venerdì 30 ottobre 2015

La sordità, l'impianto cocleare, il recupero uditivo...

Alcuni articoli utili raccolti da questo per conoscere l'argomento sulla sordità neurosensoriale e tutte le sue implicazioni e in particolare il recupero uditivo attraverso le protesi acustiche e gli impianti cocleari nell'avanguardia di oggi.  La classificazione della sordità indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità )OMS)


Tecnologie computazionali per una chirurgia dell’orecchio accurata e sicura.
 Le tecnologie che misurano accuratamente l’orecchio interno potrebbero trasformare la chirurgia, ridurre i costi sanitari e migliorare la vita di milioni di persone con problemi di udito.

Il progetto triennale HEAR-EU, che è finanziato dall’UE e si è concluso alla fine di agosto 2015, ha introdotto una rivoluzionaria tecnologia di imaging e software di pianificazione chirurgica per aumentare le probabilità di riuscita degli impianti cocleari. 

Il prototipo del nuovo microscanner TC ad elevata energia sviluppato dal progetto viene adesso utilizzato e presto sarà introdotto sul mercato. Grazie alle immagini migliorate di questo scanner, i modelli cocleari ad alta risoluzione che mostrano le variazioni nei pazienti, possono essere combinati con immagini cliniche standard, offrendo al personale medico un quadro migliore delle esigenze specifiche di ciascun paziente. Si potrà quindi scegliere meglio il modello di impianto più adatto – e la sua posizione – a seconda delle caratteristiche anatomiche del paziente. 


Sono anche stati sviluppati nuovi strumenti computazionali per aiutare i chirurghi a seguire traiettore di perforazione più sicure verso la coclea, insieme a una combinazione di parametri concepiti per valutare la probabilità di traumi.

“HEAR-EU aiuterà a definire e progettare una nuova generazione di impianti cocleari (cochlear implants, CI) con prestazioni funzionali ottimali,” dice il coordinatore del progetto prof. Miguel A. González Ballester, dell’ICREA e dell’Universitat Pompeu Fabra di Barcelona. “Questo migliorerà notevolmente la qualità della vita dei pazienti anziani e aumenterà l’aspettativa di vita dei bambini molto piccoli, permettendo impianti CI molto più efficienti in età molto giovane.”

L’innovazione potrebbe anche potenzialmente ridurre i costi sanitari in Europa, riducendo i tempi di ricovero e degli interventi chirurgici relativi ai CI. “Ciò si otterrà rendendo disponibili questi nuovi strumenti computerizzati di pianificazione chirurgica e diagnostica,” aggiunge González Ballester. “HEAR-EU contribuisce anche a promuovere la posizione dell’industria europea nel mercato europeo e globale dei prodotti e servizi associati alle tecnologie mediche. Inoltre, a causa della complessità della procedura chirurgica, le nuove tecnologie come la pianificazione assistita da computer potrebbero avvantaggiare notevolmente la formazione dei giovani chirurghi.” 

Gli impianti cocleari mirano a risolvere la perdita dell’udito tramite la stimolazione elettrica diretta delle cellule del ganglio spirale nella coclea dell’orecchio interno. Il progresso tecnologico in questo campo ha portato allo sviluppo di dispositivi impiantabili nell’orecchio interno, i quali si sono dimostrati di grande utilità nei pazienti affetti da una perdita dell’udito da moderata a grave. 

“La chirurgia degli impianti è tuttavia molto complessa,” dice González Ballester. “Richiede una grande abilità clinica per accedere efficacemente al sito chirurgico – la coclea – situare il dispositivo impiantabile (la serie di elettrodi) vicino a strutture critiche (come i nervi facciali) e ottimizzarne la posizione all’interno della coclea.” 

I pazienti hanno inoltre orecchie di forma e dimensione diverse, pertanto risulta estremamente difficile trovare la giusta misura per ciascuno. La lunghezza del dotto cocleare, ad esempio, può variare dai 25 ai 35 mm. È quindi cruciale tenere conto della variabilità anatomica, non solo durante il processo di pianificazione chirurgica, ma anche nella fase di progettazione degli impianti. 

“In generale, il progetto ha prodotto progressi molto importanti sia a livello teorico che tecnico,” dice González Ballester. “Il consorzio è orgoglioso del fatto che tutti gli obiettivi del progetto siano stati raggiunti. Si prevede un miglioramento significativo delle prestazioni dell’impianto cocleare, anche in condizioni di ascolto più difficili.” 

I risultati del progetto saranno usati per aiutare a pianificare gli interventi e ottimizzare la progettazione delle future generazioni di serie di elettrodi CI, che considerano in pieno i requisiti specifici dei singoli pazienti.
Fonte: Sulla base di un’intervista con il coordinatore del progetto HEAR-EU.

PER SAPERE DI PIU


Il ruolo importante del cervello Ipoacusie, se l'orecchio non ci sente 
CAGLIARI. «L'udito ci consente di apprendere e comunicare, in pratica, di partecipare alla vita. Se cala, nei bambini condiziona lo sviluppo del cervello; negli anziani provoca la decadenza della memoria e dell'intelligenza, sino alla demenza e all'isolamento». Parla Giuseppe Agus, otorinolaringoiatra. Ogni giorno, nel suo studio di Cagliari, sfilano pazienti che lamentano difetti dell'udito (ipoacusia), patologia che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, riguarda 278 milioni di persone. In Italia si stima che ne soffrano, in forme più o meno gravi sino alla sordità, 7 milioni. 

La capacità di udire è legata a un organo sensoriale complesso: l'orecchio. È formato da una parte esterna (padiglione e condotto uditivo) che raccoglie i suoni; una media (membrana, cassa timpanica e ossicini), che trasmettono le onde sonore; una interna: strutture nervose e coclea (che trasforma le onde in attività bioelettrica) e dal nervo acustico che conduce questa attività al cervello». 

Quindi, noi udiamo con le orecchie, ma sentiamo col cervello, perché è il sistema nervoso centrale che riceve i segnali elettrici, li decodifica e li confronta con quelli che ha in memoria. Il tutto dopo aver operato una scelta in base all'interesse del soggetto per determinati suoni. Si spiega così la moglie petulante che si lamenta col dottore ?mio marito non mi ascolta? e la mamma che invece sente, da una stanza all'altra, il suo bimbo che si sveglia. 

Qualunque struttura dell'orecchio può entrare in crisi riducendo la possibilità di udire. «Si hanno ipoacusie trasmissionali quando è colpito l'orecchio interno. Possono essere causate da un tappo di cerume nel condotto o da malattie dell'orecchio medio. Ad esempio, otiti, traumi del timpano, infezioni, infiammazioni, tumori e otosclerosi, patologia genetica che si manifesta dopo i 20 anni e provoca il blocco degli ossicini». 

Neurosensoriali sono invece le ipoacusie «che nascono da lesioni delle strutture nervose: epitelio sensoriale della coclea, fibre del nervo acustico, sistema nervoso centrale, lesioni da rumore, farmaci, sostanze tossiche, cattiva circolazione, patologie degenerative, malattia di Ménière».

L'udito si può perdere a qualsiasi età, «ma c'è un'elevata incidenza di patologie ereditarie prenatali. Indispensabile la diagnosi di ipoacusia infantile precoce, possibilmente entro il primo anno di vita. E con l'impianto cocleare, la terapia logopedistica o la protesi il bambino potrà essere perfettamente recuperato».
Particolarmente dannosa per l'udito è l'esposizione continua a livelli elevati di energia acustica nei locali di svago (discoteche) o di lavoro (officine, nelle quali c'è un limite di 85 decibel). Le conseguenze possono essere gravi «perché viene lesa la parte nervosa dell'apparato uditivo e si creano fenomeni degenerativi, traumatici, nella coclea, con una perdita delle alte frequenze. Si rimedia ampliando selettivamente le frequenze deficitarie con una protesi acustica o con l'impianto cocleare: si sostituisce la coclea mettendo degli elettrodi connessi con un microfono esterno».

Negli anziani, l'udito perde colpi in seguito alla cosiddetta presbiacusia , causata da invecchiamento fisiologico e patologie dell'età: fenomeni circolatori, metabolici, farmaci. Si fronteggia soprattutto con protesi «da scegliere dopo visita specialistica, diagnosi esatta del problema, prescrizione; quindi intervento di un audioprotesista competente in grado di individuare la protesi giusta per il paziente».

Quando la malattia colpisce gli artisti: Beethoven, Goya e Oscar Wilde condizionati da sordità e otite. 
La sordità è una malattia democratica, colpisce gli operai devastati dai rumori delle fabbriche grandi artisti, politici, uomini di chiesa. Ma forse la vittima più illustre è stata Ludwig Van Beethoven. L'autore della Nona Sinfonia ha sofferto per oltre 30 anni a causa della progressiva perdita dell'udito, iniziata con fastidiosi ronzii che lo escludevano dalla vita di relazione, sino a quando la sordità non lo ha condizionato nell'attività artistica.

Questo drammatico capitolo della sua esistenza è raccontato da Vito Mallardi nel libro? Pazienti celebri nella storia e nell'arte?, curato da Dino Felisati e Giorgio Sperati, in occasione del 95° Congresso nazionale della Società italiana di Otorinolaringoiatria.

La malattia di Beethoven fu curata inizialmente nell'ospedale di Vienna con olio di mandorle, poi con prodotti che provocavano vesciche nelle braccia, sempre con scarsi risultati. Anche se lui non abbandonò mai la speranza e sperava in rimedi miracolosi, il progredire del male lo portò a isolarsi. Per attenuarne gli effetti ricorse a tutte le scarse risorse dell'epoca. Nella sua casa si possono vedere una serie di cornetti acustici. «Suonava - scrive Mallardi - tenendo fra i denti l'estremità di una bacchetta di legno e poggiando l'altra sulla cassa di risonanza del pianoforte per percepire le vibrazioni». E ancora: teneva sulle spalle, come cassa di amplificazione, un coperchio di legno, come quella che usano i suggeritori nel palcoscenico.

Martin Lutero pare non sia arrivato alla sordità, ma è documentato che fu colpito dalla Sindrome di Ménière, causa di acufeni, vertigini e vomiti. Soffriva tanto, per l'aggravarsi della malattia, che attribuì gli insopportabili ronzii a Satana.

Anche il pittore Francisco Goya ha conosciuto la persecuzione degli acufeni e altri disturbi dell'udito che influenzarono la produzione artistica, alla fine popolata di orrori e fantasmi. La sua ipoacusia degenerò alla fine in una sordità completa che lo rese malinconico, ipocondriaco e diffidente. 

La vita di Oscar Wilde fu segnata da un'otite purulenta cronica che si aggravò sino a provocarne la morte. Per qualche tempo si ipotizzò che fosse stata provocata dalla sifilide, contratta dallo scrittore in età giovanile, ma successivamente si è ritenuto sia insorta «in conseguenza della malnutrizione, delle perfrigerazioni, delle pessime condizioni igieniche e dell'assenza di cure appropriate durante i 2 anni di reclusione nel carcere di Reding».
Lucio Salis.  Fonte L'Unione Sarda del 19.10.2015

PER SAPERE DI PIU'
L'impianto cocleare adulto
La terapia della logopedia




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