lunedì 29 giugno 2015

La prima «Festa dei Sordo-muti» 1882

Abbiamo trovato fra i documenti della Biblioteca storiografica "Benefica Cardano", di Milano, un fascicolo con la relazione del «1° Anniversario della Fondazione di Mutuo Soccorso dei Sordo-muti della Lombardia», e lo riproduciamo integralmente, poiché è opportuno che i sordi contemporanei conoscano la storia dei loro progenitori che hanno contribuito a fondare l'Associazione dei Sordi italiani. Marco Luè, Consigliere-Segretario della "Benefica-Cardano" Milano)


Il 10 aprile 1882, all'Isola Sermione, fuori di Porta Magenta, i Sordo-Muti festeggiavano con un banchetto il settimo anno della fondazione della loro Società di Mutuo Soccorso, la quale, mercè le cure del suo presidente, Antonio Carbonera, e l'attività premurosa del segretario, Dantino Albinola, che vi si è dedicato con tutta l'anima, con l'opera e cogli altri mezzi efficaci al suo incremento materiale e morale, vive una vita prospera ed ha un capitale di quasi 10 mila lire.

I banchettanti erano circa 60, di cui 10 gli invitati, amici dei Sordo-muti, e i rappresentanti del Secolo e della Perseveranza. Dei sordo-muti, la maggior parte parlava, o si sforzava di parlare; vi erano impiegati, pittori, scultori, intagliatori, orefici, litografi, ecc., facce intelligenti e nelle quali non si sarebbe mai detto che ad essi natura aveva negato il dono dell'udito e della favella.

Il banchetto fu un po' silenzioso, ma vi regnò una spontanea e sincera cordialità ed allegria; negli occhi dei Soci si leggeva la ragione del distintivo che hanno adottato: la stella d'argento col nastro verde; credono che un avvenire è riservato anche a loro.

Si leggono varie lettere di saluto, tra cui quella del sig. Antonio Valentini, che elargisce alla Società L. 50, invocando la memoria del defunto suo figlio Giuseppe, del caffettiere dei sordo-muti, sig. Baglia, che elargisce L. 10, del sig. Scampini, che elargisce L. 5, dell'assessore Labus a nome del Municipio, del benemerito sacerdote Tarra, della Società dei Sordo-muti di Roma, che chiede con il grido di"viva la Libertà, l'Eguaglianza e la Fraternità", ed altre.

Durante il banchetto alcuni Soci ringraziano il sig. Albinola, che oltre alle sue cure per la Società, per rendere più completa la festa, vi ha fatto intervenire a sue spese alcuni Sordo-muti di campagna.

Egli risponde con una voce ed un accento che straziano: «Dedicandomi al bene dei miei fratelli, disgraziati come me, io non faccio altro che il mio dovere».

Finito il banchetto, vien fatto il discorso del presidente Carbonera, che ringrazia la Società della fiducia in lui riposta, e chiude col grido «Viva l'Italia!». Quindi Albinola parla del significato della festa: dice degli scopi dell'Associazione, che sono sussidio ai malati, assistenza ai soci disoccupati ed agli impotenti al lavoro per vecchiaia. Brinda ai benefattori della Società, alla concordia, alla fratellanza, e saluta i rappresentanti della stampa, che appoggiano sempre l'opera generosa della redenzione dei Sordo-muti. Finisce con un forte grido che gli viene proprio dal cuore:«Viva l'Italia!». Il vice-segretario sig. Legnani fa leggere un suo discorso che tratta dei benefici del mutuo soccorso e della solidarietà della classe lavoratrice.

Quindi parlano i sordo-muti Leonelli, a nome di alcuni trovatelli presenti che, non conoscendo i genitori, li hanno trovati nell'amore dei fratelli di sventura e nella Società. Maestri sulla ingiustizia dell'art. 340 del Codice Civile, che interdice al sordo-muto l'uso dei diritti civili. Ponzoni, impiegato al Tribunale Civili e Correzione. Bettola rende colla mimica alcuni discorsi e ringrazia a nome degli invitati.

Quindi parlano il sig. Scarpini e il rappresentante del nostro giornale, il quale saluta i sordo-muti redenti, che si rendono degni della loro redenzione nel lavoro produttivo e nell'Associazione, che è la base dell'avvenire della classe lavoratrice. Il sig. Albinola riproduce colla mimica i discorsi che i non parlanti non avevano potuto intendere e alla fine d'ognuno è applauditissimo.

La festa finì fra la più schietta cordialità e allegria, e noi facciam vivi voti per l'incremento della Società dei Sordo-muti e per il compimento dell'opera della loro redenzione, alla quale si consacrarono tanti cuori generosi.

Assistevano alla riunione alcune signore sordomute, una di esse è moglie del signor vice-segretario, Legnani, da questa unione sono nati due graziosi bambini che sentono e parlano; non è a dire che questa è la più grande felicità dei loro genitori. 

Un particolare, e perché dovremmo tacerlo?: quasi tutti i sordo-muti sono elettori e democratici.
(da Il Secolo del  10 aprile 1882)

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