Nella programmazione della tv pubblica rimangono spazi di inaccessibilità per gli spettatori con disabilità soprattutto visive, i quali pagano il canone come tutti e chiedono un servizio migliore.
Come sappiamo, da quest’anno il pagamento del canone Rai avviene direttamente nella bolletta dell’energia elettrica, presumendo che chi ha una utenza attiva possegga un apparecchio tv.
Il canone Rai, infatti, è una imposta sulla detenzione di un apparecchio atto o adattabile a ricevere programmi televisivi, ai sensi del R.D.L. 21/02/1938, n. 246. Pertanto non è tanto l’uso che se ne possa fare, quanto il solo possesso dell’apparecchio tv ad essere tassato.
Ma se io non uso (perché non sono messo sempre in condizione di farlo, ndr) l’apparecchio tv, sono tenuto a pagare lo stesso? Il caso, nello specifico, è quello delle persone con disabilità uditive e visive -che, di fatto, sono tenute a pagare il canone pur potendo fruire in maniera limitata dei programmi tv. Il canone Rai deve essere pagato anche dagli utenti non vedenti e sordi: non sono previsti sconti né esenzioni (eccetto la possibilità di effettuare il pagamento in 11 rate in caso di invalidità del 100% e l’esenzione in caso di ricovero in RSA). E già a questo punto la questione traballa. Non tutta la programmazione televisiva della Rai ha infatti un servizio di sottotitolazione e audiodescrizione, e la cosa rende quello del televisore un uso che può essere limitato – quando non sporadico.
Il malcontento, quindi, è tangibile, in particolare tra le persone con disabilità visive, che si sentono beffate non tanto per la mancanza di uno sconto o di una esenzione dal pagamento del canone, quanto dalle carenze di un servizio che, al momento attuale, lascia scoperta una fascia di programmazione tv, rendendo ancora lontana l’accessibilità totale al servizio pubblico televisivo. Sulla questione abbiamo chiesto un parere a Laura Raffaeli, Presidente di Blindsight Project, onlus impegnata proprio sul fronte della promozione dei diritti delle persone con disabilità sensoriali - in particolare visive.
Laura, i sottotitoli per le persone disabili uditive (sordi e ipoudenti), e le audiodescrizioni per le persone disabili visive (ciechi e ipovedenti) sono presenti in misura limitata nei programmi tv. Sai a quanto ammontano le ore di audiodescrizione nei programmi Rai in un anno? Di che programmi si tratta?
I sottotitoli sono sicuramente maggiori rispetto all’audiodescrizione nell’offerta Rai: ci sono delle ore per cui sono obbligati a fornire accessibilità, è vero, ma se il limite è se non sbaglio 300 ore l’anno, e la Rai ne offre 330, poco cambia. L’audiodescrizione è una cosa rara in Rai, assente altrove, e il programma che prende più ore di queste circa 300 l’anno, è “Un posto al sole”, che capirai non è il massimo dello spettacolo e servizi tv, con tutto il rispetto per chi lo segue. Ad esempio io e tanti altri noi, vorremmo ogni film, documentario, tg, show, festival, ecc., audiodescritto.
Quali sono i principali problemi con il sistema di audiodescrizione della Rai, dal tuo punto di vista?
L’assenza totale di una più completa fruizione laddove manca il parlato: sinceramente siamo stanchi di farci trame tutte nostre sentendo un film, o un programma qualsiasi, e questo taglia fuori migliaia di persone, soprattutto tra le giovani generazioni, che purtroppo non sono poche, da ogni dibattito pubblico sui social media, vedasi ad esempio festival e grandi eventi che creano, a livello parallelo, un mondo di pubblico che può dire la sua su quel film o su quel programma. Quindi non offrire accessibilità non è solo discriminare un utente pagante da un servizio televisivo, ma anche di tutto ciò che oggi lo circonda.
Altro problema è la qualità dell’audiodescrizione: ci risulta che la Rai non abbia mai adottato un vero sistema per la formazione degli audio descrittori - come Blindsight Project e Culturabile propongono da anni - né abbia mai pensato di seguire le nostre linee guida sull’audiodescrizione filmica e televisiva, presentate qualche anno fa, e nelle quali informiamo tutti che la qualità di un’audiodescrizione realizzata insieme alla persona disabile visiva è sicuramente maggiore, rispetto a quella realizzata solo da persone vedenti. Per ultimo l’inaccessibilità dell’audiodescrizione in tv, porto un esempio: ammesso che volessi seguire una puntata di Un posto al sole, come arrivo ad ascoltare quell’audiodescrizione? Come usare un telecomando che dovrei manovrare per arrivare alle impostazioni dell’apparecchio? Ci sono nuove tecnologie, sperimentate e con successi enormi, che abbatterebbero costi e barriere: mi auguro che la Rai abbia pensato a questo, prima di metterci il canone in bolletta. Della luce poi, per noi sembra una beffa, oltre l’oltraggio.
La tecnologia oggi permetterebbe una copertura totale della programmazione tv, sul fronte accessibilità? Se sì, come, a tuo avviso?
Come dicevo prima, esiste una App che, scaricata sullo smartphone o tablet, consentirebbe di avere sia audiodescrizione che sottotitoli, è MovieReading, già testata con tanti film, sia al cinema che in tv. Avere l’accessibilità del film sul proprio smartphone o tablet ha consentito a tutti di poter fruire del film, sia al cinema che quando fu trasmesso in tv, perché la App MovieReading, italiana come tante cose straordinarie e poco considerate da noi italiani stessi, si sintonizza solo con l’audio originale dell’opera, e ad ogni suo passaggio, che sia cinema o tv, o pc, MovieReading si aziona e fornisce sottotitoli o audiodescrizione, naturalmente scaricati prima dell’inizio dell’opera audiovisiva. Abbiamo proposto questo metodo alla Rai, mai avuto risposte.
Si potrebbe offrire accessibilità sia su MovieReading, sia col vecchio metodo del telecomando inaccessibile, per chi ha chi l’aiuta in questo ed è sprovvisto di dispositivi quali uno smartphone o un tablet, l’importante è che la Rai rispetti la Convenzione Onu ratificata anche dall’Italia per le Persone Disabili, cosa finora fatta a sforzi e controvoglia. Senza capire che un’utenza maggiore sarebbe la loro forza vera, e non un mucchio di disabili da strizzare, come sta dimostrando la Rai ora con l’obbligo del canone in bolletta.
Come Blindsight siete attivi su molti fronti di sensibilizzazione – non ultimo quello dei diritti del cane guida, con la vostra campagna di informazione. State portando avanti qualche iniziativa sul fronte canone Rai?
Ci occupiamo di spettacolo accessibile dal 2006, siamo anche stati i primi in Europa a realizzare un festival del cinema accessibile, e cerchiamo di farlo ogni anno. Come dicevo sopra, abbiamo lavorato molto e siamo molto attivi affinché l’accessibilità possa rappresentare anche lo spazio per nuove possibilità lavorative, sia per persone normo che per persone disabili sensoriali, che riteniamo indispensabili per la realizzazione di una vera audiodescrizione di qualità, come molti utenti paganti meriterebbero. Iniziative ufficiali vere per il momento, intendo contro il canone obbligatorio in bolletta, non ce ne sono, ma come sapete non ci manca la velocità di agire al momento giusto. Spero, personalmente, che sia rivista questa decisione assurda, perché il problema non è avere la tv gratis, ma avere qualcosa in cambio dopo aver pagato. Altrimenti è un’estorsione e un drammatico abuso, se si pensa che con pochi soldi potrebbero darci una tv paritaria e non così selettiva nell’utenza, visto che chi è cieco o sordo pare non sia gradito tra gli utenti che pretende la Rai. Noi non possiamo vedere né sentire, ma paghiamo per chi potrà farlo. Per questo per ora stiamo aspettando di vedere se questa decisione rientrerà, confidando anche su grandi associazioni di categoria che dovrebbero tutelare ogni persona disabile sensoriale italiana, dal momento che i fondi destinati a noi persone disabili sensoriali vengono percepiti da loro. Blindsight Project non ha queste possibilità, anche se la porta per combattere tutti insieme l’abbiamo aperta. Credo che se saremo tutti uniti, forse la Rai capirà che non siamo pochi, e che siamo anche stanchi di non essere mai considerati, se non per pagare come cittadini italiani, o per assistere a Un posto al sole, sempre se c’è chi mette l’audiodescrizione col telecomando. Se fossimo tutti uniti saremmo tutti più contenti: noi diamo il nostro sostegno e offriamo la nostra preparazione ad ogni grande associazione che vorrà combattere questa ingiustizia. Perché solo di questo si tratta. Naturalmente non mancheranno iniziative private contro questa decisione del canone Rai, mi auguro che i legali Rai possano comprendere che forse conviene rivedere qualcosa: rendere accessibile la tv o non far pagare il canone a chi è disabile sensoriale? Penso che la prima possibilità mantenga ogni sfaccettatura di dignità e autonomia, sia per gli utenti, che per la Rai stessa, che ci guadagnerebbe e non altro a rendersi per tutti, e non solo per i normo.
Per ultimo, visto che lo ricordavi, proprio grazie al nostro lavoro e a MovieReading, molte sono le persone disabili sensoriali che hanno iniziato ad andare al cinema con una certa frequenza, ed anche entusiasmo finalmente, ma è doveroso ricordare che il cane guida entra anche al cinema, perché non è solo l’assenza di accessibilità il problema in questa nazione, ma anche l’assenza di buon senso. Quello che è mancato a chi ha deciso di far pagare migliaia e migliaia di persone disabili sensoriali italiane, pur sapendo che sono fuori dai giochi a causa della loro indifferenza e negligenza.
Sul fronte sottotitolazione per gli spettatori con disabilità uditive, lamenta invece Vera Arma, presidente di CulturAbile , una carenza di sottotitoli sui nuovi canali del Digitale Terrestre – in particolare sui canali per bambini – rispetto ai canali tradizionali Rai che registra invece una “percentuale dei sottotitoli erogati assolutamente apprezzabile, anche se minore di quella in UK”.
Per precisazione, va ricordato che l'apparecchio televisivo può essere utilizzato da persone con disabilità visive grazie alle tecnologie attuali - qui vediamo un esempio e qui un altro. Tuttavia sta all'utente doversi attrezzare in questo modo, e ciò non toglie che la programmazione di audiodescrizioni e sottotitoli andrebbe ampliata. (Ringraziamo Elena Brescacin per le segnalazioni).
Francesca Martin. Fonte: disabili.com
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