lunedì 9 aprile 2018

Istituto per sordi. Per risparmiare venti stipendi smontano un servizio d'eccellenza

L’Istituto Statale dei Sordi di Roma è arrivato alla sua ultima fermata e noi lavoratori siamo stati invitati a scendere. Il lavoro, la dedizione, la professionalità e il lungo precariato di 20 lavoratori co.co.co., sordi e udenti, non sono infatti stati presi in alcun modo in considerazione dal Regolamento di riordino dell’Ente, di cui eravamo in attesa da 17 anni e che è ormai giunto alla sua fase conclusiva.
Il Miur, non contento di aver affidato per ben 10 anni l’Issr a un commissariamento straordinario, ha pensato bene di ridimensionare significativamente il ruolo e le funzioni di un Istituto che costituisce un unicum a livello nazionale e di tagliare fuori i suoi lavoratori, ossia proprio coloro che, nella vergognosa latitanza istituzionale di quasi due decenni, hanno portato avanti e perfino implementato le attività e i servizi offerti alla collettività, alle persone sorde, alle loro famiglie e agli operatori del settore socio-educativo. Così, dopo che i lavoratori dell’Issr, di cui quasi la metà sordi, hanno dimostrato che è possibile occuparsi di sordità, servizi, educazione e cultura secondo i dettami della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, dopo che hanno resistito a una difficile crisi economica che li ha lasciati per mesi senza retribuzione… la beffa! L’Ente sopravviverà – anche se di molto ridimensionato – e proprio coloro che hanno contribuito a renderlo un centro di eccellenza non ne faranno più parte.

Evidentemente non sono bastati gli articoli di giornale e le denunce di un anno fa a salvare quello che in Italia non solo è un punto di riferimento dell’intera comunità sorda, ma costituisce un centro di eccellenza per la ricerca, i servizi e le attività offerte. Adesso un regolamento approvato in fretta e furia dal governo uscente (dopo 17 anni di silenzio!) farà dipendere l’Issr dalla scuola Magarotto, presente all’interno dell’istituto stesso ma che poco ha a che vedere con tutto ciò che negli altri piani del palazzo si faceva. L’idea di una razionalizzazione della spesa, che pare evidente dietro questa scelta frettolosa, va a sbattere drammaticamente contro il lavoro di venti persone – che in questi anni hanno reso l’istituto il centro di eccellenza di cui parlavo – ma anche contro i bisogni e le necessità di tutta la comunità sorda italiana. Ho conosciuto personalmente i servizi e le attività svolte, ho verificato l’importanza di ciò che viene fatto in quei corridoi (corsi di Lingua dei segni, corsi per interpreti, sportelli di ascolto per i genitori di bambini sordi, produzione di materiale audiovisivo, ecc). L’Italia è già un Paese che non assicura alle persone sorde parità di diritti rispetto agli udenti – basti pensare a quanti pochi insegnanti di sostegno conoscono la Lis. Siamo sicuri di voler togliere loro anche il minimo sindacale, soltanto per risparmiare venti stipendi?

Silvia D’Onghia. Fonte: Il Fatto Quotidiano

PER SAPERE DI PIU'
Istituto Statale Sordi



«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it
"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini