mercoledì 13 febbraio 2019

Agfa critica “Mani Cantanti”: «I nostri bambini parlano e cantano, a chi serve l’iniziativa?»

«Chiederemo un confronto con il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale sull’iniziativa “Mani cantanti”, visto che abbiamo appreso dalla stampa che l’evento verrà sicuramente riproposto in altre realtà scolastiche» a parlare è Stefano Niccoli, presidente dell’Agfa, associazione grossetana famiglie audiolesi. «“Mani cantanti”, organizzata da un’insegnante della scuola elementare di via Sicilia, non prevede la presenza nel coro di bambini sordi.
Sapete perché? Perché i 18 bambini ipoacusici che frequentano le scuole della provincia di Grosseto, parlano e cantano senza essere costretti ad utilizzare le mani e ben lo dovrebbe sapere la predetta insegnante, visto che negli ultimi anni, presso la scuola di via Sicilia, dove insegna, ne sono passati ben tre. Non risulta, nella provincia, alcun bambino nato sordo i cui genitori abbiano scelto di non intraprendere la vera via di integrazione fortunatamente fornita dalla scienza, dalla medicina e dalla tecnologia».

«L’impegno di queste famiglie riunite nell’Agfa ha consentito, tra l’altro, di far nascere a Grosseto il “Centro Rieducazione del Linguaggio”, ove lavorano logopediste specializzate nel trattare bambini sordi, per garantire la riabilitazione del linguaggio ai bambini ipoacusici grossetani, che è ben presto diventato poi punto di riferimento non solo per la nostra provincia, ma anche per le famiglie senesi e di altre province toscane».


«Non intendiamo minimamente giudicare l’evento che si è svolto sabato, ma esigiamo chiarezza ed una corretta informazione, anche perché aver coinvolto i bambini udenti in questo progetto, significa educarli ad una realtà che non rappresenta quella attuale, né quella della nostra provincia, né tantomeno può rappresentarne il futuro – prosegue Niccoli -. Oggi un bambino, indipendentemente dal suo grado di sordità, parla e si esprime correttamente con il linguaggio orale in lingua italiana e straniera, ed è doveroso riconoscere il merito di questi risultati in primis agli stessi bambini, alle loro famiglie ed a quanti a vario titolo si adoperano per il raggiungimento di tale obbiettivo. L’utilizzo della lingua dei segni per i nuovi nati costituirebbe una sconfitta di eventuali genitori “sprovveduti” fatta sulla pelle dei minori e rapprenderebbe una sconfitta anche per la società, che non avrebbe garantito la reale e piena integrazione ed autonomia dei bambini sordi, non assicurando al tempo stesso l’effettiva indipendenza anche dei futuri adulti».

«Il “linguaggio mimico-gestuale“, come è più corretto definire la cosiddetta “lingua dei segni” (perché di questo si tratta e non di una lingua), è stato un utile strumento necessario fino a 30 anni fa (e lo è tutt’oggi, ma solo per gli adulti nati prima di 30 anni fa), in quanto allora rappresentava l’unico mezzo per chi aveva avuto la sfortuna di incorrere in questa disabilità. Oggi i bambini che nascono sordi, specie nella provincia di Grosseto (in media 1/2 all’anno) vengono precocemente, già dai primi mesi di vita, protesizzati ed impiantati, nonché avviati ad un percorso logopedico di apprendimento del linguaggio, con risultati strabilianti ed impensabili fino a 30 anni fa. I “nostri” bambini frequentano la scuola ed, anche se in molti casi con l’utile aiuto di un insegnante di sostegno, tutti hanno raggiunto gli obbiettivi didattici imposti dal programma al pari dei propri coetanei normo-udenti, con i quali si sono totalmente integrati, proprio perché non utilizzano la lingua dei segni, ma quella orale e non vi è la necessità di avvalersi di un interprete, non solo per imparare, ma neppure per giocare. Casomai sarebbe più opportuno che gli sforzi della scuola pubblica fossero incentrati nell’assicurare la copertura di tutto l’orario didattico con un adeguato supporto di un insegnante di sostegno sin dall’inizio dell’anno scolastico, per qualsiasi minori, qualunque tipo di disabilità abbia. Quindi una domanda ci sorge spontanea: a chi è rivolta questa iniziativa? Quale messaggio vuol far passare?».
Fonte: ilgiunco.net

L’insegnate risponde ad Agfa: «Mani cantanti serve per imparare l’italiano e per i disturbi dell’apprendimento»
Anna Del Vacchio, promotrice dell’iniziativa “Mani cantanti” risponde al presidente Agfa Stefano Niccoli, che ieri aveva sollevato dubbi in merito all’iniziativa che si è tenuta presso l’aeroporto militare di Grosseto. «Rispondo subito alla prima domanda presente nel titolo dell’articolo “A chi serve l’iniziativa?” Di certo non a bambini sordi, visto che nel coro Mani Cantanti non ve ne sono e non perché “non sono previsti” come afferma lei, ma semplicemente perché nelle classi dove questa metodologia viene sperimentata non vi sono bambini sordi».


«Non metto in dubbio che ne siano passati dalla scuola dove insegno ma non sono stati miei alunni nei quattro anni da quando sono in questo Istituto Comprensivo. Nelle mie classi invece ho molti bambini stranieri, alcuni che non parlavano per niente o pochissimo l’italiano ed erano impossibilitati perciò a comunicare i loro bisogni, le loro emozioni, i loro sentimenti. Ho anche diversi bambini con disturbi specifici dell’apprendimento (disgrafia, discalculia, dislessia e disprassia), e altri bambini con bisogni educativi speciali e disabilità di varia natura. Ecco a loro sicuramente serve Mani Cantanti».

«Intanto gli piace, piace a tutti in verità, anche ai bambini che non presentano alcuna problematica e questo probabilmente perché Mani Cantanti si integra con la musica che nella scuola è, da sempre, uno strumento potente per trasmettere significati e contenuti. Tanto che un metodo per l’insegnamento della musica nella scuola primaria, il Metodo Four di Laura Polato, ha inserito Mani Cantanti nel regno di suono-ritmo poiché musica, canto e movimento generano un’armonia coreutica. Non ho parenti sordi ma interagisco con l’Ente Nazionale Sordi visto che ho bisogno degli interpreti per l’uso che faccio della Lingua dei Segni non essendo la mia lingua madre. Non porto avanti battaglie per conto di nessuno, né porto bandiere: sono solo un’insegnante che cerca ogni giorno di trovare strumenti per far acquisire ad ogni alunno, nessuno escluso, tutte le competenze necessarie per diventare un cittadino di questo Paese».

«Trovo che la Lingua dei Segni sia una modalità espressiva estremamente affascinante e lo penso da tutta la vita, fin da quando, a circa 8 anni, ho assistito all’inserimento di un bambino sordo protesizzato nella classe di mio fratello minore: uno dei primissimi casi oltre quarant’anni fa, quando i bambini sordi venivano mandati esclusivamente nelle scuole speciali – prosegue la nota di Anna Del Vacchio -. Quello che mi stupisce, in tutta onestà, è il fatto che questa critica dell’Agfa arrivi solo ora visto che, invece, l’esperienza del coro in Lingua dei segni a scuola è da oltre tre anni sui media locali e nazionali avendo partecipato a diverse grosse manifestazioni locali, nazionali ed internazionali e avendo ricevuto perciò l’attenzione del Miur. L’evento di sabato al 4° Stormo per la presentazione del libro, era ad ingresso libero ed è stato ampiamente pubblicizzato sui media locali e nazionali ma nessuno dell’Agfa era presente, se qualcuno ci fosse stato avrebbe compreso che Mani Cantanti ha riscontrato evidenze di accelerazione dell’apprendimento dell’italiano per i bambini non italofoni, miglioramenti nelle abilità grafiche degli alunni (e questo posso testimoniarlo in prima persona anche come madre) e capacità di inclusione totale per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, quali che siano. In più consente alle persone sorde che usano la Lingua dei Segni, di seguire in toto uno spettacolo musicale».

«In molti Paesi europei e negli Stati Uniti, la Lingua dei Segni viene studiata ed usata dagli insegnanti degli asili nidi per comunicare con i bambini che ancora non hanno imparato a parlare e ad esprimersi. È il linguaggio simbolico pre-verbale per eccellenza. E parliamo sempre di bambini udenti ma “senza voce”, nel senso che non ce l’hanno ancora perché troppo piccoli. Mani Cantanti non è una metodologia rivolta a persone sorde ma uno strumento amplificante la comunicazione per il bambino udente nonché un mediatore culturale per il bambino non italofono».
Fonte: ilgiunco.net

“Mani Cantanti”, il Quarto Stormo ospita un concerto nella Lingua dei Segni italiana
Il sogno di una maestra di una scuola primaria di Grosseto diventa realtà. Sabato 9 febbraio, all’interno di uno degli hangar della base aerea maremmana, dove ogni giorno sono pronti al decollo i caccia Eurofighter dell’Aeronautica Militare, dei giovanissimi studenti daranno vita ad uno spettacolo davvero inconsueto e sorprendente, un concerto interamente realizzato nella Lingua dei Segni italiana da bambini udenti secondo la metodologia Mani Cantanti, il primo esperimento di questo tipo in Italia.

Il progetto, nel frattempo diventato anche un libro edito da Fabbrica dei Segni di Novate Milanese, che nell’occasione verrà presentato al pubblico, nasce proprio dall’intuizione di Anna Del Vacchio, docente di una scuola primaria della cittadina maremmana, di utilizzare la Lingua dei Segni Italiana (LIS), la lingua usata dalle persone sorde italiane, per amplificare la comunicazione espressiva nel canto dei bambini udenti.



Nel coro Mani Cantanti non ci sono bambini sordi e gli alunni cantano le canzoni traducendole simultaneamente in Lingua dei Segni. Ciò rende i loro concerti totalmente fruibili anche dalla popolazione sorda, fornendo dunque anche un servizio sociale importante. Un’idea che si è rivelata un potente acceleratore di apprendimento in vari ambiti – la gestualità, la comprensione della lingua italiana, la comunicazione orale con i bambini non italofoni, l’espressività, la grafia ed il disegno – ed uno strumento efficace anche in termini di integrazione interculturale. Il progetto, nato dalla stretta collaborazione tra la docente e la sezione provinciale di Grosseto dell’ ENS (Ente Nazionale Sordi), per gli importanti riscontri sulla rapidità di apprendimento dell’italiano per gli alunni stranieri, e più in generale in termini di inclusione e di coinvolgimento per tutti gli alunni con qualunque tipo di bisogno educativo, ha suscitato notevole interesse nel settore dell’istruzione e della didattica ed è oggetto di attenzione di istituti di ricerca ed università italiane. Mani Cantanti, come sottolineato nella prefazione del libro dalla Dott.ssa Annalisa Spadolini, del Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica del MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), potrebbe presto essere replicato come pratica didattica in altre realtà scolastiche.

Ad aprire il concerto del 9 febbraio sarà una versione mai vista dell’Inno di Mameli in Lingua dei Segni, a suggello di una collaborazione istituzionale tra due realtà importanti per la vita sociale e la sicurezza del Paese come le Forze Armate ed il mondo della scuola, una testimonianza concreta di attenzione da parte dell’Aeronautica Militare al territorio in cui opera e nel quale vive il proprio personale. 

PER SAPERE DI PIU'



«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini