Dal 1869 parroco della cittadina di San Alberto, migliorò la vita dei suoi parrocchiani in tutti i campi, senza trascurare quello spirituale. Fu detto “el cura gaucho” (“il prete gaucho”) perché, come i famosi cavalieri argentini, percorreva chilometri e chilometri a dorso di mula, per farsi vicino a tutti i suoi parrocchiani.
Condivise la condizione dei suoi fedeli fino ad arrivare a contrarre la lebbra, per aver bevuto dell’infuso di erba mate con alcuni ammalati. Tornato nel suo paese natale, fu reclamato indietro dalla sua gente e morì il 26 gennaio 1914, nella città di Villa del Tránsito, che due anni dopo, in suo onore, fu rinominata Villa Cura Brochero.
Fu dichiarato santo da papa Francesco, suo connazionale, il 16 ottobre 2016.
Brochero è un pastore “con l’odore delle pecore”, diventato il primo santo nato e morto in Argentina.
È ricordato con il suo cappellino a tese larghe, il rosario e il breviario nelle mani e in sella alla sua mula “Malacara”. È un simbolo della vita sacerdotale “in uscita” e della sintesi perfetta tra l’amore per Dio e l’impegno perché la gente abbia una vita più dignitosa.
I suoi resti mortali sono venerati nel santuario della Madonna del Transito, a Villa Cura Brochero.
Ma sono le sue lettere, l’umile lettino e il piccolo altare davanti al quale il padre Brochero, cieco, SORDO e colpito dalla lebbra, celebrava la Messa a memoria negli ultimi anni della sua vita, a toccare in profondità il cuore di chiunque cerchi di capire cosa significa andare “verso le periferie esistenziali”.
Il 16 marzo il suo ricordo.
PER SAPERE DI PIU'
San Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero
Comune di Villa Cura Brochero
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