giovedì 21 luglio 2022

Beato Antonio Rosmini Serbati

(Rovereto 1797- Stresa 1855), sacerdote e filosofo, grande esempio di armonia tra fede e ragione. Originario di Rovereto (Trento) fu ordinato sacerdote nel 1821. 

Nel 1828 fondò a Domodossola la congregazione dell’Istituto della Carità (Rosminiani) per l’evangelizzazione e l’educazione, ma aperti a qualunque forma di carità. “Per Rosmini la carità ha tre dimensioni: spirituale, materiale, intellettuale”. 
     

Don Antonio Rosmini è stato beatificato a Novara il 18 novembre 2007, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI. I suoi resti mortali sono venerati nella cripta del Santuario del SS. Crocifisso a Stresa. 

La sua memoria liturgica cade il 1° luglio, il giorno esatto della sua nascita al Cielo.

“Adorare, tacere, godere” è il suo testamento spirituale raccolto dall’amico Manzoni. 

Il Rosmini ebbe un ricco scambio epistolare con Tommaso Pendola, che al suo pensiero filosofico e pedagogico attinse abbondantemente.

Lo conferma il Pendola stesso quando in una lettera confessa al Rosmini: “Iddio nella posizione in cui mi trovo, mi ha offerto il modo di poter fare qualche bene ai miei simili, ed ho trovato nelle di Lei dottrine una sana ed utile guida. Nel fondare in Siena un Istituto per sordomuti e nello studiare l’indole e lo sviluppo delle idee di questi infelici mi sono altamente convinto della verità di quelle teorie che Ella ha con tanta sapienza svolto nelle di Lei opere…”.

In una lettera di ringraziamento il Rosmini gli scrive. “Già da molto tempo avevo imparato a riverire il nome di V.P. Reverendissima… Se non mi giunse però nuovo il nome, mi giunse nuova la singolare4 gentilezza con cui Ella volle accompagnarmi il regalo dei tre suoi opuscoli, l’uno dei quali d’argomento sommamente importante ed utile, voglio dire il suo “Corso di pratico insegnamento per il sordomuto italiano… Non dubito che quest’opera cavata dalle sue proprie esperienze in gran parte darà nuovo impulso in Italia, dove ce n’è ancora tanto bisogno, all’educazione di questi poveri figli di Dio a cui, coll’essere tolta la loquela è quasi del tutto impedito l’uso della ragione”.

Al Rosmini attinse ispirazione anche Giulio Tarra, che ebbe modo di incontrarlo di persona in uno dei suoi diversi soggiorni a Milano.

Nel 1839 Rosmini scrisse anche una lettera critica al Dott. Laveau di Orleans su un progetto di lingua dei segni per i sordomuti. 

Tra l’altro vi “dimostra l’impotenza della lingua dei gesti a sostituire senza difetto la lingua vocale”. 

Il Rosmini ipotizzò pure l’utilizzo della musica nell’educazione dei sordi. 

P. Vincenzo Di Blasio     

PER SAPERE DI PIU'
Beato Antonio Rosmini

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