giovedì 27 settembre 2018

In ricordo di Giuseppe Basili.

“…Ciao papà...ora puoi, camminare ...correre .....giocare a carte come piaceva a te ... mi mancheranno i tuoi sorrisi ...appena mi vedevi ...e io che ti dicevo ....come stai? ... tu sempre bene ...nonostante tutto....ma ora so che non soffri più...ma siamo sicuri che tu tra noi ci sei sempre...e perdonami se qualche volta ...mi dimenticherò di fare qualcosa...le bollette le scadenze ...ricordati...che la tua forza è la mia ....ora sei il nostro angelo…”… “…Non piangete, sarò l’angelo invisibile della famiglia. Dio non saprà negarmi niente quando io pregherò per voi…e quando sarò arrivato abbraccerò tutti i vostri cari che mi hanno preceduto ...arrivederci…”.
Simona Basili

Giuseppe di Folignano (Ascoli Piceno) nato il 16 novembre del 1947 già sordo come una delle sue due sorelle; era stato nel nostro convitto del Pio Istituto Sordomuti di Milano dal 1955 fino al 1962; istruito ed educato da mons. Emilio Puricelli

Era un buon allievo e grande lavoratore (faceva il calzolaio); alto, snello, preciso, ubbidientissimo e soprattutto atletico; un vero fiore all’occhiello del suo maestro di educazione fisica: Angelo Mapelli. Infatti lo inseriva sempre in prima fila davanti a tutti come un suo portabandiera durante le manifestazioni e le feste in onore ai benefattori, ai superiori ed alle mamme. 

Nell’Istituto si comportava come amico, fratello e padre ed era tollerante con i suoi compagni. In realtà sapeva come risollevare i litigi e riappacificare i più furiosi ragazzi. Un sicuro esempio da imitare nel convitto dal quale i suoi superiori lo avevano sempre stimato per le sue doti e virtù. 

Dopo sette anni di formazione a Milano era stato trasferito ancor giovane all’Istituto Gualandi di Giulianova (Teramo) per terminare gli obblighi scolastici. Aveva trovato come primo lavoro in una fabbrica di scarpe per un paio di anni e dopo era stato assunto alla Banca d’Italia di Ascoli Piceno.

Aveva prestato servizio per 35 anni e dopo era stato messo a riposo nel 2002. Era molto attivo nel sociale e nella sua associazione; non stava mai in casa; sempre in giro a correre, a fare sport, a giocare con i suoi amici. Ma nel 2007 per un fato così crudele dovette subire un’operazione alle vertebre dal quale subì progressivamente la perdita degli arti inferiori stando prima col girello e dopo con la sedia a rotelle. 

Un calvario che lui nonostante così forte aveva dovuto sopportare con viso sempre sorridente e combattivo quel male ostinato. Inoltre nel 2013 venne di nuovo ricoverato all’ospedale per un insorgere d’un emorragia cerebrale, sebbene la malattia si fece più acerrima rimase sempre sorridente anche agli ultimi giorni del mese di giugno 2018. 

In quel fatidico giorno dedicato a Sant’Antonio da Padova (13 giugno) il carissimo Giuseppe venne chiamato in cielo lasciando disperatamente e con dolore i suoi cari amici, parenti, sorelle, sua madre di novant’anni, la unica amata figlia Simona e la sua cara sposa Cristina. Dio già concede un grande premio per le sue esemplari doti e virtù verso di noi.
Giuseppe Del Grosso. Fonte: Giulio Tarra Settembre 2018

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