domenica 24 novembre 2019

Nicola Noro: Nessun grado di discriminazione

"Quelli che vedi sono solo i miei vestiti. Adesso facci un giro e poi mi dici." da Io sono l'altro di Niccolò Fabi

Nicola Noro ha 23 anni e vive in provincia di Vicenza. Si è laureato in Inglese e Lingua dei Segni Italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia ed è attualmente iscritto alla Magistrale in Linguistica per la sordità e i disturbi del linguaggio.
Lavora come insegnante di LIS e Assistente alla Comunicazione per bambini e ragazzi sordi segnanti e non. Nicola è un attivista, milita in Arcigay Vicenza dal 2014 e insieme a un amico ha fondato l'associazione G.A.G.A. Vicenza, dove continua a operare.

1. Com’è stato crescere con un fratello sordo?
Normale. Mi spiego: crescere con un fratello sordo non è stato qualcosa di particolare o strano. Lui è così da quando sono nato per cui per me non poteva essere altrimenti. In realtà la cosa più complicata è rendersi conto che per gli altri non è così. Quando parlo di mio fratello con le persone che non mi conoscono hanno sempre tutti una reazione particolare e io, dall'altra parte, continuo a dimenticarmi che sono nato e cresciuto in un mondo che la maggior parte della gente ignora ma che per me è quotidianità. Altre volte, quando parlo di mio fratello dimentico persino di dire che è sordo. Quindi crescere con un fratello sordo è un po' come crescere con un fratello che parla un'altra lingua, ti ci abitui e diventa parte della tua vita. Nel mio caso si tratta di una lingua ignorata un po' da tutti.

2. Quando hai scoperto la LIS?
Contemporaneamente all'italiano. Sono cresciuto con entrambe le lingua. Venire a conoscenza del fatto che ci si poteva laureare in LIS, quella sì che è stata una scoperta! Avevo appena finito il liceo e lavoravo in un bar LGBT+ a Vicenza, due clienti parlavano di una loro amica che studiava LIS a Ca' Foscari. La settimana dopo mi sono iscritto.

3. Come definiresti la tua esperienza alla Ca’ Foscari di Venezia?
Ca' Foscari offre una preparazione ottima, non solo per quanto riguarda la lingua, ma anche la cultura e la comunità segnante. Durante la triennale ho approfondito e consolidato le mie conoscenze, scoperto e imparato cose nuove, ma soprattutto ho avuto molte opportunità di crescita personale, accademica e artistica.

4. Qual è stato l’argomento oggetto della tua tesi?
Nella mia tesi di laurea triennale ho affrontato l'argomento della creazione identitaria delle persone sorde LGBT+. Ho intervistato ragazzi e ragazze sorde LGBT+, raccolto le loro testimonianze di vita e chiesto che tipo di stigma percepissero da parte delle comunità udente e sorda etero e di quella udente LGBT+.

5. Trovi che ci siano degli aspetti in comune tra la comunità sorda e quella LGBT+? Se sì, quali?
Innanzitutto preferisco parlare di comunità segnante piuttosto che sorda. Nella maggior parte dei casi si fa riferimento alle persone sorde che utilizzano la Lingua dei Segni, quelle che vedono la propria sordità come un'identità, non come una mera questione medica. Quindi sì, ci sono sicuramente degli aspetti in comune tra comunità segnante e comunità LGBT+. Prima di tutto il fatto di essere una comunità di minoranza, di dover quindi affrontare lo stigma della società, doversi adattare all'ambiente circostante senza rinunciare alla propria identità. In realtà sono le persone segnanti nate da genitori non segnanti ad avere più aspetti in comune con le persone LGBT+. In questo caso entrambi devono realizzare che sono diversi non solo dalla comunità di maggioranza, ma anche dai propri familiari. Devono capire chi sono e trovare la propria comunità di appartenenza. I segnanti figli di segnanti, invece, hanno la fortuna di nascere nella propria comunità. Tra queste comunità, però, sono più grandi le differenze: in un caso parliamo di una comunità di minoranza, quella segnante, che è, dal mio punto di vista, prima di tutto una comunità di minoranza linguistica. Mentre per quanto riguarda la comunità LGBT+ la componente linguistica viene a mancare, mentre si guardano di più l'affettività e la sessualità.

6. Qual è la differenza tra gli acronimi LGBT+ e LGBTQ?
Il + indica una pluralità di sigle, include, per esempio, la A di "asessuale" o "aromantico", la I di "intersessuale" e anche la Q stessa. La Q invece include solamente le persone "Queer". Certamente anche Queer è un termine ombrello che comprende una serie di altre identità, ma è comunque più specifico. Di fatto per una persona potrebbe essere più semplice identificarsi con una di quelle identità comprese nel +, piuttosto che nell'identità Queer.

7. Che cos’è GAGA Vicenza?
G.A.G.A. Vicenza è un'associazione LGBT+ di Vicenza che ho fondato nel 2016 insieme a un mio collega e amico attivista. Siamo nati come sportello di ascolto per persone LGBT+ discriminate. Nel tempo abbiamo accolto anche persone migranti LGBT+, che quindi sono scappate dal loro Paese di origine a causa del loro orientamento sessuale e/o della loro identità di genere, e persone Trans che vogliono intraprendere o hanno già intrapreso un percorso di transizione. Nello specifico io mi occupo dello sportello dedicato alle persone migranti LGBT+.

8. Ti piacerebbe conseguire il titolo di interprete LIS?
Sicuramente sì! Il problema è che i corsi per diventare interprete scarseggiano oppure ci sono pochi iscritti e quindi non partono. Tuttavia c'è un enorme bisogno di interpreti LIS. Per ora intendo concludere la laurea magistrale. La mia intenzione è quella di iscrivermi successivamente a uno dei corsi per diventare interprete.

9. Musica visiva: LIS o italiano segnato?
LIS. Se dovessi tradurre una canzone dall'inglese all'italiano, tradurresti soltanto le parole o la adatteresti al 100% in italiano? Lasciando la grammatica dell'inglese, il risultato sarebbe tremendo. Si otterrebbero frasi come "Io sono nella traccia giusta, piccolo, io sono nato in questo modo" (Traduzione letterale di "Born this way"). Lo stesso si verificherebbe preferendo l'italiano segnato alla LIS. La Lingua dei Segni Italiana è una vera e propria lingua e dobbiamo riconoscerle la sua dignità, anche nel campo specifico della musica visiva. Con la LIS si possono rendere sfumature che in italiano segnato non avrebbero lo stesso effetto. Si può rendere visiva la poesia del testo.

10. Com’è nata l’idea di formare il duo Nic&Ale LIS?
Diciamo pure per gioco. Io e Ale stavamo frequentando il primo anno a Ca' Foscari e durante una lezione le ho chiesto: "perché non proviamo a tradurre una canzone?". Detto fatto. Abbiamo caricato un video e, dopo aver visto la bellissima reazione del pubblico, abbiamo deciso di avviare un vero e proprio progetto d'inclusione.

11. Come siete soliti lavorare alla traduzione di un brano?
Prendiamo il testo e lo traduciamo strofa per strofa cercando di rendere il significato o di trasformare la poesia nascosta nel testo e non di tradurre letteralmente. Confrontiamo le nostre idee e troviamo un punto di incontro. Poi, soprattutto per i testi più complessi, lasciamo sedimentare la traduzione. Dopo un po' di tempo la riprendiamo in mano e, se qualcosa non ci convince, la modifichiamo. E così via finché non siamo pienamente soddisfatti del risultato.

12. Come siete approdati a Italia’s Got Talent?
Anche qui per gioco. Il fidanzato di Ale ci ha spinto a iscriverci ai casting e abbiamo accettato quasi subito. Sapevamo che sarebbe stata un'ottima opportunità non solo per noi, ma anche e soprattutto per la Lingua dei Segni Italiana. Volevamo far conoscere la cultura segnante a più persone possibili e questo era sicuramente un'ottima occasione per farlo.

13. State lavorando a qualche altro progetto?
Sì, ma per questa canzone stiamo andando un po' a rilento. Abbiamo deciso di uscire un po' dalla nostra comfort zone per quanto riguarda sia il testo che il ritmo della canzone. In più non useremo una sola Lingua dei Segni, ma non vorrei svelare troppo. Nel frattempo stiamo continuando a girare l'Italia e l'Europa per portare la Lingua dei Segni Italiana nelle scuole e nei palchi.

14. Qual è il tuo motto?
Non ne ho ancora trovato uno. Mi faccio ispirare spesso dalle parole delle persone a me care.
Nota: LGBT è un acronimo di origine anglosassone che racchiude le parole lesbica, gay, bisessuale e transgender/transessuale.

Michele Peretti. Fonte: viverefermo.it



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