“In questa sede vorrei annunciare l’istituzione del disability manager, sul modello del Regno Unito e degli Stati Uniti. Una figura, una struttura, nel nuovo assetto organizzativo della Rai, in grado di dialogare, di intervenire, monitorare e essere presente anche nell’ideazione, nella creazione e nella qualità del contenuto”. Lo ha detto Fabrizio Salini, ad di Viale Mazzini, chiudendo la tavola rotonda ‘Nessuno escluso – La disabilità e l’impegno delle istituzioni e della Rai per l’accessibilità’.
“Nel 2018 abbiamo sottotitolato oltre 16 mila ore di programmi, ha spiegato, ed è un impegno in continua crescita. Per quanto riguarda la sottotitolazione delle edizioni principali dei tg, ad oggi non sottotitolate, il Tg1 delle 13.30, il Tg3 delle 19 e il Tg2 delle 20.30, mi prendo l’obbligo di provvedere”. Inoltre, rispetto “all’audio descrizione, l’attività è stata avviata in fase sperimentale sui canali tematici e progressivamente estesa anche agli altri. Nel 2018 la Rai ha audiodescritto il 76% dei programmi di prima serata”. Obiettivo “nel 2019 è proseguire nel percorso di sviluppo e di un’offerta sempre più accessibile”, ha chiosato Salini.
“Io da otto mesi ho la responsabilità di guidare quest’azienda e tra tante cose ancora da fare e da migliorare, una positiva che mi ha colpito è l’attenzione quasi spasmodica rispetto alla varietà e alla qualità dell’impegno sull’accessibilità. E questo va sottolineato, perché quasi mai entra nei giudizi sulla missione del servizio pubblico”, ha aggiunto ancora Salini, che poi ha specificato: “Nell’ambito di crescita di quest’impegno è stato deciso anche lo scorporo della Direzione di pubblica utilità”.
L’ad di Viale Mazzini ha sottolineato di aver voluto con il presidente Marcello Foa “quest’occasione di incontro di oggi, nelle stesse settimane in cui la Rai costruiva la sua riforma, perché questi due temi apparentemente distanti sono secondo me legati dallo stesso filo. Una diversa organizzazione della Rai ha alla base lo stesso obiettivo dell’incontro di questa mattina. Un servizio pubblico sempre più in grado di costruire, di includere, di non lasciare per strada nessuna delle aree sociali, delle fasce generazionali che tutte insieme fanno la ricchezza del nostro Paese. Al tempo della miriade delle fonti di comunicazione, dell’offerta sempre più differenziata e parcellizzata, il servizio pubblico trova sempre più in questo la sua nuova e indispensabile missione, a dispetto di coloro che provano a archiviarlo come reperto del ‘900”, ha concluso.
“La Rai è impegnata concretamente, da molti anni, in modo costante e crescente e senza divisioni affinché nessuno sia escluso. Per far sì che la possibilità di fruire della nostra proposta sia messa a disposizione di tutti i cittadini. Questo avviene attraverso strumenti ma anche immagini. Chi se non la Rai può farsi promotore di una società migliore, oltre le divisioni politiche. Una società nella quale anche i disabili abbiano la possibilità di sentirsi parte senza nessuna restrizione”, il pensiero del presidente Marcello Foa.
Ricordando come già l’88% della programmazione dalle sei a mezzanotte sia sottotitolata e l’esistenza di diverse edizioni del tg al giorno nella lingua dei segni, Foa ha rilevato come il Centro Rai di Torino sia “in prima fila per trovare sempre nuove soluzioni tecnologiche, come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che può aiutarci ad esempio ad ampliare i nostri servizi anche sull’informazione regionale”.
Tra le iniziative messe in campo dalla Rai anche le 200 ore di diretta delle Paralimpiadi, seguite dagli stessi giornalisti delle Olimpiadi, la presenza di personaggi disabili nelle fiction, come ne ‘La compagnia del cigno’ di Rai1 e programmi dedicati alla disabilità come ‘Tutto il bello che c’è’ e ‘Fai la cosa giusta’. “Non posso che ribadire l’impegno sincero per proseguire in questa direzione, per normalizzare la diversità, ed essere un modello di interazione sociale, nella quotidianità. Lo svolgiamo anche con iniziative non conosciute al grande pubblico, come aver reso multimediali dieci opere per persone con disabilità visiva”. E’ importante “anche confrontarci con i Paesi che su questi temi sono più avanti di noi, spesso sono quelli più piccoli. Questa è una battaglia positiva che ci unisce”, ha aggiunto ancora. “Nel raccontare la disabilità con un coinvolgimento emotivo importante e rompendo gli stereotipi può continuare ad essere esempio virtuoso”, ha concluso Foa.
Fonte: primaonline.it
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