Secondo un’antica credenza, il pellicano si trafigge il costato per nutrire i suoi figli, un’immagine divenuta anche simbolo del sacrificio eucaristico. Don Severino Fabriani scelse proprio il pellicano come emblema della sua opera, a significare la volontà e la capacità di dare gratuitamente, di offrire se stessi per gli altri.
Don Severino Fabriani nacque alla fine del Settecento, il secolo dei lumi, e il suo percorso si svolse nella Modena del primo Ottocento dove erano tornati i duchi, dopo il tempo napeolonico. Fu ordinato sacerdote nel 1814 e continuò ad approfondire anche studi di letteratura, storica e fisica: per lui era fondamentale che i sacerdoti fossero istruiti e preparati, anche per controbattere le accuse di ignoranza che spesso venivano mosse al clero. Ma nel 1822, a trent’anni, improvvisamente perse l’uso della voce: fu costretto a rinunciare all’insegnamento, ma imparò a esprimersi con le mani, le espressioni, quella che oggi chiameremmo la ‘lingua dei segni’. La preghiera e la scrittura divennero la sua strada.
E quando nel 1823 un sacerdote gli chiese di prendersi cura di una ragazzina sordomuta, Santa Bonvicini, accolta nelle ‘Scuole di carità’, don Severino si avvicinò sempre più a un mondo intessuto di tanti silenzi e di altrettanta umanità: l’anno successivo assunse la carica di direttore della scuola per sordomute e decise di approfondire i metodi di insegnamento, recandosi a visitare anche le scuole di Milano e di Genova. Finché nel 1828, chiuse le Scuole di carità, rimase attiva soltanto quella diretta da don Fabriani che con tre maestre diede inizio all’opera delle ’Figlie della Provvidenza’. Il vescovo Luigi Reggianini lo appoggiò, il duca Francesco IV d’Austria Este gli garantì una dotazione, e nel 1845 Papa Gregorio XVI approvò il nuovo Istituto. Nel frattempo don Fabriani, con le sue ’Lettere logiche’, aveva anche dato alle stampe il suo metodo, la sua ‘grammatica’ per l’insegnamento ai sordomuti.
Morì il 27 agosto 1849 a Modena, ma la sua opera continua ancora oggi, con l’Istituto di corso Cavour, Casa Madre, la scuola di Santa Croce di Carpi (fondata nel 1952), un’altra scuola con convitto a Roma, la casa di preghiera di Casola di Montefiorino e le scuole integrate nelle terre di missione, dal Brasile alla Nigeria. La fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di don Fabriani fu aperta già 13 anni fa, il 4 ottobre 2008, dall’arcivescovo Benito Cocchi e si chiuse l’anno successivo nella chiesa di San Domenico: "Anche nelle difficoltà si abbandonò fiducioso e con animo forte alla Provvidenza, infondendo alle suore coraggio, letizia e confidenza in Gesù – si legge nel Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi –. Visse la carità verso Dio, nella continua ricerca della maggior gloria di Dio".
Stefano Marchetti. Fonte: ilrestodelcarlino.it
PER SAPERE DI PIU'
Ven. Severino Fabriani
Figlie della Provvidenza
Istituto Sordomute Modena
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