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giovedì 30 maggio 2013

Perché ‘insistere’ sui disabili? Sono invisibili alle statistiche, alle politiche sociali e alla società

Per  l’Unicef il Rapporto è limitato mancano definizioni, metodologie e indicatori comuni. Il Miur e l’ Istat sono le fonti principali per sapere su questa complessa realtà e ne sortisce che continuano ad aumentare gli studenti disabili e gli insegnanti di sostegno. I dati (incredibile!) non sono aggiornati, pertanto è arduo da accorpare e comparare a livello internazionale. Perché?  Non ci  sono  indicatori, metodologie e definizioni uguali.  Cosicché  siamo sempre su quella linea e ripetitività che i bambini e gli adolescenti disabili “sono troppo spesso invisibili nelle statistiche, nelle politiche, nelle società”.  
 Così è scritto nel rapporto su “La condizione dell’infanzia nel mondo 2013. Bambini e adolescenti con disabilità” presentato dall’Unicef. Infine è una cosa molto importante (almeno per i sordi e gli ipoacusici) quando si afferma che la stessa terminologia di   disabilità  «è rimasta per molto tempo basata prevalentemente sull’aspetto medico».

Secondo il ministero dell’Istruzione, nell’anno scolastico 2011-2012 gli studenti con disabilità erano 215.590 unità, contro i 208.521 dell’anno precedente. La certificazione dei soggetti “disabili”  ha avuto questo incremento che, dal 2000/2001 al 2010/2011, un 51%, passando dai 126.994 dell’anno 2000/2001 ai 208.521 del 2010/2011 (!). Il numero degli insegnanti di sostegno (termine forviante), negli ultimi due anni   è salito dalle 96.089 unità del 2010/2011 alle oltre 98.000 dell’anno successivo, vale a dire dal 12,1% al 12,8% rispetto all’intero corpo docente.

Ma che tipologia di disabilità troviamo nelle scuole di ogni ordine e grado? I
disabili rappresentano circa il 3% del totale: 81.000 sono iscritti alla scuola primaria, poco più di 63.000 nella secondaria di primo grado. Prevale la disabilità mentale, per   circa il 36,3% dei ragazzi nella scuola primaria e il 42,9% di quelli della scuola secondaria. Nella scuola primaria  i disturbi dell’attenzione, del linguaggio e dell’apprendimento, che riguardano rispettivamente il 27,0%, 24,7% e il 20,1% degli alunni con disabilità. Gli insegnanti di sostegno,  il Miur dà un numero attorno i 65.000. Pare che, al Sud, le ore di sostegno assegnate per alunno (12 ore medie settimanali, contro le 9 del Centro-Sud) e il minor numero di ore prestate dall’assistente educativo (poco più di 5 ore, contro le quasi 13 del Nord). Ma le famiglie non sono mai contente del numero delle ore a disposizione per il proprio figlio: fanno ricorso (il 9%).  Appena la metà degli alunni disabili partecipa alle attività extra-scolastiche e solo il 16% ai campi scuola (15% nella scuola primaria, 17% nella secondaria). 

Presidi residenziali (ex-istituti). Secondo l’indagine Istat  «I presidi residenziali socio -assistenziali e socio-sanitari al 31 dicembre 2010», il numero dei minorenni con disabilità ospiti di presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari sono poco più di 3.000, ovvero circa il 15,7% dei 19.323 minorenni ospiti di queste strutture: e sono mantenuti dalle rispettive province.
Una domanda che abbiamo da porre al MIUR: tutta questa  massa di docenti di sostegno generici, quale percentuale può essere considerata effettivamente   specializzata per essere “docente ad hoc”?

Renato Pigliacampo, già  Responsabile del SEU-ENS durante la presidenza di Ida Collu.


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«Bisogna avere il coraggio di amare il Silenzio, scritto con la S maiuscola, perché dietro, tout-court,  c’è tutto un mondo di persone “meravigliosamente speciali”, vale a dire bambini e adulti che non possono udire intelligibilmente la parola tramite la percezione acustica. Nel corso dei secoli, a seconda dei momenti, sono stati indicati: sordomuti, sordi, sordastri, non udenti, maleudenti, anacusici, ipoacusici, audiolesi, deboli d’udito, duri d’orecchio, cofotici. Io li chiamo semplicemente persone del Silenzio, miei fratelli: e so che,  pronunciandone il nome, mi attribuisco il merito di far parte di quel mondo migliore, che procede con una marcia in più.» (Renato Pigliacampo da Pensieri e riflessioni sul Silenzio)
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