La mia vita è una battaglia passata, passa e passerà realmente, avendo il mio handicap: LA SORDITA’, che è un senso di menomazione uditiva, creata nel ventre della mia madre con il silenzio permanente e penetrante, fatto dai senza suoni, senza rumori quotidianamente, come un peso inesorabilmente che chiunque non sa cosa sia !
La mia grande sofferenza è quella di non essere accettata dagli altri verso la comunicazione oralmente, ma che sia espressa in una lingua dei segni italiana come un supporto psicologico e terapeutico per essere in sintonia di un dialogo fra due persone o in gruppo.
Per me è una sconfitta da parte del “progresso” creato dai media di pedagogia o di logopedia perchè quando mi esprimo a voce gli altri si scontrano molto a non capire la mia “voce da sordomuta”.
Quindi è un tabù del popolarismo verso la mia sordità nella conversazione normale nonostante che io abbia tanto da dire come una persona di buona intelligenza e per questo io vivo scrivendo, esprimendo liberamente su fogli, specie sui commenti di facebook, dando agli sconosciuti i miei lati di conoscenze culturali morali, psicologici, sociali e anche affettivi prese dalle mie esperienze positive e negative, vincendo le mie paure, i pregiudizi degli altri per combattere le barriere di relazioni e comunicative per esporre anch’io a questo bando di concorso letterario per sperare di una certa solidarietà e anche per gridare la mia solitudine.
RITA BOSCO autrice, sorda, che ha scritto la poesia: IL MIO GRANDE SILENZIO che si è classificata al 4° posto nella premiazione a Barletta il 27 aprile 2013.
Il mio grande silenziodi Rita Bosco
Ero piccina,
Ero tiepida nell’anima dolce e innocente
Dondolavo nella placenta
Un’acqua umana : è un segno vivente
Della vita immensa nell’universo,
che è il silenzio.
Il silenzio nasce in me
Quando ero piccina
Nel ventre della mamma
Senza suoni e ritmi,
che la mamma li tiene per sé
come un isola chiusa
alle frontiere del silenzio.
Musica è la colonna sonora
Degli umori, stati d’animo
Ritmi sono le gioie
Suoni sono richiami della dolcezza
Per ballare lentamente
Come la gondola di Venezia.
Dondolavo nella sua musica della placenta
Di acqua dolce e ritmata
Ma con orecchie chiuse
E mi illudevo di sognare
E ora sogno ad occhi aperti
Verso la sua musica dolce
Come un abbraccio di walzer
Quando lei mi teneva in braccio
Con i passi dolci : è il ricordo di un balletto
Tra me e mia madre.
Walzer mio caro ricordo
Che mi lega con mia madre
Il suo immenso amore
Per insegnarmi i passi
Quando sono triste e sorda
Per i suoi ritmi dolci e dondolanti
Come quando ero piccina
Nel mio grande silenzio.
Fonte: http://quellochesannofareidisabili.wordpress.com/
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini