Disabilita' non verbale, seguire il presupposto dell’Organizzazione mondiale della sanità: «Valutare stato salute anche su questa patologia»
Quando, a causa di una patologia, le capacità comunicative sono compromesse, si rischia di restare in una condizione di isolamento e di frustrazione.
In base alla Carta dei diritti della comunicazione “ogni persona indipendentemente dal grado di disabilità ha il diritto fondamentale di influenzare, mediante la comunicazione, le condizioni della sua vita”. Si rende necessario quindi, porre l’attenzione, proprio sulla disabilità non verbale. Si tratta di un particolare tipo di disabilità caratterizzato da complessi bisogni comunicativi determinati dall’impossibilità/riduzione, temporanea o permanente, di soddisfare le proprie esigenze quotidiane di comunicazione attraverso modalità naturali quali il linguaggio vocale, i gesti e la scrittura. Questa condizione può essere determinata da varie cause congenite o acquisite e può colpire quindi ogni fascia d’età. Malgrado però questo tipo di disabilità possa riguardare una così ampia fascia di popolazione, in un passato non molto lontano la capacità/possibilità di comunicare è stato un aspetto completamente trascurato o, nelle migliori delle ipotesi, considerato un problema marginale. Il percorso riabilitativo si basa oggi sul presupposto dettato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che riconosce la necessità di valutare lo stato di salute non solo in termini di sopravvivenza ma, anche in termini di qualità di vita a seguito di una patologia invalidante. Ciò è ottenibile attraverso un recupero cognitivo, motorio, e non di minore importanza, di un recupero espressivo/comunicativo, in quanto un miglioramento della qualità di vita non può non passare dalla possibilità di comunicare e di esprimere, al meglio delle proprie potenzialità, il proprio pensiero e le proprie esigenze. Il progetto abilitativo/riabilitativo deve essere “cucito sul paziente” grazie ad un intervento di co-costruzione centrata sulla persona, volto a valorizzare e potenziare l’inclusione sociale e la qualità di vita del disabile non verbale. L’obiettivo sarà quello di ridurre al minimo il deficit comunicativo anche con l’uso strumenti di Caa (comunicazione aumentativa alternativa) che abbattano le barriere determinate dal deficit e aumentino l’autonomia. La comunicazione è quindi un bisogno primario, fondamentale, imprescindibile e non un aspetto marginale nella vita di un individuo. Basti pensare ad un bambino le cui tappe dello sviluppo evolvono sia nell’aspetto motorio che verbale, per cui impara a camminare, a parlare e a comprendere l’ambiente circostante e l’acquisizione di ciascuna di queste abilità avviene contemporaneamente alle altre. In maniera analoga anche in un adulto, in seguito ad un evento avverso non si può pensare ad una riabilitazione motoria che prescinda da una riabilitazione logopedica capace di promuovere le competenze comunicative, in quanto esse rappresentano un indispensabile strumento di connessione con il mondo circostante.
Dott.ssa Maria Grazia Nicoletta - Logopedista
Fonte: laprovinciakr.itPER SAPERE DI PIU'
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