Gli Atti del Congresso Internazionale tenuto in Milano dal 6 al 11 settembre 1880, «pel miglioramento della sorte dei sordomuti» fu stampato l'anno successivo, 1881, dalla Tipografia Eredi Motta di Roma. Il volume, in formato 14 x21,5, reca all'inizio la prefazione, redatta dal segretario del Congresso, Pasquale Fornari, compilatore degli stessi atti, il quale afferma di avere svolto il suo dovere in quanto a fedeltà, imparzialità e diligenza, col massimo rispetto per i pensieri altrui e nelle traduzioni «… ho talvolta preferito, fidus interpres», ovvero la pratica della traduzione professionale, per l'integrità della frase originale.
Il Congresso internazionale di Milano è stato il secondo del genere, dopo quello di tenutosi a Lione, in Francia, due anni prima. Inizialmente, il 2° congresso doveva celebrarsi a Como, ma poi si decise di tenerlo a Milano, dove operavano due Istituti per sordi, l'Istituto Regio e il Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna. Dal Comitato di Parigi si era scelta la lingua francese come quella ufficiale del Congresso, ma per ragioni di cortesia ospitale fu poi concordato che fosse invece l'italiano l'ìdioma ufficiale, il che non impedì che ciascuno si esprimesse con la lingua propria.
Lunedì 6 settembre 1880 si era inaugurato il Congresso, tenuto in una delle maggiori stanze del Regio Istituto Tecnico di Santa Maria, gremita di oltre 300 operatori di scuole e istituti per sordi. Solo pochissimi i sordi intervenuti, quei pochi appositamente invitati. Le delegazioni erano provenienti da una decina di paesi europei e una, guidata da dal Rev. Thomas Gallaudet e dal Prof. Edward Gallaudet, giunta dagli USA. Era intervenuta anche una Commissione inviata dal Governo francese. A presiedere il Congresso è designato Don Giulio Tarra e al ruolo di segretario il prof. Pasquale Fornari, con due vice-presidenti e due vice-segretari.
Tarra, non è chiaro se "eletto" o "nominato" da un accordo italo-francese, iniziando il congresso, afferma che «… alte e importanti sono talune delle questioni proposte alla nostra discussione, e non dubito che su quelle vorrete portare la vostra considerazione …».
I lavori effettivi iniziano il giorno successivo, martedì 7 settembre.
Già all'inizio gli oratori fanno tutti un elogio al "metodo orale", ma il prof. E. Gallaudet interviene per dire che, pur rispettando il metodo orale, serve anche il metodo misto, usando a volte pure i segni poiché «… anche ai sordomuti che parlano bene, i gesti e la dattilologia sono aiuti molto preziosi». Il Rev Thomas Gallaudet, la cui madre e la di lui moglie sono sordomute, sostiene con convinzione che «… sui grandi argomenti, gli uomini possono avere opinioni diverse: così i gesti sono necessari per l'educazione dei sordomuti, allo stesso modo della lingua parlata. Ci vogliono gesti per educare, ma soprattutto ci vuole il cuore!». Il cappellano francese Bouchet ribatte di essere un "partigiano della parola", anche se il gesto può essere un aiuto. Ne nasce un ampio dibattito, ma al termine di quella prima giornata il presidente Tarra fa votare, per alzata di mano, il favore verso il metodo orale e quindi chiude la seduta al grido di «Viva la parola!»,: Ma anche nella 3a seduta, il pomeriggio del giorno 7, si discute a lungo sullo stesso tema, convenendo che «… il linguaggio articolato è superiore ai gesti poiché esso è il metodo usato dalla natura…» (Arnold, Inghilterra). Ma Thomas Gallaudet ribatte ancora che «I due metodi, dei gesti e della parola, sono necessari allo svolgimento intellettuale: azione, azione, azione! Sempre azione» e qui l'oratore cessa di parlare per esprimersi in segni. Poi prosegue ricordando che l'abate De l'Epèe fu il grande allievo della natura, e faceva parlare i sordi con i gesti, coll'azione!, ma tutti gli europei, come in comune accordo, ribattono di essere "partigiani della parola", e Tarra incalza affermando tra l'altro sia stato «… hiaramente dimostrata ed evidenziata la superiorità immensa del metodo d'articolazione su quello che ha per base la mimica», quindi fa approvare anche i discorsi di quella giornata per alzata di mano.
La discussione nella IV seduta, del 8 settembre, è impostata sulla questione di "gesti naturali", quelli che usano anche le persone che odono, e quelli "metodici", specificatamente dei sordo segnanti e implicitamente di comunicazione fra sordi. Pasquale Fornari osserva che la questione non si può risolvere, fin tanto che non si intende il termine di "comunicare", per cui è implicito anche l'uso del gesto, ma Tarra conclude anche questa giornata con un elogio alla parola: «"Effetà", dice Cristo al sordomuto, e devono fare eco tutti i maestri dei sordomuti!» e,citando Manzoni, afferma che «La parola è il mezzo più puro, che va direttamente all'intelletto, mentre il gesto parla più al senso e alla fantasia, che non all'intelligenza».
Nella VI seduta di venerdì 10 settembre, Gallaudet dovendo ripartire quel giorno per gli USA, gli viene accordato di leggere una lettera, dove ribadisce che è importante, per gli istituti civili – come avviene negli States – dare ai loro allievi una maggiore istruzione, come egli ha fatto nel suo istituto di Washington, dove è stata creata un'università per i sordi.
Durante quella seduta, «Il Congresso fa voti che i Governi prendano le necessarie disposizioni affinchè tutti i sordomuti possano essere istruiti», e su questo punto si apre una intensa discussione al termine di cui il segretario Fornari resta perplesso: «Fra tante osservazioni, emendamenti, proposte e dichiarazioni, una cosa è chiarissima, che la questione non è chiarita!». Comunque il giorno successivo, sabato 11 settembre, si arriva alla parte conclusiva e la dichiarazione:
1. Che i sordomuti istruiti col metodo orale puro non dimenticano, dopo essere licenziati dalla scuola, le cognizioni che essi vi hanno acquisito, ma anzi le svolgono per mezzo della conversazione e della lettura, che sono rese loro più facili;
2. Che nelle loro conversazioni coi parlanti, essi si servono della parola esclusivamente;
3. Che la parola e la lettura sulle labbra, non che perdersi, si svolgono con l'esercizio.
Considerazione del recensore degli AttiDopo avere esaminato gli Atti ed aver appreso, contrariamente alle "voci" messe in giro da chi non ha mai valutato, forse neppure mai avuto sott'occhi il testo, vedo che il compilatore degli attestati congressuali, il professore Pasquale Fornari, è stato assai cauto, a differenza del presidente del Congresso di Milano, il canonico Giulio Tarra che forse, da parte sua, si sarebbe espresso per l'assoluta abolizione dei segni. "Abolizione" non si trova nelle delibere congressuali e se il segretario Fornari ha dichiarato che «… la questione non è chiarita», oggi possiamo giustamente affermare che «I due metodi, dei gesti e della parola, sono necessari allo svolgimento intellettuale nell'istruzione dei sordi», come aveva allora dichiarato Gallaudet M. Edward, – e nella vita di tutti i giorni, aggiungerei io. Il tempo è stato galantuomo, e lo fu allora Pasquale Fornari.
Marco Luè - rc161 - 12 maggio 2013
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