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lunedì 11 febbraio 2013

Rinuncia del Papa, precedenti storici.

Come stabilito dal Codice di Diritto Canonico, Libro II "Il popolo di Dio", parte seconda "La suprema autorità della Chiesa", capitolo I "Il Romano Pontefice e il Collegio dei Vescovi" è contemplata la rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice, fatto che potrebbe dare vita al titolo di Pontefice "emerito" come accaduto a Gregorio XII. 


I casi storici di rinuncia non mancano, soprattutto nei tempi più remoti del Papato: San Clemente, arrestato e esiliato per ordine di Nerva nel lontano Chersoneso,abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore. 

Verso la prima metà del III secolo, San Ponziano lo imitò poco prima di essere spedito in esilio in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero. Silverio, deposto da Belisario, in punto di morte rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore.

Vi sono poi molti altri casi,più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia o addirittura rinuncia  tacita, come nel caso di Martino. Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale,accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe.

Il più celebre caso di rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice fu quello di  Celestino V, detto anche "il Papa del gran rifiuto", che portò all'elezione di Bonifacio VIII. Celestino, prima di abdicare, si consultò con il cardinale Benedetto Caetani, e si fece confermare dal concistoro dei  cardinali che un'abdicazione dal soglio pontificio era possibile, quindi, in  data 10 dicembre 1294, emanò una costituzione sull'abdicazione del papa, confermò la validità delle disposizioni in materiadi Conclave anche in caso di rinuncia, e appena tre giorni dopo rese note le sue intenzioni e abdicò.

Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all'epoca dello Scisma d'Occidente a Roma,dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari,durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall'antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall'Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti  i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si  raggiungesse l'accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII  (rappresentante dell'obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All'abdicazione però non seguì l'elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio,dopo la qua le venne convocata un'assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V.     
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