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venerdì 24 maggio 2013

La Lingua dei Segni, questa sconosciuta. Intervista a Cinzia Sabbatini.

Quando si parla di integrazione solitamente si pensa ai migranti ma anche all’interno della società italiana esistono dei “mondi” diversi e poco conosciuti che sono vere e proprie culture. Un esempio è la realtà dei sordi che abbiamo voluto conoscere meglio con l’aiuto di Cinzia Sabbatini, presidente dell’Associazione “Interculturando” Roma e curatrice del libro “Esiste un luogo”, una raccolta di esperienze svolte all’ISISS (Istituto Statale di Istruzione Specializzata per Sordi) di Roma.
Il libro ha come obiettivo la sensibilizzazione su queste tematiche e la raccolta fondi per portare avanti il progetto di bilinguismo nella scuola, dato che la LIS (lingua dei segni italiana) non è finanziata dallo Stato italiano. A questo scopo, ogni anno si cercano finanziamenti da fondazioni private, da bandi o da persone private. Il titolo del libro suggerisce l’esistenza di esperienze positive di integrazione.

Cinzia parlami di te. Quando hai iniziato ad interessarti alle tematiche dell’integrazione e cosa ti ha spinto a farlo?
L’occasione è stata la scelta di fare la mia tesi di laurea sul tema dei rifugiati. Allora erano gli inizi dell’immigrazione in Italia (primi anni ‘80) e non interessava a nessuno, ma io ne rimasi attratta e scelsi di approfondire la questione e di avvicinarmi a questa realtà. Poi l’attenzione ai migranti e all’integrazione delle diversità culturali è diventata la passione della mia vita. Ho scoperto che è come far sbocciare insieme fiori di diversi e ricchi colori, porta ad un mondo più bello e ricco di tanti valori e colori che sembrano scomparsi, apre scenari spettacolari sempre nuovi. Ma ci vuole tanta pazienza e fatica perché in Italia non si investe su questo.  Penso di avere un gusto a cogliere le sfide e portare avanti le battaglie apparentemente senza speranza.

Quando e in che modo sei venuta in contatto con la realtà dei sordi?
Ho scoperto all’asilo nido che mia figlia è sorda e da là è iniziata la mia avventura in questo mondo che non conoscevo.  Ho accettato anche questa sfida e anche questo cammino è stato importante per capire nuove cose e aprirmi nuovi scenari verso l’integrazione delle diverse culture perché anche la cultura sorda è considerata una cultura.

Quali sono gli ostacoli per un sordo in Italia? Cosa comporta la presenza di un sordo in famiglia?
Mia figlia è sorda ma le nuove tecnologie permettono di mettere un impianto che permette di sentire quasi perfettamente, si chiama impianto cocleare, ha una parte fissa e un’altra mobile. Quella mobile viene levata per dormire, quando fa la doccia o al mare.  Ciò non toglie che i bambini che lo mettono devono fare, comunque, molta logoterapia per imparare a sentire e parlare come gli udenti.  E’ importante, in ogni caso, ricordarsi che lei rimane sorda, ha solo un supporto in più che quando vuole sentire si mette e le ha permesso di imparare a parlare e a sentire praticamente come un udente. Noi abbiamo fatto la scelta di accettarla così com’è senza dire come fanno tanti genitori di bambini con impianto cocleare, che, visto che sente bene, non è sorda.
Riguardo agli ostacoli è fondamentale per un sordo, ma abbiamo scoperto anche per un udente, imparare la LIS fin da piccoli, per riuscire ad esprimere i concetti e le parole fondamentali altrimenti può rischiare di avere ritardi mentali e come ho detto bisogna fare anche molta logoterapia ma con brave logoterapiste che conoscano anche la LIS e la integrino con il parlare.

Secondo la tua esperienza, in Italia, si può parlare di integrazione?
Non è facile perché ci deve essere la volontà da tutte e due le parti che si devono integrare, ci vogliono scelte chiare da parte della società e investimenti, in Italia gli investimenti sono molto pochi, ma se si creano le condizioni ci può essere.
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Ad esempio nella scuola di Via Nomentana c’è questa bella esperienza di integrazione di udenti che si integrano con i sordi. L’ISISS è nato come istituto per sordi ma poi molti genitori udenti hanno scelto di portare là i propri figli e si è sviluppata questa bella esperienza di integrazione. Il bilinguismo tra LIS e italiano permette un’integrazione anche nella modalità comunicativa. Ci sono gli assistenti della comunicazione (come i mediatori per la cultura sorda) che garantiscono una comunicazione efficace anche per i sordi.

Quando si parla di integrazione, si intende soprattutto inserimento linguistico e lavorativo dei migranti stranieri. Per quanto riguarda gli italiani disabili in generale e i sordi in particolare, si può parlare di persone integrate?
Come detto sopra ci vogliono ambienti che permettono di realizzarlo e di sentirsi persone integrate. Mia figlia è una persona integrata ma lo è perché noi la abbiamo accettata così com’è nella sua diversità e perché l’ambiente della scuola l’ha fatta crescere serena, accettata anche dai suoi compagni udenti e da tutti gli altri insegnanti. Le lezioni sono svolte in italiano e in LIS.  Questa scuola, però è un ‘isola felice. In genere però non è così…

La LIS è la lingua dei segni italiana. Esistono dei corsi dove si può imparare?
Come dicevo per gli alunni sordi e udenti dell’ISISS sono previsti corsi in orario scolastico per il progetto bilinguismo per il quale trovare ogni anno finanziamenti. Per gli adulti ci sono diverse possibilità di corsi: dai più professionalizzanti per gli assistenti alla comunicazione (come mediatori per la cultura sorda) a quelli per genitori e volontari. Per tutti c’è un costo, comunque…

Una persona sorda non italiana deve imparare sia l’italiano che la LIS. Esistono diversi progetti che prevedono l’insegnamento dell’italiano per stranieri, ma per i sordi stranieri sono previsti dei corsi?
Ad esempio nella scuola di Via Nomentana i sordi stranieri imparano l’italiano passando dall’apprendimento della LIS ma ci vorrebbero corsi ad hoc di italiano per sordi stranieri. Tutto può esserci ma è a pagamento.

All’ultimo Festival di Sanremo, Daniele Silvestri ha proposto una versione LIS della canzone presentata, portando all’attenzione del pubblico il tema di chi la musica e i suoni non li può sentire. L’eco di questo successo sui mass-media ha avuto qualche effetto anche a livello pratico?
Per ora poco…

Attualmente, in Italia, persiste ancora il tabù su questi argomenti? Se si, cosa si può fare per superarlo?
Bisogna sensibilizzare di più, c’è ancora molta ignoranza. Il mio libro “esiste un luogo…” nella sua semplicità vuole essere un primo spunto per informarsi e capire qualcosa anche su questo mondo che rappresenta un’altra cultura. Ma bisogna fare ancora molto di più, anche su questo ci vogliono investimenti. Magari avessimo qualche sponsor …come Silvestri. Mi piacerebbe creare giornate di sensibilizzazione magari con uno spettacolo di qualche personaggio famoso che attiri molta gente.
Simona Hristian - Fonte: terzobinario.it - 23 maggio 2013


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