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venerdì 8 marzo 2013

Le scuole dei Sordi in Sardegna ...

Un corso di formazione che divide i portatori di handicap.
Corsi di formazione professionale per disabili. Ma con un criterio di selezione che non tiene conto del tipo di invalidità. Ed è polemica.
È accaduto che lo Ierfop, Istituto di formazione professionale, di Cagliari, ha istituito, a livello regionale, quattro corsi di formazione riservati a non vedenti e a portatori di altri handicap con una invalidità formalmente riconosciuta e residenti in Sardegna. Tutto questo col contributo della Regione.

I corsi, a numero chiuso, prevedevano una selezione preliminare, dato l’esiguo numero dei posti disponibili: per un corso 9 posti e 12 per ciascuno degli altri tre. Alla selezione potevano partecipare tutti i disabili a prescindere dal tipo di invalidità. Ma ci si aspettava che le sezioni considerassero il grado di competenze di partenza dei candidati dal momento che una disabilità di tipo motorio, ad esempio, non implica ritardi di tipo cognitivo o relazionale.
Invece niente di tutto ciò è avvenuto. La mattina dell’8 febbraio si sono presentati a Cagliari una novantina di candidati provenienti da tutta la Sardegna. Era una giornata freddissima, ma la neve e il gelo sulla strade non hanno fermato questi giovani disposti a qualunque sacrificio pur di portare a casa una carta in più da giocare nello spietato mondo del lavoro.
Per l’Istituto tutte queste adesioni sono state un successo. Purtroppo però l’organizzazione non è parsa all’altezza della situazione. Al momento dell’appello, i candidati sono stati separati ed accompagnati nelle aule dove hanno ricevuto i test a risposta multipla. Erano tutti uguali, senza nessun tipo di distinzione che tenesse conto della tipologia dell’handicap e delle competenze personali. Inoltre i test avevano una difficoltà non commisurata a invalidità con ritardi cognitivi.
L’interprete Lis che ha assistito i candidati sordi ha detto di aver avuto difficoltà a spiegare le domande, tanto erano complesse.
Durante la prova non sono mancate le lamentele, soprattutto da parte dei rappresentanti dell’Ens, Ente Nazionale Sordi. Il presidente Salvatore Meloni e Franco Olla, ex presidente, che erano presenti, hanno protestato vivacemente. Il direttore della scuola, Bachisio Zolo, ha risposto affermando che ”le procedure adottate sono state previste dalla Regione e i test sono quelli previsti per questo tipo di selezioni”. Ma, al termine della prova, il disorientamento e la frustrazione era leggibile sui visi dei ragazzi.
Carlo Martinelli - Fonte: sardiniapost.it 14 febbraio

Discriminazioni tra disabili, una lunga storia di leggi sbagliate
La situazione così ben evidenziata da Carlo Martinelli, padre di uno dei ragazzi che hanno presentato domanda di ammissione ai Corsi Regionali di Formazione Professionale, è la triste conseguenza di inadeguate soluzioni politiche nate negli anni Settanta (con la legge di integrazione scolastica dei disabili nelle scuole di residenza, quando né i docenti né gli insegnanti di sostegno erano preparati ad affrontare realtà così complesse ma ineludibili per ogni disabilità) e negli anni Novanta, (quando un’altra improvvida legge dello Stato, la 68/1999 ha sostituito quella buona vecchia legge 482/1968 per introdurre nell’ordinamento non solo il principio (per molti aspetti giusto) del collocamento obbligatorio che sia mirato in base alle professionalità acquisite dal disabile in rapporto alle specifiche richieste del datore di lavoro, ma anche il principio (assurdo e sbagliato) della formazione di una graduatoria unica dei disabili disoccupati.
Così, dopo 20-40 anni, ci ritroviamo, ora, con una INTERA generazione di giovani sordi priva di una adeguata base culturale (le scuole, sia primarie che secondarie, non avendo insegnanti preparati per la specificità della sordità infantile, hanno teso a far andare avanti sempre e comunque, finanche con diplomi non qualificanti, i giovani sordi non sufficientemente istruiti per forza delle loro difficoltà di comunicazione, ben superiori agli altri portatori di handicap) che deve competere, con graduatorie uniche e con selezioni unitarie, con gli altri disabili che hanno avuto la fortuna, grazie all’udito, di aver avuto, per TEMPO, nozioni adeguate a parità di intelligenza.
Lo Ierpof, in cui l’Ens Sardegna viene rappresentato in quanto co-fondatore, ha sempre tenuto ben conto di queste durissime implicazioni che hanno investito in modo cosi nefando i diritti civili dei giovani sordi disoccupati, e per anni ha studiato e studia costantemente soluzioni e iniziative affinché i giovani sordi possano recuperare quel divario culturale che è mancato nelle scuole di residenza.
Ma, purtroppo lo Ierpof, nell’eseguire queste selezioni così prestabilite dalle norme vigenti, Statuali prima, e regionali poi, non può forzare norme di legge di cui sopra cosi improvvidamente stabilite dai legislatori regionali e nazionali (ed anche dai molti genitori così erroneamente e pervicacemente orientati per un rigido oralismo nelle scuole di residenza) che hanno voluto mettere in un unico generico metodo di lavoro tante disabilità cosi diverse fra loro.
Per evitare che future intere schiere di giovani sordi continuino a subire queste tristi conseguenze nel loro destino, è assolutamente doveroso e necessario offrire ai giovani sordi un bagaglio culturale che sia completo e che sia anche ricco di un bagaglio lessicale e concettuale: le scuole di residenza, primarie e secondarie, assieme ai genitori stessi, devono essere OBBLIGATE ad adottare, da SUBITO e SEMPRE, adeguati metodi bimodali di insegnamento, congiuntamente alle avanzate tecnologie di comunicazione visiva di questi ultimi tempi moderni.
Franco Olla (sordo dalla nascita, Consigliere C.d.A. Ierpof) - Fonte: sardiniapost.it 20 febbraio

“Sulle disabilità uditive si sta tornando indietro”: l’allarme del Comitato genitoriPrima di tutto vorrei chiarire che se la sordità non viene affrontata con il percorso sanitario adeguato, cioè screening neonatale, diagnosi precoce, protesizzazione (nei casi in cui sia necessario l’impianto cocleare) e abilitazione alla parola, il bambino sordo non può acquisisce competenza linguistica e quindi, non potrà mai essere linguisticamente adeguato alla società e  sarà sempre condannato all’impossibilità di esprimersi e di essere compreso, nonché confinato all’uso di metodiche speciali e forzatamente limitate per la comunicazione.
Questo è il presupposto necessario, la condicio sine qua non un bambino sordo ha la possibilità di divenire un cittadino libero e indipendente.
Questo presupposto imprescindibile è necessario per mettere in chiaro che quando si parla di problemi del bambino sordo a scuola non si può categorizzare, ma è fondamentale far riferimento alla sua SITUAZIONE LINGUISTICA oltre che, naturalmente, ALLA SUA STORIA PERSONALE.
La scuola DEVE prendere atto dei cambiamenti e dei progressi nel settore della sordità e si deve adeguare ai successi, non ai pochi insuccessi, che sono comunque fisiologici in ogni progresso.
Adeguarsi al successo significa aumentare gli standard e migliorare la scuola nel suo complesso, anche per tutti gli altri alunni.
Significa, nel caso specifico, andare oltre al pregiudizio che vede il bambino sordo come muto che si esprime con un linguaggio alternativo.
Significa, andare oltre l’etichetta fisica e valutare la competenza linguistica e quindi fornire il supporto adeguato.
Fortunatamente possiamo dire che per la sordità tutti gli sforzi congiunti hanno fatto sì che oggi il bambino sordo, adeguatamente seguito, possa essere integrato scolasticamente nell’ambito della metodologia normale ed è quindi assurdo remare indietro reclamando ancora oggi la specialistica.
Per i bambini e i ragazzi sordi non chiediamo e non vogliamo strade parallele, vogliamo integrazione che ovviamente non può essere separazione! Noi crediamo che gli insegnanti dispongono già di tutto quello di cui hanno bisogno, perché l’unica cosa di cui c’è necessità per lavorare con l’alunno sordo è la lingua.
Alla fine degli anni ’70 in Italia, proprio per evitare l’emarginazione e l’isolamento prima degli alunni e poi dei cittadini, siamo arrivati alla chiusura delle scuole speciali, dei veri e propri ghetti.
Ora stiamo silenziosamente facendo un percorso inverso.
Stiamo marciando verso una sorta di tribalismo della differenza, si vanno affermando “sedicenti comunità” che si autodeterminano sulla base di un deficit fisico e che su questa base pretendono anche un riconoscimento legislativo! A vantaggio di chi? Solo ed esclusivamente di comunità chiuse che si auto-alimentano.
Da qualche anno si sta tornando a parlare di interventi speciali e di classi con più di un alunno sordo … “perché si capiscono meglio!”
Qualcuno sostiene che i sordi sono tanti: ecco l’errore di voler categorizzare tante persone diverse in una sola etichetta. Sordi, sordastri, ipoacusici e poi, magari, senza neanche valutare quando si è presentato il problema sordità (in età pre-verbale o dopo)! Ma non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali.
Attenzione, le scuole speciali sono dietro l’angolo!
Creare o continuare con forme di educazione separata, significa solo continuare a condannare le persone sorde a essere “altri”.Se adottiamo strategie speciali si possono ottenere soltanto risultati speciali che finiscono solo per stigmatizzare e differenziare l’alunno sordo.
Per raggiungere l’obiettivo della piena inclusione, della pari dignità sociale non bisogna condannare gli alunni di oggi ad avere un futuro speciale anche perché continueremo ad affrontare problemi che si autoalimenteranno in maniera esponenziale.
Cesarina Pibiri. Referente del Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi - Fonte: sardiniapost.it 28 febbraio

PER SAPERE DI PIU'
Sito: www.sardiniapost.it

Istituto Argiolas - Cagliari


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«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
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"Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità", ideato, fondato e diretto da Franco Zatini