mercoledì 22 maggio 2019

«Son sordo e ci canto sopra. La lingua dei segni è rap»

Speciale Diogene / Brazzo, al secolo Francesco Brizio, spopola su internet con le sue canzoni che demoliscono i pregiudizi.

Dalle prime battute della canzone non c’è niente di strano: stiamo ascoltando un rap, di quello buono e il ragazzo che canta muove molto le mani, come spesso accade nel mondo dell’hip hop. Ma osservando con maggior attenzione ci si accorge che quelli non sono movimenti casuali, ma è una lingua, la lingua dei segni. Perché Brazzo, il rapper, è sordo. “Sono sordo mica scemo” è il suo inno programmatico, che ha generato un fenomeno, da YouTube ai social. Utilizza la sua arte per lanciare messaggi in un mondo che sembra avere dimenticato la sordità e i problemi connessi.

«Innanzitutto vorrei fare una precisazione: chiamateci sordi e non non udenti - appunta Francesco Brizio, questo il suo vero nome, prima dell’intervista - Facciamo parte di un mondo invisibile, e cerco sempre di dare più informazioni possibili a chi non lo conosce”. Classe 1987, originario di Taranto, con trascorsi comaschi, oggi vive e lavora a Milano.

Come ti sei avvicinato al rap e quando hai capito che poteva essere un mezzo espressivo per te?

Come tutti anche io avevo un sogno. Da ragazzino mi piaceva rappare, ma ero imbarazzato perché sono sordo. All’inizio l’ho presa come una sfida. Dopo aver superato questa sfida, è nata una vera e propria passione e da lì ho iniziato a buttare giù altri pezzi. Ormai è diventato il mio sfogo personale: al posto di scrivere sul diario mi metto a rappare. All’estero molti rapper sordi hanno un discreto successo. Perché non provarci anche qui in Italia? Poi ho capito che la musica è uno strumento potente e io ho fatto semplicemente da megafono, da amplificatore, per far conoscere il mio mondo a più persone possibili, tenendo alta l’attenzione e aiutare questo processo.


I tuoi video e le tue interpretazioni sono eccezionali, al punto che non sapendolo nessuno si accorgerebbe che sei sordo. È una cosa che ti è stata detta?

Sì, ci sono tante persone che non se l’aspettavano che un sordo potesse cantare, ma per fare un esempio, Beethoven da sordo riuscì a comporre la Nona sinfonia.

Puoi spiegare, quindi, come avviene la fruizione della musica per un sordo e che rapporto hai con essa?

Non è semplice perché cantare, per un sordo, è ovviamente molto complicato. Ho iniziato facendo degli esercizi di respirazione diaframmatica, poi ho continuato con le prove in sala di registrazione. A volte pronunciavo male le parole, ho imparato a tenere la stessa tonalità della mia voce, ma con il passare del tempo ho superato questo limite. Ci vuole un allenamento costante. Per seguire il giusto ritmo utilizzo il metronomo, oppure una persona mi aiuta a tenere il giusto tempo. Scrivo le canzoni e interpreto i testi in Lingua dei Segni.

Il testo di “Sono sordo mica scemo” è molto diretto, molto vero e, a tratti, anche crudo: hai subito delle discriminazioni per la tua sordità?

A noi non piace essere chiamati “audiolesi”, “non udenti” o “sordomuti”: noi siamo sordi e abbiamo un nome. Siamo persone e, come dico nella mia canzone, “in fondo siamo tutti esseri umani”. Noi siamo discriminati perché non ci sono servizi adeguati e veniamo considerati una minoranza irrilevante. Non ci sono servizi di interpretariato negli ospedali, nelle scuole o altri luoghi pubblici, non ci sono sottotitoli in tutti i canali televisivi (ma siamo tenuti a pagare il canone tv). Quando ero ragazzino venivo scartato dalle squadre di calcio perché sono sordo. Ne abbiamo passate tante di discriminazioni purtroppo nasce dall’ignoranza.

Dici «Il nostro piccolo mondo è come una famiglia»: anche gli altri ragazzi nel video sono sordi? Ci sono altri tuoi conoscenti che fanno musica o che si sono dedicati ad altre arti che potrebbero sembrare impossibili viste “da fuori”?

Siamo come una famiglia, ci conosciamo in tutta Italia. A volte facciamo degli eventi e ci incontriamo tutti. Ci sono tanti sordi che fanno attività in proprio, abbiamo tanto talento e che io stesso faccio anche il comico con un gruppo di amici. Il nostro gruppo lo abbiamo chiamato “Mai dire sordomuto” creato per abbattere i pregiudizi con ironia e siamo molto amati e seguiti sui social.

In calce al tuo video c’è l’invito a firmare la petizione perché la Lingua dei segni (Lis) venga riconosciuta come lingua ufficiale. È una realtà di cui si ignora quasi tutto. Quali sono le difficoltà e le criticità e cosa cambierebbe con il riconoscimento?

La sordità è invisibile ma noi non vogliamo esserlo. La mancanza dell’udito non deve impedirci di comunicare o di fare tutto quello che fanno gli altri. Noi ci siamo adattati al mondo, ma purtroppo il mondo non si è ancora adattato a noi. Il mancato riconoscimento della Lis, ad esempio, è una storia assurda che va avanti da anni nonostante l’Europa abbia richiamato più volte l’Italia. In questo modo la società ci esclude, sia nelle scuole, che nell’ambiente sportivo o di lavoro. Un’associazione per la tutela dei sordi sta lottando per farci ottenere i nostri diritti, e abbiamo anche raccolto la petizione sul riconoscimento della Lis. Credo che ci siamo quasi, ma non vogliamo illuderci ancora. Stiamo lottando dagli anni Ottanta. Immaginate quanta pazienza abbiamo avuto.


Un riconoscimento importantissimo.

Per noi è fondamentale che venga riconosciuta la Lingua dei Segni: questa consente al bambino sordo di sviluppare abilità linguistiche e intellettive prima dell’acquisizione della lingua parlata. Se non ci sono scuole con assistenti alla comunicazione o sostegni educativi, il bambino sordo rischia di rimanere isolato e apprendere poco dalle attività scolastiche. Anche fuori abbiamo difficoltà in caso di emergenza o durante alcune importanti commissioni o riunioni di lavoro. Sono tante le cose che mancano e ci siamo sempre arrangiati da soli.

Mancano solo Italia e Lussemburgo: a cosa è dovuto, secondo te, questo ritardo?

Questo ritardo è dovuto alla politica italiana, che in passato ci aveva dato garanzie, ma in realtà ci ha solo mentito. L’Italia ha vari problemi e soprattutto troppa burocrazia. Ha rallentato il riconoscimento della Lis e ci ha messo in secondo piano. Nessuno ha capito che le nostre difficoltà sono tante.

Tornando alla musica: stai diventando famoso! Cosa è cambiato nella tua vita?

Famoso è una parola grossa, diciamo che sono molto conosciuto nel mondo dei sordi e abbastanza noto nel mondo dei social. Il risultato che ho raggiunto ha fatto la differenza nelle vite di una decina di ragazzi sordi e non solo. Sto girando nelle scuole per far conoscere il nostro mondo e la nostra Lingua dei Segni. Do un esempio di vita ai ragazzi d’oggi.

Le tue canzoni ti hanno permesso di entrare in contatto con altre realtà interessanti? Hai avuto riscontri dal mondo del rap?

Come dicevo prima, giro nelle scuole e mi esibisco con alcune associazioni che supportano la Lis, ma finora non ho avuto nessun riscontro nel mondo del rap. Purtroppo in Italia c’è troppa discriminazione e danno forte immagine solo a chi fa business. Io vado avanti per passione e per divulgare il messaggio.

Alessio Brunialti. Fonte: laprovinciadicomo.it

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