lunedì 29 dicembre 2014

Il sordomuto Biagio Majone di Napoli nell'ottocento ...

Abbiamo trattato dei sordomuti ricoverati nel Real Albergo dei poveri di Napoli: Altobelli, Majone, Micheloni e Guerra. Abbiamo già pubblicato paragrafi di Altobelli, ora pubblichiamo passi di Majone. Ripeto che quanto riporto lo dobbiamo all'impegno di ricerca certosina di Franco Zatini di Firenze, conosciuto come storico dell'ENS o del mondo dei sordi. Riporto alcuni stralci. Biagio Majone esercita il lavoro di tipografo a Napoli, anch'egli ha subito la manipolazione del Dott. Eduardo Giampietro. Scrive una lettera al Direttore della Gazzetta di Napoli.

Il Majone ammette che è stato colpito di quanto ha denunciato Altobelli e rincara la dose: «....commovente protesta degli infelici sordomuti miei compagni di sventura, martoriati dal dottor (sic) Giampietro...». La lettera è inviata anche al Prefetto di Napoli, Conte di Sanseverino. Il sordomuto Majone era stato affidato dal direttore del Real Albergo, Padre Don Luigi Ajello (1819-1866), prima della sua morte al dottor Giampietro, il quale inizia, anche con questo giovane, i suoi esperimenti. Ecco che afferma il denunciante: «Non posso non descrivere a quali torture fummo sottoposti l'un l'altro nelle mani di quella iena, che non si stancava mai di trastullarsi con i suoi ferri di diverse forme nelle narici e nelle orecchie ogni giorno di seguito facendoci sentire atrocissimi dolori, senza ottenere un tantino di miglioramento (di udire).»
 
«Il Giampietro per calmare le mie lacrime ed i miei dolori mi dava spesso dei carlini d'argento per farmi star zitto: e pregando mia madre di concederle la mia persona promettendole che avrebbe fatto tutto per me.» Continua: «Mia madre non volle perché il Tiranno voleva, dopo la mia morte, eseguire l'autopsia allo scopo di approfondire le conoscenze per dare slancio al suo infame mestiere.».
Continua Biagio Majone nella sua lettera: «Si immagini, signor direttore, la disperazione di quei disgraziati nello essere martoriati in tal modo. Il regolamento del Real Albergo dei poveri proibisce ai superiori le bastonate, invece quel cane di Giampietro fa e comando tutto a suo capriccio, ora che si è fatta la luce sul mistero, è tempo di finirla. Perché siamo in tempo di libertà e non più nella Tirannide.»
 
Infine la supplica di Biagio Majone: « Mi auguro che tutti i savi e prudenti genitori, che abbiano avuta la grave sventura di aver avuto un figlio sordomuto non vorranno affidarli alle empie cure di Ciarlatani che promettono mare e monti, sempre con grave detrimento degli infelici. (...).»
 
Riflessioni. La denuncia di questi 4 sordo(muti) cosa ci dice? A mio parere, in ogni latitudine, c'è stata violenza psicologica e, appunto, fisica sul corpo dei sordo(muti) sia per ignoranza dei genitori sia per smania di taluni pseudo medici di trarne profitto e gloria con la presunzione di poter guarire la sordità.
 
Forse ancora oggi ci sono gruppi di imbroglioni che si spacciano per «esperti di didattica o esperti di lingua in LIS eccetera». Una percentuale alta di questa gente non ha varcato corsi accademici, non ha letto testi di linguistica, di neurologia, di didattica specializzata e tanto altro. I sordi o gli ipoacusici d'oggi hanno il dovere morale di studiare di più e meglio dei sordi predecessori per accedere alle professioni inerenti il proprio status di disabili sensoriali.
 
È un percorso che dobbiamo fare insieme. L'allora presidente dell'ENS, Ida Collu, iniziò a farlo già nel suo mandato creando ottimi Dipartimenti. Ricorderete le valide diplomate per la docenza in LIS e per la programmazione didattica in LIS che lei offrì - possiamo dire - ai dirigenti delle Regioni..
 
Questa denuncia di 4 giovani sordo(muti) toglie il velo su un passato oscuro e di sofferenza. Nei prossimi interventi delle lettere di denuncia contro Eduardo Giampietro, leggeremo parte dei paragrafi delle lettere di Francesco Micheloni (1856-1942), di Roma, che, tempo fa, Luigi Luciano Severi, già presidente della sezione provinciale Ens di Roma, ha voluto commemorare col nostro Franco Zatini, rintracciando addirittura i pronipoti.
Renato Pigliacampo
 
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Francesco Micheloni
 
 
 
CHI ERA PADRE LUIG AIELLO
Don Luigi Aiello e la Pia casa per sordomuti. Dopo Cozzolino fu il giovane don Luigi Aiello ad occuparsi dei sordomuti nella città di Napoli. Quest’ultimo nel 1853 iniziò il suo ministero sacerdotale presso il Reale Albergo dei Poveri come assistente spirituale.

Confessando le sordomute ivi ricoverate, rimase colpito dallo stato di miseria materiale e spirituale in cui esse si trovavano. Si rese conto dell’urgenza di una speciale assistenza in loro favore. Nel 1854 riuscì a organizzare per la Quaresima un corso di Esercizi Spirituali di otto giorni per sordomuti e sordomute. Questo fatto per la sua singolare novità ebbe grande successo anche sulla stampa locale.

Don Luigi Aiello, sempre più interessato ad approfondire le problematiche della sordità, si mise in corrispondenza con persone esperte nel campo; realizzò ricerche, visitò gli istituti del Nord Italia dediti all’educazione dei sordomuti e, coadiuvato dai Vescovi e dai parroci, effettuò la prima statistica sul numero dei sordomuti nell’Italia Meridionale. Infine, nel 1855 pubblicò un libro dal titolo: “Della educazione dei sordomuti in Italia. Studi morali, economici, storici”.

Divenuto esperto nei problemi dei sordi, egli capì sempre meglio la necessità di offrire loro un’adeguata formazione in luoghi destinati esclusivamente a tale scopo.

Lasciare i sordomuti nella situazione in cui si trovavano avrebbe significato, infatti, confermare che “la loro stessa salvezza eterna era minacciata dalla mancanza di fede attuale, come concordemente pensavano i teologi, rifacendosi al testo paolino fides ex auditu”.

Si trattava, dunque, di istituire centri riservati solo ai sordomuti e provvedere alla specializzazione del personale addetto alla loro educazione. Il 21 giugno 1856, incoraggiato dal Cardinale Sisto Riario Sforza, don Luigi Aiello fondò a Napoli la Pia casa per Sordomuti.

A lui si aggiunsero ben presto altri tre sacerdoti, tra cui don Lorenzo Apicella, disposti a collaborare con lui nell’educazione e nell’assistenza ai sordomuti. Per garantire stabilità ed efficienza all’opera, l’intento di don Luigi Aiello era quello di fondare un Istituto Religioso, ma di fatto non riuscì a realizzare tale progetto, e, col passare degli anni, pensò di affidare l’opera da lui iniziata a istituzioni già affermate.

Fu così che egli nel 1862 affidò alle religiose Stimmatine le sordomute e ai Frati Bigi i sordomuti. Di questi ultimi, volle egli stesso far parte: indossò il ruvido saio bigio e andò a piedi scalzi e col capo raso. Morì il 7 luglio del 1866.
Da "La catechesi dei sordi nell'opera educativa di San Filippo Smaldone" di Suor Prisca Corrado
 
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini