“Il riconoscimento della lingua dei segni per i sordi è essenziale per garantire a tutti il pieno accesso al sacrosanto diritto di ciascuno di potersi esprimere nella propria lingua.”
Così intervenendo in aula nella discussione sul provvedimento per la lingua dei segni italiana, il segretario politico del Patt e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, sen. Franco Panizza.
“La lingua dei segni per sordi, sordo-ciechi e disabili uditivi – ha spiegato Panizza – è una vera e propria lingua e non solo una modalità d’espressione della lingua italiana. Ne esistono più di 30 riconosciute al mondo ed oggi siamo in Europa l’unico Paese, assieme al Lussemburgo, che ancora non ha riconosciuto la lingua dei segni dopo la convenzione Onu del 2006.
In televisione come nei grandi eventi pubblici l’interprete Lis è sempre più presente, a riprova di una sensibilità sociale cresciuta nel tempo, cui adesso anche le Istituzioni devono adeguarsi, colmando finalmente questo ritardo.
Nelle scorse settimane ho personalmente preso parte a diverse iniziative sul mio territorio: l’assemblea di Anffas, quella dell’Unione Ciechi, l’inaugurazione della nuova sede della Sezione di Trento dell’Ente Nazionale Sordi.
L’Ens e le altre realtà che operano in questo campo garantiscono sul territorio la possibilità per tutte queste persone di condurre una vita più accettabile. Non ho dubbio nel dire che senza di loro, senza queste realtà preparate e motivate, oggi la nostra società potrebbe garantire ben poco.”
Panizza poi ha voluto ricordare tutti gli elementi positivi del Provvedimento: “la prevenzione e l’identificazione precoce di fenomeni di sordità per poterla curare, gli interventi di sostegno psicologico, la costituzione di centri specializzati, l’aumento dell’accessibilità attraverso le nuove tecnologie e lo sviluppo di software e hardware dedicati. Ma anche l’accessibilità universale agli ambienti, agli edifici, alle istituzioni e agli eventi artistici e culturali.
E poi l’accesso ai servizi di emergenza e pronto intervento e alla pubblica amministrazione, la disponibilità di servizi di interpretariato e i corsi di formazione per gli interpreti. Così come la disponibilità di insegnanti di sostegno e assistenti di comunicazione nelle scuole, l’accesso all’istruzione universitaria e post universitaria, l’accesso ai trasporti pubblici.
È assolutamente positivo che si sia giunti a un testo unitario, a dimostrazione che questo è un tema in cui le forze politiche devono trovare la convergenza. È stato un lavoro di grande impegno, che ha coinvolto molte associazioni e realtà operanti nel settore e che ne ha raccolto le testimonianze, le richieste e il prezioso contributo d’esperienza.
C’è ancora tanto da fare – ha insistito Panizza – per rimuovere tutte le barriere materiali e culturali che ancora esistono. In Italia siamo spesso all’avanguardia per quanto riguarda i principi e le enunciazioni, ma troppo spesso siamo carenti sul piano dell’attuazione dei diritti.
Soprattutto negli ultimi mesi, quest’aula si è trovata più volte ad affrontare le tematiche legate alla disabilità. Penso al dibattito di martedì sulle persone affette da disabilità intellettiva e da Sindrome di Down, ma penso soprattutto a una legge di grande civiltà quale il “Dopo di Noi”. Dobbiamo continuare così, con questa attenzione e sensibilità.
Per questo il mio auspicio è che una volta approvato il testo si faccia in fretta coi decreti attuativi, ma soprattutto che, al di là di quelle già stanziate, si trovino tutte le risorse indispensabili per garantire effettivamente un diritto che è sacrosanto ed è sancito dalla Costituzione. Per troppi anni alle persone affette da disabilità uditiva è stato negato il pieno diritto di cittadinanza”, ha concluso il Senatore del Patt.
Comunicato Stampa Sen. Franco Panizza
Disabilita': lingua dei segni, il Senato spinge la legge attesa da 20 anni
Riprende martedì prossimo (25 maggio n.d.r.) in aula al Senato la discussione, cominciata giovedì scorso, della legge sul riconoscimento della lingua dei segni italiana, strumento di comunicazione che consente, in primo luogo, ai bambini sordi un pieno sviluppo cognitivo e l’accesso all’istruzione, alla cultura e all’inserimento lavorativo e sociale. Si tratta di un provvedimento ancora in prima lettura a Palazzo Madama, che dovrà successivamente approdare alla Camera, ma molto atteso per due ordini di motivi. In Italia le persone sorde sono circa 960.000, cifra che comprende i nati sordi (e che quindi non hanno potuto acquisire il linguaggio parlato come i bambini udenti) e coloro che lo sono diventati per effetto di incidenti o malattie. L’espressione ‘molto atteso’ sottolinea anche lo scarto di due decenni con cui l’Italia recepisce le risoluzioni in materia di linguaggio dei segni, fatte dal Parlamento europeo nel 1988 e poi nel 1998. “La legge che riconosce piena dignità alla lingua dei segni italiana – ha confermato il senatore Pd Francesco Russo, relatore del testo sulla Lis, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama – arriva con almeno 20 anni di ritardo”. ”Presentiamo una norma di civiltà – ha aggiunto il senatore Pd, che ha svolto la prima parte della sua relazione in aula comunicando proprio con la Lis – provando a cancellare la vergogna di vivere nell’ultimo paese in Europa che non ha ancora una legge che riconosca pienamente i diritti essenziali delle persone sorde”. Il ddl stabilisce il riconoscimento della Lis ”quale lingua propria della comunità dei sordi, equiparandola pertanto a una qualsiasi lingua di minoranza linguistica”, che tra la propria origine da una base etnica. La Lis, invece, come si legge nella relazione, viene considerata una ”lingua non territoriale” della comunità dei sordi. In termini pratici vuol dire che la Lis verrà utilizzata nei rapporti con le amministrazioni pubbliche e con gli enti locali, nonché nei procedimenti giudiziari civili e penali. La legge garantisce l’insegnamento della lingua dei sordi nella scuola primaria e secondaria di primo grado nonché l’utilizzo dell’interprete della Lis nelle scuole superiori e nelle università. Verranno inoltre incentivate le trasmissioni televisive nelle quali è utilizzata la Lis e quelle gestite dai sordi. “Questo provvedimento – ha spiegato ancora Francesco Russo – ribadisce l’impegno a utilizzare tutti i canali comunicativi e linguistici, la sottotitolazione, le nuove tecnologie, i servizi di interpretariato in Lis e Lis tattile, per eliminare le barriere a comprensione e comunicazione, per promuovere la piena inclusione scolastica e universitaria, l’accessibilità ai luoghi di lavoro, alle strutture e ai servizi della pubblica amministrazione”. Non sembrano esserci ostacoli sulla strada dell’approvazione, anche se c’è chi chiede qualche aggiustamento in corso d’opera, perché, come puntualizza la senatrice di Mdp-Articolo 1, Nerina Dirindin, ”il provvedimento presenta ancora debolezze e ridondanze che andrebbero superate in aula“. Ad esempio, aggiunge, ”vanno evitate enunciazioni di principio non concretamente traducibili in azioni positive, adeguatamente finanziate e percorribili in tutto il territorio nazionale. Va garantita la diagnosi precoce e, nel rispetto della libertà di scelta, vanno assicurati tutti gli interventi che possono consentire al bambino sordo di sviluppare capacità di parlare e di comprendere gli altri“.
a cura di Filomena Fotia. Fonte: MeteoWeb.eu
Disabilita': lingua dei segni, il Senato spinge la legge attesa da 20 anni
Riprende martedì prossimo (25 maggio n.d.r.) in aula al Senato la discussione, cominciata giovedì scorso, della legge sul riconoscimento della lingua dei segni italiana, strumento di comunicazione che consente, in primo luogo, ai bambini sordi un pieno sviluppo cognitivo e l’accesso all’istruzione, alla cultura e all’inserimento lavorativo e sociale. Si tratta di un provvedimento ancora in prima lettura a Palazzo Madama, che dovrà successivamente approdare alla Camera, ma molto atteso per due ordini di motivi. In Italia le persone sorde sono circa 960.000, cifra che comprende i nati sordi (e che quindi non hanno potuto acquisire il linguaggio parlato come i bambini udenti) e coloro che lo sono diventati per effetto di incidenti o malattie. L’espressione ‘molto atteso’ sottolinea anche lo scarto di due decenni con cui l’Italia recepisce le risoluzioni in materia di linguaggio dei segni, fatte dal Parlamento europeo nel 1988 e poi nel 1998. “La legge che riconosce piena dignità alla lingua dei segni italiana – ha confermato il senatore Pd Francesco Russo, relatore del testo sulla Lis, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama – arriva con almeno 20 anni di ritardo”. ”Presentiamo una norma di civiltà – ha aggiunto il senatore Pd, che ha svolto la prima parte della sua relazione in aula comunicando proprio con la Lis – provando a cancellare la vergogna di vivere nell’ultimo paese in Europa che non ha ancora una legge che riconosca pienamente i diritti essenziali delle persone sorde”. Il ddl stabilisce il riconoscimento della Lis ”quale lingua propria della comunità dei sordi, equiparandola pertanto a una qualsiasi lingua di minoranza linguistica”, che tra la propria origine da una base etnica. La Lis, invece, come si legge nella relazione, viene considerata una ”lingua non territoriale” della comunità dei sordi. In termini pratici vuol dire che la Lis verrà utilizzata nei rapporti con le amministrazioni pubbliche e con gli enti locali, nonché nei procedimenti giudiziari civili e penali. La legge garantisce l’insegnamento della lingua dei sordi nella scuola primaria e secondaria di primo grado nonché l’utilizzo dell’interprete della Lis nelle scuole superiori e nelle università. Verranno inoltre incentivate le trasmissioni televisive nelle quali è utilizzata la Lis e quelle gestite dai sordi. “Questo provvedimento – ha spiegato ancora Francesco Russo – ribadisce l’impegno a utilizzare tutti i canali comunicativi e linguistici, la sottotitolazione, le nuove tecnologie, i servizi di interpretariato in Lis e Lis tattile, per eliminare le barriere a comprensione e comunicazione, per promuovere la piena inclusione scolastica e universitaria, l’accessibilità ai luoghi di lavoro, alle strutture e ai servizi della pubblica amministrazione”. Non sembrano esserci ostacoli sulla strada dell’approvazione, anche se c’è chi chiede qualche aggiustamento in corso d’opera, perché, come puntualizza la senatrice di Mdp-Articolo 1, Nerina Dirindin, ”il provvedimento presenta ancora debolezze e ridondanze che andrebbero superate in aula“. Ad esempio, aggiunge, ”vanno evitate enunciazioni di principio non concretamente traducibili in azioni positive, adeguatamente finanziate e percorribili in tutto il territorio nazionale. Va garantita la diagnosi precoce e, nel rispetto della libertà di scelta, vanno assicurati tutti gli interventi che possono consentire al bambino sordo di sviluppare capacità di parlare e di comprendere gli altri“.
a cura di Filomena Fotia. Fonte: MeteoWeb.eu
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