sabato 11 maggio 2019

Riscopriamo “Segni al femminile” di Ida Collu e Valentina Balit

Temo che il volume non sia andato in ristampa, quindi difficilmente si trova ancora in commercio, però sul numero di Giugno 1999 del periodico “Parole & Segni” erano state pubblicate queste due recensioni che oggi è opportuno conoscere e valutare, alla vigilia delle elezioni Europee dove per la prima volta una sorda italiana, IDA COLLU, è candidata per la lista “Fratelli d’Italia  dell’Italia Centrale e tutti i sordi italiani, senza distinzione di “partito politico”, che in questo caso è ininfluente, dovrebbero parteggiare e fare eleggere l’unica rappresentante di “tutti i sordi”.
Invito ENS Centrale a sostenere Ida Collu.

“Segni al femminile” è l’invocazione non semplicemente “della” presidente nazionale di ENS, ma anche di una convinta rivoluzionaria del mondo silenzioso, una persona che ha ideali molto simili a quelli rivendicati a suo tempo dall’eroina americana Angela Davis, che per caso è quasi coetanea di Ida Collu, autrice del libro in questione.

Se il nome di Angela Davis è diventato una bandiera per tutti coloro che lottano per l’integrazione razziale, anche Ida Collu, per il suo alto grado di attività politica che le ha consentito di maturare un’esperienza tenace e assai utile come leader nazionale dell’ENS, ispira solidarietà e adesione fra i sordi e soprattutto fra le sorde italiane, e anch’essa guida una lotta, che i “sordomuti” conducono per ottenere pari dignità sociale, prevista dalle leggi vigenti, ma non applicata nei fatti concreti.

L’aver voluto dare alle stampe il Primo Rapporto sulla condizione delle donne sorde in Italia è un atto di grande coraggio morale e un impegno per il progresso sociale della donna sorda. Il volume raccoglie pure una sintetica biografia atta ad evidenziare le molteplici difficoltà incontrate, e superate dall’autrice nel suo cammino di donna sorda, che ha trovato un’adeguata e soddisfacente identificazione allorquando decise di adottare la Lingua dei Segni Italiana per svolgere con scrupolo e autonomamente il ruolo di Consigliere Comunale a Verona, delegata ai Servizi Sociali di quella città e poi, con l’elezione a presidente dell’Ente Nazionale Sordi, ad adempiere in prima persona, e direttamente, ai compiti istituzionali cui è affidata la direzione dell’ENS, senza mai delegare incarichi di delicata responsabilità a persone udenti, come invece avveniva in passato.

La Collu afferma di aver trovato una precisa identità allorquando ha adottato la Lingua dei Segni nei suoi rapporti ufficiali e vuole pertanto che questa Lingua visiva sia finalmente riconosciuta anche dallo Stato italiano, affinché quella integrazione dei sordi, tanto sbandierata da chi non conosce i problemi specifici della sordità, divenga concreta ed efficiente.

Oltre alle questioni generali, come quelle fin qui indicate, il libro tratta molti casi specifici, che hanno per oggetto le donne sorde. Secondo l’autrice, le donne sorde sono da sempre svantaggiate rispetto ai coetanei maschi, ed hanno generalmente un più basso tasso d’istruzione. Questo fatto non è da imputare solo all’Italia, visto che da un sondaggio condotto negli USA, dove la scolarizzazione dei sordi ha punte ragguardevoli, solo pochissime donne sono laureate, e fra quelle poche la maggior parte hanno conseguito il dottorato in facoltà come il dottorato in Scienze Sociali o Economia Domestica.

Per dibattere le questioni specifiche e cercare di trovare valide soluzioni, le donne sorde europee si erano riunite in seminario, tenutosi a Verona nel 1995: quel simposio era una novità assoluta nel suo genere e fu accolto con grande entusiasmo dalle partecipanti. Il successo ottenuto è rimarcato dal fatto che alcune di loro decisero di organizzare successivamente delle Assemblee complementari nei loro Paesi, per sollevare anche in loco la sentita questione delle pari opportunità per le donne sorde.

Le richieste in cui si compone il rapporto, condotte in 93 Sezioni provinciali ENS di tutta la Penisola, hanno coinvolto 577 donne sorde che hanno compilato individualmente dei questionari assolutamente anonimi per assicurare la privacy di ciascuna. Le domande hanno spaziato sulla situazione familiare, per sapere se sono sposate o nubili, se hanno figli e quali sono i rapporti con loro, alle scuole frequentate, alla situazione professionale raggiunta o in atto.

Con questo primo rapporto sulla condizione della donna sorda in Italia, con uno sguardo all’Europa e al Mondo intero, Ida Collu ha inteso togliere il velo dell’ignoranza, ancora imperante dei diritti r dei doveri di ciascun sordo o sorda, e sta ai lettori identificarsi o no in quei sondaggi.
Marco Lué



L'intervista a cura di Giuseppe Sclafani con la candidata Ida Collu

 Scriveva allora  Renato Pigliacampo:
Fa piacere leggere questo libro – scriveva Renato Pigliacampo sul periodico ENS ‘Parole e Segni’ del 1999 – perché a scriverlo, con la collaborazione di Valentina Balit, è la presidente nazionale dell’Ente Nazionale Sordi, Ida Collu.

“Segni al femminile, col sottotitolo ‘Primo rapporto sulla condizione sociale delle donne sorde in Italia’, ha la rara dot d presentare non più opinioni, ma i dati scientifici della ricerca. Questo libro è una fotografia reale del mondo del silenzio, della donna sorda italiana.

La Collu l’ha scritto in quel desidero di forza morale che muove tutto il suo lavoro e impegno a favore della popolazione sorda italiana. Il testo, presentato dalla prof.ssa Marisa Malagoli Togliatti dell’Università “La Sapienza” di Roma, afferma che le autrici sono andate oltre la semplice ricerca, perché ci troviamo di fronte a un tentativo riuscito di entrare rispettosamente dentro questo universo “altro”, significandolo all’interno di una rete di rapporti.

Il problema principale delle donne sorde. Talvolta emarginate dalla società, è la difficoltà di comunicazione, conducendole a vivere le relazioni umane di riflesso, limitanti o attraverso il partner o i figli. Ne emerge spesso una figura di donna rassegnata alla propria condizione di disabile sensoriale, almeno per quella che riguarda la fascia di età dai fatidici anni “anta” in poi; al contrario, le donne più giovani stanno prendendo coscienza della loro identità culturale e linguistica, Fanno testo due interessanti interviste che le autrici inseriscono nell’Appendice del loro lavoro. In una di queste parla B.P. che, tra l’altro dice: “Il punto è che avevo gli udenti come unico modello di riferimento”. Le donne sorde, forse più dei sordi maschi, sono spinte dai genitori e operatori sociosanitari e scolastici, a imitare il modello di comportamento e linguistico delle donne udenti. Il condizionamento inizia nella scuola dell’obbligo, magari complice un’amica “che aiuta” la sorda, invitata spesso a casa dai familiari “perché è normale” e quindi gioverà, come si crede, alla figlia non udente. Solo verso la fine dell’adolescenza la giovane sorda scopre l’insoddisfazione. Il disagio psicologico, di non vivere nella propria pelle, anche nel mondo affettuoso del primo ragazzo o amore. Spesso certi conflitti conducono alla nevrosi e alla depressione. Riprendono a vivere, letteralmente, quando “scoprono” i sordi, che ci sono sordi come loro.

Sono impressioni imperniate di curiosità, soprattutto vederli nella lingua dei segni: e ripercorrono talvolta con acredine, le difficoltà di “apprendere” a parlare come volevano la logopedista e i genitori. Si innesta tutto in un esame critico sulla condizione socioculturale, ricreativa e linguistica della donna sorda che, Come Collu e Balit portano a galla, con apposite e precise domande nel questionario adottato per la ricerca.

Il merito delle autrici è aver dato risposte non opinabili. La ricerca, nel complesso, non riserba sorprese. Chi vive, per lavoro o perché ha contatti con le donne sorde, valuta che le ricercatrici hanno fatto una reale fotografia del soggetto della loro ricerca. Questa veridicità d’impegno sociologico di Collu e di Balit è un vero schiaffo alle istituzioni sociopolitiche, le quali ancora ignorano i passi in avanti svolti dai Paesi europei a favore della donna sorda, rispetto all’Italia. La Collu soprattutto è cosciente che i disagi delle sorde saranno mitigati quando sarà approvato anche in Italia il riconoscimento della Lingua dei Segni. Purtroppo, come molti sordi sanno, ci sono resistenze da parte di gruppi organizzati e delle famiglie dei sordi, le quali “parlano” sempre a nome dei figli, anche quando quelli sono ormai maggiorenni, e frequentino la comunità dei sordi “parlando” in LIS.

La Collu ha preso impegni forti accettando di presiedere l’associazione nazionale dei sordi, e con questo contributo scientifico mette in mano ai cosiddetti esperti e professionisti un materiale sociopsicopedagogico fondamentale per rivedere i loro programmi e teorie.
(a cura di Marco Lué)

PER SAPERE DI PIU'
Segni al femminile.
Ida Collu


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