Con l’obiettivo dichiarato di potenziare il talento individuale di ogni singolo alunno, sfruttando le potenzialità del digitale in maniera non sporadica e casuale, ma attraverso una metodologia che possa fungere da modello applicabile anche in altri istituti scolastici su tutto il territorio nazionale.
«A causa della pandemia e della conseguente chiusura delle scuole - spiega la direttrice della scuola Audiofonetica Anna Paterlini - c’è stata una notevole accelerazione dei processi di digitalizzazione e un esponenziale incremento dell’utilizzo delle tecnologie in classe. La nostra realtà ha, di conseguenza, attrezzato tutte le aule della scuola primaria e secondaria con monitor touch screen a 85 pollici e avviato la collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo così da promuovere e favorire l’utilizzo delle tecnologie».
«Queste ultime - prosegue la direttrice - possono da un lato sostenere gli alunni in difficoltà e contestualmente valorizzare talenti ed eccellenze, per esempio gli studenti con propensione per le discipline scientifico-tecnologiche, attratti dalla comunicazione visiva o che amano sperimentare forme espressive alternative».
Responsabile scientifico del progetto «For ALL» è la professoressa Federica Baroni dell’Università degli Studi di Bergamo, che lavorerà a stretto contatto con l’istituto bresciano, permettendo di far acquisire a tutti coloro che sono coinvolti nell’educazione e nella formazione del bambino (dai docenti ai genitori) una metodologia efficace per utilizzare con consapevolezza le tecnologie e renderle strumento funzionale di crescita personale. Il progetto, infatti, si prefigge anche di creare occasioni di riflessione rivolte alle famiglie sull’utilizzo consapevole delle tecnologie nel tempo libero.
«Il mio compito per i prossimi tre anni - conferma la professoressa Baroni - sarà occuparmi dello studio degli aspetti più legati all’accessibilità dei processi di insegnamento e di apprendimento della scuola Audiofonetica. Analizzeremo e sperimenteremo le nuove tecnologie affinché queste diventino uno strumento didattico per sviluppare al meglio le capacità di ciascun ragazzo». Computer e tablet, app e lim non saranno più solo oggetti da usufruire «passivamente» in classe, ma dei magici strumenti, capaci di aprire nuove porte e indicare nuove vie di conoscenza a gli studenti. Quello che emergerà verrà poi condiviso con altre realtà scolastiche: «I risultati di questo progetto - chiosa Baroni - potrebbero potenzialmente diventare delle buone pratiche nelle scuole italiane sui temi dell’accessibilità, dei linguaggi e dell’apprendimento»
Fonte: Giornale di Brescia
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