Obiettivo dell’indagine è stato appunto quello di comprendere meglio l’impatto della pandemia sulla popolazione di persone con disabilità neurosensoriale non istituzionalizzate in Italia, esplorando gli effetti delle misure di restrizione e del distanziamento sociale sul comportamento dei partecipanti rispetto ai vari aspetti della vita quotidiana.
Alla base dell’iniziativa – cui hanno collaborato l’Istituto Statale Sordi di Roma, la Lega del Filo d’Oro, l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), la FIADDA Umbria (Famiglie Associate in Difesa dei Diritti degli Audiolesi), il Gruppo Affrontiamo la sordità insieme e l’APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare) – vi è stato un sondaggio realizzato tra i mesi di aprile e giugno dello scorso anno, presso comunità di persone con disabilità neurosensoriale grave accertata.
Dai dati pubblicati è emerso innanzitutto il ridotto accesso a molti servizi di supporto per le persone con disabilità neurosensoriale più vulnerabili. Per quanto poi riguarda la didattica a distanza, essa ha rivelato i suoi limiti con ricadute sulla qualità dei rapporti sociali, elemento chiave per l’integrazione e l’inclusione delle persone con disabilità.
Un aumento del disagio psicologico, inoltre, si è riscontrato in tutto il campione, con un effetto significativo sull’incremento di disturbi del sonno, senza dimenticare le gravi difficoltà di comunicazione causate dall’uso della mascherina, già segnalate anche su queste pagine, per le persone con disabilità uditiva che si affidano alla lettura labiale e alle espressioni facciali, la maggior parte delle quali, all’interno del campione, ha richiesto l’adozione di mascherine trasparenti.
In generale, poi, l’istanza di una maggiore assistenza sociale ha riguardato il 46,5% delle persone interpellate. (S.B.)
Ringraziamo l’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare) per la collaborazione.
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