L'anno successivo, insieme ad altre 4 giovani, Caterina emise i voti ricevendo il nome di Maria Teresa. Lo scopo immediato della congregazione è quello di favorire l'istruzione primaria dei ragazzi delle zone rurali e montane, ma padre Fiorentini pensa anche ad altre emergenze sociali, agli ammalati e più in generale ai poveri e bisognosi. Dopo lunga preghiera e riflessione, Maria Teresa lo segue anche in questa nuova direzione. Eletta superiora generale, invia le suore nelle case per orfani, poveri e disabili, negli ospedali e nelle scuole.
Dopo la morte del fondatore guidò la congregazione con fedeltà e saggezza, superando le non poche difficoltà poste dalle autorità politiche. La sua intensa attività portò alla diffusione della suore della carità anche al di fuori della Svizzera. Morì nel 1888.
«Bisogna avere le mani occupate al lavoro e il cuore vicino a Dio», affermava Madre Maria Teresa Scherer. In occasione della beatificazione di questa suora svizzera, il 29 ottobre 1995, Papa Giovanni Paolo II osservava: «Più la sua vita interiore cresceva, e più si curava delle necessità del mondo della sua epoca».
Il 16 giugno la sua memoria liturgica.
Alla data della morte della fondatrice La Congregazione delle Suore di Carità della Santa Croce contava 1658 religiose che lavoravano in molti paesi ed erano ripartite in 434 strutture: scuole, orfanatrofi, asili nido, giardini d'infanzia, istituti per sordomuti, per ciechi, convitti per apprendisti e studenti poveri, case per ragazze, ospedali, infermiere a domicilio, manicomi, ospizi per anziani, ecc.
Nel 1947 in Svizzera gestivano 60 scuole elementari, 15 secondarie, 76 di economia domestica o di lavoro manuale, cinque per sordomuti e cinque medie superiori. Nel 2005 le suore S.C.S.C. erano 4.157 in ben 450 case.
P. Vincenzo Di Blasio
PER SAPERE DI PIU'
Suore Carità della Santa Croce
Beata Madre Maria Teresa Scherer
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«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (Vittorio Ieralla)
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