domenica 5 marzo 2017

Isolamento e ricaduta sociale: chi perde l'udito e' fuori dal mondo

La sensazione di sentire bene ma capire male è uno dei primi segnali di abbassamento dell'udito. Ignorarlo significa rinunciare a una fetta consistente del mondo che ci circonda e le ricadute psicologiche sono rilevanti. Se nel bambino è fondamentale la diagnosi precoce, nella popolazione adulta investire nelle protesi acustiche è la scelta giusta per evitare l'isolamento e ridurre il rischio di demenza. Grande alleato di chi soffre di sordità è la tecnologia, in grado di abbattere le barriere della comunicazione. Ce ne parla Roberto Albera, otorinolaringoiatra alla Città della Salute di Torino e professore ordinario di otorinolaringoiatria all'Università di Torino.


Cosa si intende quando si parla di sordità?
«Si tratta di deficit uditivi che possono dipendere da una malattia dell'orecchio esterno o interno. Nel primo caso il problema è molto più frequente nei bambini e ci sono terapie mediche o chirurgiche risolutive. Se parliamo di orecchio interno, invece, c'è un riscontro più alto nella popolazione adulta e anziana: in questo caso i rimedi sono quasi mai efficaci e l'unica soluzione è l'apparecchio acustico ».

Qual è l'impatto di questa patologia sulla società?
« el bambino, per esempio, se è un problema di orecchio esterno o medio l'impatto è modesto. Diventa un problema drammatico quando il bambino nasce o diventa sordo a livello dell'orecchio interno nei primi due o tre anni di vita. È un grave danno perché non si acquisisce il linguaggio. In questo caso è fondamentale dedicare molta attenzione alla diagnosi precoce perché questo può portare alla quasi risoluzione del problema con apparecchi sia mobili che impiantati » .

E nel soggetto adulto?
«Il problema frequente è la ridotta capacità di capire negli ambienti rumorosi. Il classico " sento ma non capisco" che si traduce in una grande fatica a frequentare ambienti di un certo tipo. Alcune teorie, poi, associano la sordità al rischio di demenza. Un soggetto adulto over 60 che ha una grave sordità sembra manifestare un rischio più elevato di demenza. Ecco perché diamo molta importanza alla protesizzazione nei soggetti anziani. È meglio investire nelle protesi ma ridurre il rischio di demenza. In Italia, però, c'è una scarsa propensione a utilizzare le protesi acustiche sia per l'aspetto estetico che economico».

Quali sono le novità per quanto riguarda le terapie?
«L'unica terapia che ha un significato è la protesizzazione: sistemi che sono sempre più sofisticati e che consentono al paziente di sentire. Una novità rilevante sono i sistemi ( attraverso modulazione di frequenza, Bluetooth o induzione magnetica) che consentirebbero, tramite una protesti acustica, di disattivare il rumore di fondo e far percepire solo il messaggio utile. Poi ci sono le protesi che si inseriscono chirurgicamente, che consentono alle persone di sentire stimolando il nervo acustico. La prospettiva futura, che in parte è già in essere, è la miniaturizzazione di protesi da installare nell'orecchio medio. Già ci sono, ma sono ancora grandi e costose».

Ci sono collegamenti tra sordità e altre malattie dell'organismo?
« L'orecchio interno è l'organo che consuma più ossigeno. Questo vuol dire che se c'è un'insufficienza nell'organismo l'orecchio ne soffre. Ecco perché i diabetici o chi ha la pressione alta è più sordo».

L'uso di cuffie e auricolari può creare danni all'organo uditivo?
« Sì, anche se mediamente grandi danni non se ne vedono perché l'utilizzo non è di tantissime ore e non si prolunga negli anni. È fondamentale comunque portare avanti campagne di sensibilizzazione tra i giovani, non per vietare ma per insegnare a usare questi strumenti in modo poco dannoso».
Fonte: repubblica.it

Rivoluzionaria scoperta nella ricerca contro la sordità. Le cellule dell'udito si possono rigenerare, già in programma la sperimentazione sull'uomo. 
Rigenerazione cellulare e cura della sordità Rigenerazione cellulare e cura della sordità . Un team di scienziati, frutto dell'unione dei migliori ricercatori del centro di ricerca Division of Health Sciences and Technology del Massachusetts Institute of Technology (MIT) con i migliori studiosi dell'Università di Harvard, ha pubblicato i risultati di uno studio che apre nuove porte alla cura di alcune forme di sordità. La chiave della scoperta è un mix di sostanze che sarebbero capaci di rigenerare le cellule uditive.

L'esperimento alla base della scoperta scientifica
La capacità di rigenerazione delle cellule uditive appartiene a molte specie animali, come anfibi e uccelli, ma non all'essere umano. La morte delle cellule ciliate (le cellule che, all'interno dell'orecchio, trasformano gli impulsi meccanici delle onde sonore - cioè i suoni - in impulsi elettrici che vengono poi ritrasmessi al cervello) è fra le prime cause di diverse forme di sordità, e può verificarsi per il normale processo di invecchiamento, per l'esposizione a stimoli uditivi troppo intensi, per infezioni, traumi e per effetto collaterale di alcuni farmaci. L'esperimento, nel dettaglio, è avvenuto su cellule cocleari (la coclea è la parte interna dell'orecchio che contiene le cellule ciliate) del topo, appositamente 'coltivate' in laboratorio. Nella fase iniziale dell'esperimento, nelle cellule è stata iniettata una prima miscela di molecole che ha causato la rapida moltiplicazione delle stesse. Nella seconda fase, è stato somministrato un altro mix di sostanze che ha innescato la differenziazione da cellule cocleari generiche a cellule ciliate mature. I ricercatori del Division of Health Sciences and Technology hanno così scoperto che tale miscela di farmaci induce le cellule progenitrici della coclea a differenziarsi in cellule ciliate, proprio quelle rilevanti in molte malattie legate all'#udito.

Già in programma la sperimentazione sull'uomo
Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla rivista Cell Reports, ed è stato realizzato dai ricercatori del MIT e di Harvard, coordinati dal dottor Will McLean (studioso rinomato nel campo delle cellule staminali e della rigenerazione cellulare) e dalla dottoressa Xiaolei Yin, del Brigham and Women's Hospital di Boston. La rivoluzionaria scoperta scientifica è già pronta per spostarsi dai laboratori alla realtà: le prime sperimentazioni sull'uomo sono già state programmate per il 2019. #cellule staminali #sordità

Martina De Carlo. Fonte: it.blastingnews.com

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