La storia dell'INPS. Nato oltre centoventi anni fa allo scopo di garantire i lavoratori dai rischi di invalidità e vecchiaia, l’Inps ha assunto nel tempo un ruolo di crescente importanza, fino a diventare il pilastro del sistema nazionale di protezione sociale.
Nel 1898 la previdenza sociale muove i primi passi con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l'invalidità e per la vecchiaia degli operai (Legge 17 luglio 1898, n. 350).
Ispirata al principio della «previdenza libera sussidiata», si tratta di un'assicurazione volontaria integrata da un contributo di incoraggiamento e dal contributo anch'esso libero degli imprenditori. A ciascun iscritto è intestato un conto individuale su cui accreditare i contributi versati, le quote di concorso (ossia l’integrazione della Cassa) e i relativi interessi. Se il lavoratore non ha vincoli quanto all’entità ed alla durata del versamento, il diritto alla rendita sorge solo dopo un certo numero di anni di iscrizione ed alla maturazione dell’età di 60 anni.
Nel 1919 l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria per i lavoratori dipendenti privati (al personale pubblico si applicava diversa disciplina). S’introduce l’istituto della pensione di invalidità e vecchiaia (requisiti minimi: 65 anni di età e 12 anni lavorativi). Sempre nel 1919 viene introdotta l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione volontaria (dal 1923 affidata alla Cassa). È il primo passo verso un sistema che intende proteggere il lavoratore da tutti gli eventi che possono intaccare il reddito individuale e familiare, la cui gestione è affidata alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali (così ridenominata).
Nel 1933 la CNAS assume la denominazione di Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, ente di diritto pubblico dotato di personalità giuridica e gestione autonoma che, dal 1944, diviene definitivamente Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
Tra il 1927 e il 1941 sono istituite l’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, gli assegni familiari e la Cassa integrazione guadagni. Nel 1939 il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia viene ridotto a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne; viene istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell'assicurato e del pensionato.
Nel 1952 si avvia la transizione verso il modello a ripartizione e nasce il trattamento minimo di pensione.
Nel periodo 1957-1966 vengono costituite le Casse per i coltivatori diretti, mezzadri e coloni, per gli artigiani e per i commercianti.
Nel periodo 1968-1972 il sistema retributivo, basato sulle ultime retribuzioni percepite, sostituisce quello contributivo nel calcolo delle pensioni. Nascono la pensione di anzianità e la pensione sociale (che sostituisce la minima agli indigenti), erogata a tutti i cittadini al di sopra dei 65 anni di età ed al di sotto di una certa soglia di reddito indipendentemente da qualsiasi requisito contributivo. Vengono predisposte misure straordinarie di tutela dei lavoratori ( cassa integrazione guadagni straordinaria e pensionamenti anticipati) e per la produzione (sgravi contributivi).
Nel 1978 viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Sono affidati all'INPS la riscossione dei contributi di malattia e il pagamento delle relative indennità.
Nel 1984 il legislatore riforma la disciplina dell'invalidità, collegando la concessione della prestazione non più alla riduzione della capacità di guadagno, bensì a quella di lavoro.
Nel 1989 entra in vigore la Legge di ristrutturazione dell'INPS (L. 88 del 1989), che rappresenta un momento di particolare importanza nel processo di trasformazione dell'Ente in una moderna azienda di servizi.
Nel 1990 viene attuata la riforma del sistema pensionistico dei lavoratori autonomi. La nuova normativa, che ricalca per vari aspetti quella in vigore per i lavoratori dipendenti, lega il calcolo della prestazione al reddito annuo di impresa.
Nel 1992 il legislatore eleva (con gradualità) l'età minima per la pensione di vecchiaia a 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne e il requisito assicurativo minimo a 20 anni.
Nel 1993 viene regolamentata la previdenza complementare, che si configura come un sistema volto ad affiancare la previdenza obbligatoria con forme di assicurazione a capitalizzazione di tipo privatistico.
Nel 1995 viene emanata la legge di riforma del sistema pensionistico (L. 335 del 1995) che si basa sui seguenti principì: le pensioni sono calcolate sull'ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa (montante contributivo), moltiplicato per un coefficiente di trasformazione calcolato in ragione della durata attesa della prestazione; l’età di pensionamento è flessibile, tra i 57 e 65 anni (uomini e donne); si accelera l’armonizzazione delle gestioni previdenziali; diviene operativa la Gestione separata per tutti i lavoratori non rientranti in altre gestioni (soprattutto i lavoratori coordinati e continuativi); è previsto un regime transitorio.
Nel 2003 sono approvate la Legge 30 e il conseguente Decreto legislativo 276 di riforma del mercato del lavoro, ispirata alle idee ed agli studi del professor Marco Biagi.
Nel 2004 sono modificati i requisiti di accesso alla pensione e sono previsti incentivi per il posticipo della pensione.
Nel 2007 sono modificati nuovamente i requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico e le finestre di uscita dal lavoro. Tra i punti salienti della riforma la revisione automatica dei coefficienti di trasformazione e l’introduzione, a partire dal 2009, del cosiddetto "sistema delle quote", in base al quale il diritto alla pensione di anzianità si perfeziona al raggiungimento di una quota data dalla somma fra l'età anagrafica minima richiesta e l’anzianità contributiva.
Nel 2009 è disposto che i requisiti di età per ottenere la pensione vengano adeguati all’incremento della speranza di vita accertato dall’ISTAT. La diffusione del nuovo strumento dei buoni lavoro per il pagamento del lavoro occasionale accessorio e nuove norme e sinergie istituzionali rafforzano il ruolo dell’Inps nel contrasto al lavoro nero e nel recupero dei crediti contributivi.
Nel 2010 vengono adottate ulteriori misure per stabilizzare il sistema pensionistico. Viene confermato ed accelerato il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e viene introdotta una finestra "mobile" per l’accesso alla pensione in sostituzione dei precedenti termini di decorrenza.
Nel 2011, nel medesimo provvedimento contenente la «riforma Monti-Fornero», vengono soppressi INPDAP (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell'Amministrazione Pubblica) ed ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo) e viene disposto, al 31 marzo 2012, il trasferimento all’INPS di tutte le competenze dei due enti. Si completa così un processo ventennale di progressivo accorpamento in INPS di tutti gli enti di sicurezza sociale, assicurando ai cittadini un unico soggetto interlocutore per i servizi di previdenza ed assistenza.
Fonte: inps.it
Fonte: inps.it
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