La manifestazione in programma a Santa Caterina Valfurva, in Valtellina e Valchiavenna, dal 12 al 21 dicembre: 33 nazioni e oltre 1000 persone tra atleti, staff e accompagnatori. Non solo con la camicia. Si può nascere anche con gli sci. Ne sa (più di) qualcosa Giacomo Pierbon. Un po’ perché ha iniziato a 2 anni e mezzo su piccoli sci di plastica: “Mi veniva abbastanza naturale scendere dalle montagne così” dichiara l’azzurro.
Un po’ (si fa per dire) perché il suo curriculum parla chiaro: 9 ori europei, 3 ori olimpici, 2 argenti olimpici. E lo vorrà incrementare alle 19e Winter Deaflympics, le Olimpiadi invernali dei sordi a Santa Caterina Valfurva, in Valtellina e Valchiavenna, dal 12 - giorno della cerimonia di apertura dalle 16.30 in Piazza Garibaldi a Sondrio - al 21 dicembre.
Al via 33 nazioni e oltre 1000 persone tra atleti, staff e accompagnatori, 33 i podi in palio. Gli sport in gara sono sci alpino, sci di fondo, snowboard (Santa Caterina), hockey su ghiaccio, scacchi (Chiavenna) e curling (Madesimo) delle relative Federazioni FISI, FISGH, Federscacchi. Numeri record rispetto al passato (27 nazioni e 31 gare, quattro anni fa). Ingresso libero alla cerimonia e a tutte le gare, finali comprese. Organizza l’evento la FSSI (Federazione Sport Sordi Italia) di Guido Zanecchia, insieme al CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e all’ICSD, il Comitato Internazionale dello Sport per Sordi con il sostegno e il patrocinio di Regione Lombardia.
Già di per sé un - meglio l’ - appuntamento a cui ogni atleta ambisce. Essere (ri)scelti, poi, come portabandiera della spedizione azzurra, ha quel qualcosa in più che ti penetra dentro come le farfalle nello stomaco: “Sarà una grande emozione poter vivere le Olimpiadi in casa, sulle splendide montagne della Valtellina e della Valchiavenna. Non è la prima esperienza da porta bandiera per me, è successo anche in Russia nel 2015, a Khanty-Mansiysk Magnitogorsk, ma ogni volta è sempre una sensazione unica - dice Giacomo -.
In quell’occasione mi portò fortuna: tornai a casa con 5 medaglie (3 d’oro e 2 d’argento nello sci alpino, ndr) e il Coni del presidente Malagò mi conferì la medaglia d’oro al valore atletico. So bene di avere un’eredità pesante da difendere dopo quella grande Olimpiade ma farò come faccio sempre, sia che io scii sia che io alleni: darò il massimo. Grazie di cuore alla FSSI e al CIP che hanno preso in mano questo evento portandolo fino a qui. E grazie alla FISSI che mi ha permesso di allenarmi. Ho una grande motivazione. Grazie, ad uno a uno, a tutti coloro che stanno rendendo possibile tutto questo”. Salvo avverse condizioni meteo, Giacomo sarà in gara il 13 in discesa libera, il 14 combinata, 15 super G, il 17 slalom gigante, 18 slalom speciale.
Il 32enne residente a Schio, in provincia di Vicenza, è uno degli atleti più rappresentativi del movimento sordi di sempre. Ambasciatore dello sport paralimpico, ha partecipato anche ai Campionati Europei dei Sordi nel 2008 a Seefeld in Austria (vincendo 4 medaglie d’oro in altrettante gare disputate) e nel 2012 a Davos in Svizzera (dove ha vinto 5 medaglie d’oro, una in ogni specialità in cui ha gareggiato). Ha realizzato l’en plein: 14 medaglie su 14 gare disputate tra i sordi. E ha pure partecipato a diverse gare con gli udenti. Sordo dalla nascita, Giacomo ha iniziato a portare protesi acustiche all’età di 1 anno per poi fare l’impianto cocleare a 13 anni. “Non ho mai frequentato scuole per sordi e non conosco la lingua dei segni. Riesco a comunicare bene con chiunque anche se faccio un po’ fatica con le lingue straniere”.
Vuole farlo e lo fa. Un percorso lungo la strada maestra che include una grande lezione di vita: l’accettazione. Illuminanti le parole del Dalai Lama: “Imparare ad accettare non vuol dire rassegnarsi, ma semplicemente non perdere energia”. Grande lezione di vita, per la vita. Senza rimpiangere ciò che non si ha, ma vivendo, cogliendo l’attimo, il virtuoso “qui e ora”. “Non ho difficoltà a mostrare la mia disabilità. Il destino mi ha tolto l’udito ma mi ha dato ben altre capacità: avanti lo stesso”. Infatti il telecomando della sua vita lo tiene in mano lui: “Da 8 anni alleno i ragazzini che praticano sci agonistico, cercando di trasmettere a loro la mia grande passione per questo sport e la mia esperienza sciistica”.
Da 4 anni lavora alla Sanmarco Informatica: “Ringrazio l’azienda, senza la disponibilità del mio datore di lavoro sarebbe stato impossibile rimettersi in gioco a queste Olimpiadi in casa. Le mie vere passioni riguardano tutte lo sport: palestra, ciclismo, crossfit e camminate in montagna. Ultimamente mi sto appassionando alla fotografia e allo sci alpinismo che mi piacerebbe molto praticare nei miei pochi momenti liberi”. Un fiume in piena: veloce nella vita come negli scii.
Alberto Francescut. Fonte: gazzetta.it
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