (c.c.)
Da La Gazzetta di Reggio

Meningite lo rende sordo appena nato, bimbo torna a sentire grazie a interventoAl piccolo di otto mesi è stato posizionato un impianto cocleare bilaterale. Una meningite batterica gli aveva fatto perdere l'udito, adesso grazie a un impianto cocleare bilaterale posizionato chirurgicamente nel corso di un’unica seduta operatoria un bambino di otto mesi potrà tornare nuovamente a sentire.

L’intervento, durato circa 8 ore, è stato portato a termine con successo dalla équipe del Reparto di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale 'Santa Maria Nuova' di Reggio Emilia, diretta dal dott. Verter Barbieri.

Adesso il bambino, che come già detto una meningite batterica aveva privato dell’udito a pochi giorni dalla nascita, sta seguendo dopo l’intervento un lungo percorso riabilitativo che sta evolvendo nel migliore dei modi.

Come spiega il dott. Barbieri: “La meningite rappresenta la più comune causa post-natale di ipoacusia profonda nei bambini, con un'incidenza variabile dal 6% al 16% dei pazienti affetti da meningite batterica e l'impianto cocleare è, ad oggi, il metodo di riabilitazione più consigliato. La nostra équipe effettua una media di 20 interventi all’anno sin dal 1992, quando fu tra le prime equipe operatorie in Italia a svolgerlo”.

L'impianto cocleare, che viene posizionato all’interno dell’orecchio ed in prossimità di esso sotto la cute, capta e converte i segnali acustici provenienti dall’esterno in segnali elettrici destinati a stimolare direttamente il nervo acustico. L’impianto svolge, in pratica, la funzione che l’orecchio interno (coclea) danneggiato non riesce più ad elaborare.

La peculiarità del caso è data dall’età del bimbo (uno dei più piccoli fino ad ora operati in Italia) e dai rischi connessi alla chirurgia, in particolare per gli aspetti della assistenza anestesiologica a bambini di tenera età.

Dopo la diagnosi di ipoacusia emersa dallo screening uditivo neonatale cui vengono sottoposti tutti i nuovi nati della nostra provincia, la spinta ad effettuare l’intervento in tempi quanto più rapidi ed in contemporanea sui due lati è stata costituita dai rischi che l’attesa avrebbe comportato. L’instaurarsi di una c.d. labirintite ossificante era tra questi ed avrebbe reso difficoltoso l'inserimento dell'impianto cocleare.

“Gli interventi di impianto cocleare vengono eseguiti, in genere, a circa un anno di vita del paziente e condotti sempre in maniera sequenziale. Il caso clinico ha rappresentato in questi mesi un'importante esempio di collaborazione interdisciplinare tra i sanitari coinvolti nell'assistenza del bimbo. La precocità d’intervento permette di auspicare un buon successo in ambito funzionale” conclude Verter Barbieri.

Dalla diagnosi alla cura sino alla riabilitazione, il caso del piccolo ha coinvolto diversi reparti. Il  Reparto di Neonatologia ha assistito il paziente dopo la diagnosi di meningite batterica ed il Centro di Foniatria e Logopedia (ORL) insieme al Reparto di Neuopsichiatria Infantile hanno curato il percorso di riabilitazione post-intervento.
Fonte: ilrestodelcarlino.it

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